Il sistema tributario italiano

Il sistema tributario italiano con ampi riferimenti all'IRPEF. (15 pg - formato word) (0 pagine formato doc)

Appunto di siriogf
IL SISTEMA TRIBUTARIO ITALIANO IL SISTEMA TRIBUTARIO ITALIANO Cenni storici: Il sistema tributario di un paese è strettamente legato a tutto il sistema politico-economico del paese stesso, quindi la sua evoluzione è da studiare in relazione alle vicende storiche del paese.
Il sistema tributario del 1846. Dopo l'unità d'Italia, sorse il problema di distribuire uniformemente il carico tributario in tutto il territorio. Per quanto riguarda le Imposte dirette vi erano due tributi paralleli: l'imposta fondiaria basata sull'estensione del terreno da tassare e l'Imposta di ricchezza mobile basata sui redditi di capitale (Cat.A), redditi d'impresa (Cat.B), di lavoro autonomo (Cat. C1) e di lavoro dipendente (Cat.
C2). Successivamente l'imposta fondiaria si divise in rendita dei fabbricati e rendita dei terreni. In tal modo, pur distinguendo l'imposta da pagare per i terreni coltivati da quella dei terreni edificati, restava sempre l'incongruenza della stessa imposizione fiscale, sia per il terreno fertile che dava molti frutti, che per quello incolto o che produceva pochi frutti: nacque così la nuova Imposta sul reddito agrario. Le imposte indirette erano numerose e colpivano tutti i trasferimenti di beni e servizi e tutti i consumi (compresi quelli primari). L'esigenza di un'immediata riforma fu sentita da tutti i politici ed economisti del tempo. Il progetto Meda (dal nome dell'allora ministro delle finanze) prevedeva una imposta progressiva da calcolare sulla totalità dei redditi e delle ricchezze di ogni soggetto. Tale riforma ricominciò a realizzare nel 1923 con la Riforma De Stefani, secondo cui, pur mantenendo la quasi totalità delle imposte esistente, se ne aggiunse una nuova, l'imposta complementare che doveva imprimere il caratteredi progressività al sistema perché calcolata sul reddito complessivo delle persone fisiche. Tale imposta, fu sostituita nel 1940 dall' Imposta Generale sull'Entrate (IGE) che colpiva tutte le cessioni dei beni e servizi, ma era calcolata sul valore pieno del bene stesso per cui, dopo numerosi passaggi dal produttore al consumatore finale, il bene veniva tassato numerose volte creando notevoli incrementi di prezzi con conseguenti distorsioni del sistema economico del paese. Nel 1945 (immediato dopoguerra)la situazione in cui versava l'Italia era notevolmente disagiata. L'economia era in piena crisi ed il sistema di imposizione fiscale era basato in gran parte su numerose imposte indirette e non sul sistema della progressività, per cui gli scambi commerciali venivano ulteriormente frenati. Nacque la nuova Imposta sulle società, proporzionale al patrimonio netto e furono rese progressive anche le vecchie imposte sul reddito e d'impresa, di lavoro autonomo e di lavoro dipendente. Il metodo d'accertamento e di riscossione era totalmente inadeguato, tanto che le imposte accertate (dal fisco o volontariamente dal contribuente) venivano iscritte a ruolo e vi restavano fino a nuovo accertamento. Nel 1951 la riforma Vanoni int