La giustizia da Omero a Aristotele

Il significato di giustizia da Omero a Aristotele (2 pagine formato docx)

Appunto di alessandraj10

GIUSTIZIA SIGNIFICATO, OMERO

Giustizia.

In Omero la giustizia è l’insieme delle norme condivise da una comunità che regolano i comportamenti e i rapporti fra gli uomini, con la nascita della legislazione pubblica, dovuta a Solone, si stabilisce un’equivalenza tra giustizia e legge, poiché diventa giusta quell’azione conforme alla legge. Platone fece della giustizia una virtù individuale, estendendo il problema anche al soggetto agente: infatti per comportarsi in modo giusto occorreva essere una persona giusta e concepì anche la polis come un soggetto collettivo che doveva essere ugualmente giusto e virtuoso. Se giustizia equivale a legge, perché ci furono leggi ingiuste che condannarono un uomo virtuoso come Socrate? E se le leggi corrispondo alla volontà politica di una città e quindi possono mutare, la giustizia è altrettanto mutevole?

Giustizia e libertà: tema svolto

GIUSTIZIA SIGNIFICATO SEMPLICE

Platone, nel Protagora, introduce l’omonimo personaggio che narra un mito sull’origine dell’umanità e sulla nascita della giustizia, in particolare dice che poiché tutti gli uomini hanno ricevuto il rispetto reciproco e la giustizia, grazie alle quali sono potute nascere le comunità, hanno un pari diritto di partecipare alla vita politica della comunità stessa, perciò per Protagora la giustizia è la condizione di possibilità della vita sociale.

Nella Repubblica invece Platone introduce le tesi di diversi personaggi riguardo la giustizia. Per Trasimaco è il rispetto della legge, ma poiché in ogni comunità politica le leggi sono promulgate da chi detiene il potere per mantenerlo, la giustizia è nell’interesse di chi ha il potere e quindi è l’utile dei più forti. I fratelli di Platone, Glaucone e Adimanto, sostengono invece tesi diverse: Glaucone dice che l’istinto primario spinge gli uomini a recare ingiustizia nel desiderio di sopraffazione, ma ogni uomo corre il rischio di subire ingiustizia dagli altri più di quanto possa riuscire a prevalere sugli altri restando impunito, così per paura gli uomini hanno stretto un patto in base al quale rinunciano al ricorso all’ingiustizia, perciò la giustizia è proprio questo patto fra deboli.

COS'E' LA GIUSTIZIA

Secondo Adimanto invece la cosa preferibile è avere fama di essere giusti, ma tramare di nascosto azioni ingiuste per sopraffare gli altri, tanto infatti è inutile comportarsi in modo giusto per paura delle punizioni divine, perché o gli dei non esistono o non si occupano delle cose umane, e quindi è inutile temerli, o se esistono e si occupano delle faccende umane i poeti come Omero ci dicono che sono sensibili a sacrifici e offerte, perciò gli ingiusti, con le ricchezze accumulate grazie alle trame segrete, potranno ingraziarseli e non dovranno temere le loro punizioni. Platone, d’altra parte, ritiene che così come l’anima di ogni uomo è composta da tre parti, due irrazionali e una razionale, anche la società è composta da tre tipi di uomini, e in particolare sarà una società giusta quella in cui governano gli uomini in cui prevale il principio razionale, ai quali si sottomettono gli uomini dominati dal desiderio dei piaceri, dediti alle attività rivolte al guadagno e gli uomini in cui comanda il principio aggressivo che formeranno la classe militare. Perciò è giustizia fare le proprie cose, ossia l’accettazione da parte di ogni componente dell’anima e della comunità, di svolgere il ruolo e la funzione per i quali è naturalmente dotato. Questa giustizia è per l’anima quello che è la salute per il corpo: benessere e felicità.

GIUSTIZIA ARISTOTELE

Infine Aristotele fu il primo a distinguere tra giustizia correttiva, distributiva e giustizia perfetta, che si attua nella sfera politica. La tesi principale è che la giustizia consiste nell’osservanza della legge, ma in particolare, nell’ambito politico, la giustizia è un bene per gli altri, pur ammettendo che alcune leggi possano essere stabilite in modo non corretto e che questo possa aprire un contrasto fra uomo giusto, che rispetta le leggi in ogni caso, e uomo buono che segue la virtù morale. In questo senso il buon cittadino è colui che svolge il ruolo che la società gli ha assegnato, e la sua virtù è quindi diversa a seconda delle sue funzioni e della forma costituzionale della comunità politica a cui appartiene, la virtù morale invece è unica e uguale per tutti.