Dante: Canto 6°

Riassunto del canto 6° dell'Inferno(formato word pg 1) (0 pagine formato doc)

Appunto di giannepi
Canto 6° Canto 6° inferno Dante ritorna in se dopo essere svenuto (canto V), si ritrova circondato da un nuovo genere di tormenti e di tormentati, dovunque guardi.
Dante ora è in mezzo al 3° cerchio, sul quale si abbatte una pioggia, spessa, fredda, eterna, maledetta 2 interpretazioni: maledetta dai dannati o non benefica. Una pioggia persistente e atrocemente monotona. La terra puzzava. Cerbero, il cane a tre teste, sovrastava i dannati e latrava rumorosamente e incessantemente e li scuoiava e graffiava; i dannati si rivoltavano e gridavano come cani per il tormento della pioggia e di Cerbero. Virgilio per saziare Cerbero gli butta in bocca due manciate di fango.
Il rumore che fa Cerbero è così assillante che le anime vorrebbero essere sorde, le anime formano un tappeto fitto tale da essere calpestato da Dante e Virgilio. Ad un tratto un di queste anime si alza non appena vede passare i due, chiede a Dante se la riconosce, lui non sembra conoscerla; l'anima è Ciacco cittadino di Firenze ( uomo di corte, "porco", nominato anche nel Decameron). Dante fa 3 domande: 1) se sa che cosa succederà ai cittadini della città divisa, Firenze (Bianchi e Neri bipartismo). 2) se c'è ancora qualche persona onesta. 3) il motivo per cui la città è in preda a tanta discordia. Ciacco gli risponde che: 1) dopo una lunga fase di tensione i le due fazioni passeranno a spargimenti di sangue, e i Bianchi, fam. Cerchi, cacceranno brutalmente i Neri. I bianchi rimarranno al potere per 3 anni poi i Bianchi ritorneranno con l'aiuto di Carlo di Valois inviato come paciere da Bonifacio 8°, ma che in realtà appoggiò i Neri. 2) di giusti ce ne sono pochi. 3) le tre cause della discordia a Firenze : superbia, invidia e avarizia. Poi Dante chiede che fine hanno fatto le anime di 5 uomini importanti di Firenze, Ciacco gli dice che sono finite tutte all'inferno e che le troverà più avanti e così si congeda chiedendo a Dante di ricordarlo nel mondo dei vivi, e così si accascia tra le anime ( realismo = "li dritti occhi torse allora in biechi"). Virgilio dice che non si desterà più fino al giorno del giudizio.