Il Ratto di Proserpina di Bernini

Analisi e descrizione dell'opera, breve biografia dell'autore e commento personale (4 pagine formato doc)

Appunto di slynkj
DATI D'IDENTITÀ DELL'OPERA: Francesca Gobbo IV G DATI D'IDENTITÀ DELL'OPERA Autore: Gian Lorenzo Bernini.
Titolo: Ratto di Proserpina. Data di realizzazione: primavera 1621/ estate 1622. Collocazione attuale: Roma, Galleria Borghese. Dimensioni dell'opera: altezza 255 cm. Materiale: marmo. Tecnica della lavorazione: È una scultura a tutto tondo, ma è pensato per una ricezione pittorica, ovvero frontale. I punti di vista laterali consentono di scoprire particolari secondari (come l'iperrealismo del pelo di Cerbero), ma la statua funziona pienamente solo se vista di fronte. Dopo il 1908 la statua fu collocata nella sua attuale sede, al centro di una galleria di Villa Borghese.
questa collocazione spinge il visitatore a girargli intorno, cosa inconcepibile per il Bernini che l'aveva progettata per stare appoggiata ad un muro. Il soggetto è mitologico e tratto dalle Metamorfosi di Ovidio: Proserpina o Persefone (Cora per gli Attici), bella figlia di Demetra o Cerere, dea della naturale abbondanza terrestre, viene rapita da Ades o Plutone, dio degli inferi, ed incoronata regina delle tenebre. La madre, che la vorrebbe con sé, trova un compromesso con il signore dell'oscurità: durante autunno ed inverno la fanciulla regna negli inferi accanto al consorte, mentre in primavera ed estate torna dalla madre facendo risorgere di splendore ed abbondanza la natura nella quale è immersa. ANALISI STRUTTURALE: ELEMENTI FORMATIVI Superficie: Predominano sicuramente la levigatezza e la lucentezza delle superfici soprattutto nelle parti di nudo. L'autore è estremamente preciso nella rappresentazione di ogni minimo dettaglio: i capelli del dio e i peli di Cerbero sono realizzati con una tale perizia che sembrano scolpiti uno ad uno. La mano virile e possente di Plutone che affonda nelle virginee carni della fanciulla sottolinea l'ossimoro tra la linea più irregolare e frastagliata dell'energico corpo del dio e i delicati contorni della morbida e velluta giovane. Le figure acquistano una notevole carica espressiva e l'autore riesce a “far che un marmo bianco pigli la sembianza di una persona, cha ha colore, spirito e vita”. Colore: naturale, non modificato. Composizione: Lo schema compositivo colonnare e geometrico fino ad adesso adottato viene completamente abbandonato e, dimentico del canone policleteo di ponderazione, Bernini si lascia andare ad una vera e propria esplosione delle figure nello spazio dello spettatore. Sulla sinistra ondeggia la testa del dio, selvaggia quanto il suo desiderio, mentre la mano sinistra affonda nella carne palpitante del generoso fianco di Proserpina, la quale si divincola disperatamente, piangendo lacrime di marmo e lanciando verso l'alto il braccio destro, come per emergere dal gorgo di violenza che le sta strappando la vita. Quel braccio levato come un grido spezza il limite virtuale del blocco di pietra, e nello stesso tempo invia un messaggio ai conoscitori della scultura, ostentando con sprezzo lo spreco di marmo ne