Relazione sul De amicitia di Cicerone

Relazione sul De amicitia di Cicerone con riassunto e commento dell'opera (3 pagine formato doc)

Appunto di giulionici

RELAZIONE SUL DE AMICITIA DI CICERONE

"Namque hoc praestat amicitia propinquitati, quod ex propinquitate benevolentia tolli potest, ex amicitia non potest" “Ecco perché l'amicizia è superiore alla parentela: dalla parentela può venir meno l'affetto, dall'amicizia no".

Cicerone, sin dai primi anni della sua vita si avvicinò alla filosofia sia romana che greca, mostrando un vivo interesse per tutti quei testi che avevano la pretesa di poter essere applicati alla vita di tutti i giorni, per poterla migliorare, soprattutto per quanto concerneva i rapporti con gli altri. L’autore  si avvicina,però, alla scrittura di opere filosofiche solo sessantenne,quando è ormai prossimo alla morte, poiché costretto al ritiro dalla vita politica, ma non solo: anche la morte della figlia Tullia lo spinse verso la filosofia, nella quale cercò una terapia per i mali dell’anima.

De Amicitia di Cicerone: scheda libro

DE AMICITIA CICERONE: RIASSUNTO E COMMENTO

Con la stesura di opere a carattere filosofico , quindi, l'anziano e famoso autore cambia completamente lo stile che l'aveva contraddistinto in passato, per adattarlo alla trattazione di un argomento che fino a quel momento non aveva ancora preso in seria considerazione nei suoi scritti.

Cicerone,infatti, non solo si vuole dedicare alla stesura di trattati filosofici, ma vuole anche elevare la sua composizione al di sopra dei poco apprezzati filosofi di Roma anteriori a lui. Vuole quindi cercare di emulare ed avvicinarsi quanto possibile ai sommi maestri filosofi greci anche grazie all’utilizzo di uno stile di sicuro stampo filosofico, ma nel quale le capacità oratorie di Cicerone più volte si presentano anche se in forma modificata. Il lessico è sicuramente uno degli aspetti che più è stato necessariamente essere modificato. Si passa infatti da una selettività piuttosto rigida ad un utilizzo più ampio di vocaboli che vengono a creare un vero e proprio lessico tecnico, nel quale Cicerone inserisce molti termini comuni, ma le cui accezioni possono essere sfruttate in campo filosofico; questa scelta è stata compiuta per privilegiare la lingua latina, poiché volutamente vengono evitati neologismi e grecismi.

De amicitia di Cicerone: riassunto

LAELIUS DE AMICITIA: ANALISI DEL PERIODO

Anche la sintassi è diversa, più semplice e vicina a quella colloquiale coadiuvata da una dialettica vivace, a tratti polemica, che rende le opere anche se di argomento impegnativo abbastanza leggere e scorrevoli nella lettura. Utilizzando questo tipo di lessico e di sintassi, Cicerone riesce ad abbracciare un considerevole numero di argomenti. Questa ampia ricerca del sapere ,lo portò sia a trovare una nuova attività capace di colmare almeno in parte quel vuoto venutosi a creare dopo l'allontanamento dalla vita pubblica, sia a mettere ancora una volta a disposizione del popolo romano il proprio ingegno. Vediamo quindi come l'oratore si avvicina a moltissimi temi a carattere filosofico, tra i quali possiamo sottolineare quelli legati alla conoscenza, alla confutazione delle tesi epicuree e stoiche, alla ricerca della felicità, ed alcune opere trattano di filosofia della religione. Risalenti al 44 a.C. sono invece le opere trattanti la vecchiaia, l'amicizia e i doveri. In generale le opere filosofiche ciceroniane hanno carattere dossografico , ossia le opere composte per lo più tramite l’esposizione di varie opinioni differenti. Procedendo così l’autore ha la possibilità di meglio spiegare la propria opinione poiché ci rende partecipi del cammino che ha compiuto attraverso la moltitudine di idee differenti, dall’analisi delle quali ricava una propria e personale conclusione che non è necessariamente legata completamente a una delle “doxa” analizzate nel testo.

De amicitia di Cicerone: trama

CICERONE: L'AMICIZIA

Il De Amicitia si colloca quindi tra le opere del 44 a.C. , subito dopo la stesura del Cato maior. Il testo è scritto sotto forma di dialogo, che si svolge nel 129, e gli interlocutori appartengono tutti all’antico circolo degli Scipioni: a pochi giorni dalla misteriosa morte di Scipione Emiliano durante le agitazioni graccane, Lelio rievoca davanti a C.Fanno e M. Scevola la figura dell'amico scomparso, e disserta sul valore e le finalità dell'amicizia in se stessa. Si può quindi fin da subito notare che un alone di tristezza vela durante tutto il corso del dialogo le sagge parole che Cicerone mette in bocca ai propri illustri personaggi. Le parole degli interlocutori nonostante questo, però, riescono ad ogni modo ad intaccare ed a criticare in maniera decisa ed efficace la tradizionale concezione romana dell'amicizia come serie di legami personali a scopo di favoritismo politico, propria di una logica ,secondo Cicerone, malsana e corrotta.