Proemio della Gerusalemme liberata di Torquato Tasso: comprensione del testo

Comprensione del testo del proemio della Gerusalemme liberata di Torquato Tasso. Analisi e interpretazione di lessico e sintassi

Proemio della Gerusalemme liberata di Torquato Tasso: comprensione del testo
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GERUSALEMME LIBERATA

Erminia e Tancredi ferito
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Nella Gerusalemme Liberata Torquato Tasso parla con il lettore esponendo l’argomento al centro della trattazione: parlerà delle armi pietose e del condottiero che, attraverso le sue doti umane e l’aiuto divino, riuscì ad espugnare Gerusalemme.

Segue l’invocazione alle muse: inizialmente il poeta chiede loro un’ispirazione divina, poi si scusa poiché nel suo poema intreccerà storia e fantasia, perché i lettori, attirati in primo luogo dal diletto, possano poi conoscere i fatti realmente accaduti.

Infine Tasso dedica il poema ad Alfonso d’Este, chiedendogli di accettare con benevolenza il proprio libro, ed augurandogli, nel caso di una nuova crociata, di ottenerne il comando.

GERUSALEMME LIBERATA, ANALISI

Le arme della prima ottava sono definite pietose perché consacrate ad una causa religiosa, cioè alla crociata dei cristiani in Terrasanta per liberare Gerusalemme dai guerrieri musulmani, ipagani.

Negli ultimi due versi della seconda ottava Tasso chiede perdono alla Musa perché, per poter ottenere l’attenzione del lettore, è “costretto” ad adornare la sua opera di altri temi oltre a quello religioso. Tasso si dice convinto che per tenere vivo l’interesse dei lettori per tutta la lunghezza dell’opera si debba fare in modo che loro possano accorgersi che la lotta tra il bene e il male in dimensioni epiche (il poema) non è altro che la stessa che si gioca nel loro cuore.

La letteratura per Tasso ha quindi uno scopo morale, si avvale dell’invenzione per condurre l’uomo alla piena coscienza di se stesso.

Tasso si serve della similitudine dell’egro fanciul per spiegare perché la verità storica debba intrecciarsi a elementi di pura invenzione: il vero, espresso in forma gradevole, spesso ha convinto anche i più diffidenti con l’attrattiva del diletto. Accade lo stesso quando un bambino restio a bere una medicina amara, la beve se gli vengono cosparsi i bordi del vaso con un liquido dolce. Il bambino così (e quindi il lettore) dall’inganno trae giovamento e ne ricava la salute. Questo succede perché attraverso l’uso dell’arte (i soavi licor) si possono rendere accettabili all’uomo verità difficili o inaccettabili (i succhi amari).

Questa similitudine non è invenzione di Tasso, ma deriva da alcuni celebri versi del De rerum natura di Lucrezio.

L’espressione absorto nell’ottava quarta è un latinismo che significa letteralmente “sommerso”. Tasso si sente come un pellegrino che vaga tra gli scogli e le onde e, quindi, quasi inghiottito, sommerso dal mare; è un esemplificazione dell’eterna lotta tra il bene e il male che si combatte nell’interiorità dell’uomo.

PROEMIO GERUSALEMME LIBERATA: INTERPRETAZIONE

Tasso evidenzia lo scopo dell’opera nei versi 1-8 dell’ottava V, augurandosi una nuova crociata in cui la cristianità, riunita sotto la guida di Alfonso d’Este (emulo di Goffredo di Buglione), si batta per la riconquista del Santo Sepolcro.

Il poeta vorrebbe richiamare il popolo cristiano agli esempi passati per promuovere questa nuova crociata, che considera una sorta di “riscatto” per il mondo cristiano.

Lo scopo di Tasso (ottava III vv. 1-8) è quello di incuriosire il pubblico tenendo vivo il suo interesse attraverso l’uso dell’intreccio tra fantasia e realtà. Per ottenere tale effetto è necessario l’inganno in modo da rendere la verità, a volte dura ed inaccettabile, facilmente comprensibile a tutti.

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La letteratura per Tasso non ha per oggetto il falso ma il vero, reso però accessibile a tutti. Se non ci fosse l’aiuto dell’inganno sarebbe impossibile per qualsiasi persona riuscire a comprendere le verità fondamentali.

La scrittura per Tasso ha quindi un fine morale.

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