Libro XI Odissea: analisi della discesa agli inferi

Riassunto e analisi del libro XI Odissea: la discesa di Odisseo nel regno dei morti, la profezia di Tiresia e l'incontro di Ulisse con la madre nell'Ade

Libro XI Odissea: analisi della discesa agli inferi
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Libro XI Odissea

Libro XI Odissea: analisi
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Odissea: analisi dei versi 1-224 e 385-640. Rispondi alle domande.

Nell’episodio di Ulisse nel regno dei morti si parla più volte di sorte, di volontà degli dèi, di destino. Cerca i versi e commentali.

Il responso di Tiresia è l’immagine stessa del destino di Ulisse, dei fatti che gli accadranno da ora in poi. Tuttavia la sorte narrata da Tiresia possiede una caratteristica che nel concetto “classico” di destino non trovavamo: la possibilità di essere influenzato dalle azioni degli uomini.

Nonostante la questione sia controversa, e la probabilissima paternità del testo dell’Odissea da parte di più autori e quindi di più concezioni del mondo diverse, si intrometta, rendendo in alcuni casi impossibile l’estrapolazione di una unica corrente di pensiero, in questo episodio, la sorte e immutabile fato dell’Iliade ci appare invece ora modificabile.

Tiresia infatti predice a Ulisse tutto quello che gli accadrà ma pone una clausola che gli precluderà o gli aprirà due sorti diverse: se non toccherà le vacche sacre di Elio Iperione, potrà tornare pur subendo sciagure a Itaca, se invece lui o i suoi compagni ne mangeranno egli sarà costretto a ritornare in patria solo, dopo aver perduto tutti i compagni e su nave straniera, trovando inoltre al suo arrivo pretendenti al suo trono che gli sperpereranno i beni. Ecco dunque che si afferma sempre di più l’importanza dell’uomo negli eventi della propria vita. Egli non può più solo ritardare le decisioni di un destino inevitabile, ma ne può anche influenzare pesantemente il suo compiersi.

Una smentita a questa tesi sembra arrivare subito dopo al verso 409 quando il termine destino è usato sicuramente al nominativo come soggetto della frase detta da Achille “...Egisto, dopo aver preparato la mia morte e il destino, con la mia sposa funesta mi uccise...” e che quindi è ancora visto come una entità forte e presente nella determinazione della vita di ogni uomo. Queste piccole (in questo caso) o grandi (nel caso del proemio e dell’episodio di Polifemo) contraddizioni sul tema del destino sono frequenti nell’Odissea e ne testimoniano molto probabilmente la stesura da parte di più autori con concezioni filosofiche diverse da Omero.

L'incontro con la madre

Quando Ulisse incontra la madre, le pone tre domande in questo ordine: come è morta, come stanno il padre e il figlio, quali sono i sentimenti di Penelope. La risposta della madre dimostra una sensibilità tutta femminile.

Già, mentre infatti l’ordine delle domande di Ulisse e quindi quello dell’importanza che egli attribuisce agli argomenti posti è molto diverso da quello delle risposte della madre che evidentemente dimostra di possedere, pur nel rispetto del figlio, una scala di valori abbastanza diversa. L’ultima domanda che Ulisse pone, quella su Penelope, è quella a cui la madre risponde per prima, dimostrando di avere a cuore la condizione della donna di casa ancora prima di quella del nipote o del marito o ancora della sua morte.

La seconda risposta della madre di Ulisse riguarda invece proprio la seconda domanda di Ulisse, chiaramente non sarebbe stato onorevole per una donna subordinare la storia del nipote e del marito a quella della propria morte, davanti al figlio. La terza ed ultima risposta riguardante la prima domanda del figlio è quella sulla sua morte e quindi su se stessa.

Il poeta dimostra così di voler dare un grande senso di compostezza e saggezza alla madre di Ulisse, facendola apparire tanto donna da pensare per prima alla moglie del figlio, tanto amorevole e devota da parlare in secondo luogo del nipote e del marito e tanto umile da trattare un argomento come la propria morte solo per ultimo. Sicuramente un bell’espediente comunicativo.

Odisseo e Achille

Che cosa risponde Achille alla affermazione di Odisseo che egli è fortunato?

A Ulisse che cerca di offrire consolazione ad Achille ricordandogli di essere stato un grandissimo eroe e che il suo onore continua anche dopo la morte, Achille mostra un comportamento molto meno eroico e molto più umano rispetto all’Iliade. Le sue parole sono chiare: “Non abbellirmi, illustre Odisseo, la morte! Vorrei da bracciate servire un altro uomo, un uomo senza podere che non ha molta roba; piuttosto che dominare tra tutti i morti defunti.” Achille conferma la concezione greca di un aldilà fato di rimpianto per la vita terrena nella quale, anche la condizione più umile, è preferibile a quella di un morto illustre. Questo tema che sarà poi ripreso da Virgilio, è frequente nella letteratura greca e ne rispecchia una importante concezione della vita.

Oltre a questo, Achille appare molto più umano anche in un altro senso e ci svela così un’altra consuetudine molto importante, questa volta però non solo più greca, ma anche più diffusa nel mondo antico. L’unico pensiero che veramente interessa a Achille è quello del figlio, il continuatore della sua vita, il mezzo che lui ha per poter pensare di non essere morto del tutto. Ecco perché nel mondo antico e oggi nelle culture più “arretrate” è importante avere figli: non solo perché sono una garanzia per il futuro, ma anche perché è forte il concetto della visione del figlio come una “continuazione” nel tempo di se stessi, un modo per non essere dimenticati.

Il regno dei morti nella letteratura

Perché l’uomo ha sempre sentito il bisogno di indagare sul regno dei morti?

Il regno dei morti è un tema che da sempre affascina l’uomo, a partire dal dubbio stesso della sua esistenza. Il grande mistero della morte e del grande passaggio a... già, a che cosa ? Gli uomini da sempre se lo chiedono e non esiste probabilmente religione o dottrina che non abbia le proprie teorie in proposito. Indagare sul regno dei morti è in primo luogo per l’uomo un modo per esorcizzare la morte stessa e in secondo luogo lo sfogo alla grande curiosità e alla speranza di un’altra vita dopo la morte.

Un viaggio nel mondo dei morti ha inevitabilmente ipotetici risvolti affascinanti e, non per niente, trova grandissimi riscontri in letteratura.

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