Odissea: riassunto Libro 10

L'incontro tra Ulisse e la maga Circe: riassunto, commento e testo del Libro 10 dell'Odissea di Omero, vv. 187-405 (8 pagine formato doc)

ODISSEA: RIASSUNTO LIBRO 10

Odissea di Omero.

Libro 10 Ver. 187-405
1) Spiega le seguenti parole di Ulisse: “...io però vado, è per me un duro dovere.”.
Ulisse in questo caso dimostra una attenzione speciale per la salute dei compagni che lascia colpiti. In buona parte degli episodi letti fino ad ora, Ulisse è sì rammaricato e dispiaciuto quando perde alcuni dei suoi compagni, ma certamente non esita a trascinarli con sé nel pericolo, anche quando questo è perfettamente evitabile (vedi “L’incontro con Polifemo” Lib.
IX ver. 170-566). Tuttavia è da osservare un particolare: Ulisse non ha mai avuto l’occasione di salvare i suoi compagni da una situazione pericolosa ormai compiuta, nella quale lui stesso non sia coinvolto. Fino a ora infatti, Ulisse si è sempre trovato involontariamente nei guai, in situazioni che la sua sete di conoscenza e la sua vocazione di esploratore lo hanno spinto  a affrontare. In ognuna di queste situazioni di pericolo, Ulisse ha portato per primo sé stesso, trascinando poi alcuni compagni.

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ULISSE E LA MAGA CIRCE: RIASSUNTO

Il caso della maga Circe è però radicalmente diverso, questa volta, sono i compagni, ad essersi cacciati nei guai durante una spedizione di ricognizione sull’isola, e non sarebbe stato decoroso per un eroe quale Ulisse, lasciare i propri uomini in balia di una maga, quando fosse stato ancora possibile salvarli.
La figura di Ulisse esprime sempre e comunque qualità positive: coraggio e voglia di conoscere davanti all’ignoto, freddezza e astuzia davanti al pericolo immediato e, in fine, in questo episodio, senso del dovere nei confronti dei compagni. Così si spiega quindi questa frase di Ulisse: “...io però vado, è per me un duro dovere.” egli dimostra così di essere coraggioso e scaltro non solo quando si tratta della propria vita ma di essere anche un bravo condottiero che si preoccupa della salvezza dei suoi uomini. Ulisse sa che ora che i compagni sono in pericolo, è un suo dovere salvarli. Tuttavia non appena si presenterà l’occasione di esplorare una nuova terra o conoscere nuove genti non esiterà a esporre con sé anche i suoi uomini a nuovi e tremendi pericoli, né si parla nel poema, per queste azioni, di un qualche segno del rimorso di Ulisse. E’ una concezione del soccorso e soprattutto del comando un lontana dalle nostre e quindi anche un po’ difficile da comprendere.

Odissea: riassunto libro XI

CIRCE L'INCANTATRICE: RIASSUNTO

2) Come si può spiegare l’intervento di Ermes che aiuta Ulisse ? Senza questo intervento Ulisse si sarebbe salvato ?
L’episodio di Circe è immerso in una atmosfera fiabesca e riprende le tradizioni di secoli di narrazione  orale di favole con al centro maghe e incantesimi. In questo brano, Ermes ha la stessa funzione che avrebbe svolto il cosiddetto “aiutante” in una fiaba. Ulisse non sarebbe mai riuscito nella sua impresa senza l’aiuto di Ermes, che lo fornisce delle erbe adeguate per resistere agli incantesimi di Circe. Qui la figura di Ermes ha ben poco di divino, è chiamato Ermes, ma potrebbe essere stato qualunque altro essere soprannaturale e la trama non sarebbe cambiata. Mentre quando Ermes scenderà dall’Olimpo per parlare con Calipso avrà prima consultato gli altri déi e agirà per volere di Zeus, in questo episodio troviamo un Ermes molto “irreale” molto poco definito. Non è tipico degli déi nei poemi Omerici e nell’Odissea apparire d’improvviso, apparentemente senza una ragione, per aiutare un personaggio o un eroe. Qui la figura di Ermes è quindi un espediente narrativo per far sì che Ulisse riesca a superare la sua “prova”. Non possiamo però fare a meno di notare una grande differenza di stile tra l’Ulisse che attribuisce, sì, le proprie vittorie al favore degli déi ma in sostanza se la cava con la propria astuzia e questo Ulisse, un po’ più fiabesco, che sarebbe finito richiuso in un porcile, o peggio, se non avesse ricevuto un aiuto privilegiato dal cielo.