Kierkegaard

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Appunto di giglio82
Kierkegaard (1813 - 1855) La filosofia di Kierkegaard fu condizionata da un clima di religiosità severa, vista come oppressione e paura del peccato, nel quale fu cresciuto da un padre anziano.La sua opera principale è Aut-Aut.
L'esistenza come possibilità e fede L'uomo vive nel mondo della possibilità, cioè ha sempre di fronte a se molte alternative tutte fattibili; però, ogni volta che fa una scelta, esclude automaticamente tutte le altre. Ogni alternativa è ricca d'imprevisti perciò l'uomo è sempre paralizzato di fronte alla scelta, perciò Kierkegaard decide di fermarsi nel punto zero, cioè in uno stato d'indecisione permanente per poter analizzare tutte le possibilità senza dover mai scegliere: egli è uno spettatore della vita. Egli è un contemplativo che cerca di chiarire le possibilità fondamentali che si offrono all'uomo.
Vede solo nel Cristianesimo un'ancora di salvezza. Il rifiuto dell'hegelismo Il panteismo idealistico voleva identificare l'uomo con Dio ed Hegel riteneva che tutti i conflitti si potessero risolvere. Invece Kierkegaard ritiene che ci sia un'infinita differenza qualitativa tra il finito e l'infinito: il singolo è staccato dall'infinito (Dio) e lo guarda con impotenza, poiché l'uomo è FINITO! Inoltre ritiene che i contrasti non possono sempre essere conciliati e che il singolo è superiore al genere. Gli stati dell'esistenza La vita estetica E' impersonata da Don Giovanni.E' narcisista e viziato! L'esteta vive nel presente: non programma il futuro né analizza il passato.E' incapace di scegliere e, pur vivendo secondo i suoi desideri, non è mai appagato da nulla; aspetta che le cose gli siano date, lui non le cerca!Cerca di fuggire la noia però è costantemente annoiato e non ha valori in cui credere.E' disperato perché non trova pace in nessun luogo; la sua disperazione è un'ansia continua di qualcosa di nuovo perché teme sempre di perdere qualcosa non sperimentandola. La vita etica E' impersonata dal marito.Sa scegliere e accetta le regole e le ripetizioni della vita quotidiana.Vive del suo lavoro e lavora con piacere.Appare una scelta insufficiente perché esiste il pentimento. La vita religiosa E' impersonata da Abramo.Egli crede contro ogni logica, spera nell'impossibile, lotta contro Dio stesso. L'uomo che crede vive nel paradosso perché la fede non è razionale: segue un cammino in cui non incontra mai delle certezze perché Dio mette sempre alla prova. Abramo ha ottenuto il miracolo (la salvezza di suo figlio) perché ha creduto nell'impossibile, se non avesse creduto avrebbe dimostrato dubbio.Poteva essere un eroe se si fosse sacrificato al posto di suo figlio, invece fu solo un credente. L'angoscia Non si riferisce a nulla di preciso: è il puro sentimento della possibilità.Caratterizza tutti gli uomini. L'uomo si rende conto di potere ma non sa cosa può fare o essere.