Riassunto sul pensiero filosofico di Kierkegaard

riassunto approfondito sul pensiero filosofico di Kierkegaard (2 pagine formato pdf)

Appunto di sarabasile96

Riassunto sul pensiero filosofico di Kierkegaard - SOREN KIERKEGAARD 1813-1855
Fu anche lui un dissolutore dell'hegelismo.

Nasce a Copenaghen, in un ambiente culturalmente periferico, marginale ed eccentrico. All'interno di una famiglia molto rigida per quanto riguarda l'educazione dei figli. Il padre era un pastore luterano molto severo ed esigente. Il clima della sua famiglia fu quindi abbastanza cupo e oppressivo, tanto da fargli pensare che sulla sua famiglia stia gravando una colpa, un castigo divino, che lui chiama una sorta di "spina nelle carni".
Ha un comportamento molto irrequieto e inquieto, ma ha anche una forte sensibilità filosofica. Dirà infatti "come gli inglesidicono che la mia casa è il mio castello, il dolore è il mio castello" per indicare un'esistenza caratterizzata da un dolore interno.
Tutti gli scritti di argomento filosofico, furono redatti ricorrendo ad uno pseudonimo (fare uso di una comunicazione indiretta); firma le sue opere maggiori ricorrendo a degli pseudonimi.

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Ci sono molte ragioni: non lasciarsi coinvolgere emotivamente dai personaggi descritti mantenere quindi un distacco e individuare più possibilità di esistenza. Anche i nomi che usa sono molto suggestivi. Ma lui firma con il suo i cosiddetti "scritti edificanti", cioè gli scritti di argomento morale e religioso (perché avrebbe voluto seguire le orme del padre, diventando un pastore luterano). Si fidanzò con una sua conterranea, Regina Orsen. La rottura del fidanzamento dopo qualche tempo, sarà undato biografico importante perché susciterà scandalo, ma è importante anche per il suo percorso filosofico, volendo dimostrare di non essere in grado di portare avanti una vita di coppia, scegliendo quindi la solitudine.
vi è un gran dibattito tra gli storici della filosofia, perché più che filosofo lo ritengono più teologo. Perché sicuramente c'è un centro religioso: tutta la sua filosofia gira intorno al bisogno di Dio.

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Un po' per l'emarginazione geografica, per la sua filosofia poco accattivante, questa fu ignorata per molto tempo. All'iniziodel 900, mezzo secolo dopo la sua morte cominciò ad essere rivalutato ed apprezzato. In quella che fu chiamata la "Kierkegaard renaissance" perché sembrò essere una sorta di precursore e anticipatore dell'esistenzialismo, filosofia molto importante nel 900 che si svilupperà tra le due guerre.
Per un breve periodo frequenta le lezioni di Shelling, perché dopo la morte di Hegel per colera, la sua cattedra viene ripresa da Shelling. K non apprezza nessuno dei due idealisti. Non apprezzava infatti l'idealismo, che era la principale filosofia del tempo. Non gli piaceva l'equivalenza tra razionalità e realtà (Hegel aveva spiegato che la realtà era la rappresentazione dell'assoluto). K parte proprio da questo principio per affermare che non è possibile ridurre la realtà a semplice ragione, ad espressione della ragione. Secondo K " più si pensa, meno si esiste", più si è condizionati dalle strutture mentali, meno si dà spazio alla proprio esistenza. "esistere" vuol dire proprio "stare fuori da, emergere da" e quindi la ragione non esaurisce completamente l'esistenza, ma bisogna trovare altre vie.

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