Guido Gozzano: vita, opere e poetica

Guido Gozzano, vita, opere e poetica del poeta piemontese autore de La signorina Felicità

Guido Gozzano: vita, opere e poetica
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GUIDO GOZZANO

Vita, opere e poetica di Guido Gozzano
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Guido Gozzano nacque nel 1833 nella provincia di Torino, da una famiglia agiata e borghese. S’iscrisse a Giurisprudenza, ma frequentò con più interesse i corsi della facoltà di Lettere.

Si ammalò di tubercolosi e tentò un viaggio in India e morì nel 1916.

Il poeta più originale della poesia crepuscolare. Per Gozzano, il poeta ha perso il suo ruolo di guida morale e spirituale, la sua figura viene dissacrata fino al punto di “vergognarsi di essere poeta”. Assume un atteggiamento autoironico e osserva la realtà con distacco. La sua poesia esprime un senso profondo di malinconia, di delusione e di sfiducia: una rinuncia alla vita. Egli stesso dirà “non amo che le rose che non colsi” (cioè ha amato le cose a cui ha rinunciato). Il suo mondo è quello delle piccole cose, “le buone cose di pessimo gusto” della vita di provincia, un verso che esprime un suo atteggiamento ironico e distaccato consapevole che sono cose di pessimo gusto. Dal punto di vista stilistico ricorre spesso all’aggettivo “anti-tetico” (aggettivi in contrasto). Es. “Carlotta nome non fine, ma dolce”. Abbiamo spesso il contrasto fra un lessico banale e quotidiano e un lessico aulico, l’uso del dialogo e una rima dissacrante ed ironica. Es. “Divino intestino”.

Opere più importanti: “La via del rifugio” (1907) e “Colloqui” (1911)

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LA SIGNORINA FELICITA OVVERO LA FELICITÀ

Il poeta si trova nel paese dove era nato per trascorrere un periodo di vacanza in Piemonte, e qui conosce questa signorina Felicita e frequenta la sua casa “Villa Amarena”. È la storia di un amore mancato, quello tra il poeta e la signorina, una ragazza semplice di provincia, né bella né colta che lo attrae proprio per la sua modestia e semplicità.

  • I PARTE. Il poeta si rivolge a Felicita con un tono colloquiale. Nelle prime due strofe la fa rivivere nel ricordo, un ricordo offuscato nel tempo e nella malinconia. Lei è lontana nel suo mondo fatto di cose vecchie, immersa nei suo semplici lavori: tosta il caffè, cuce. Il poeta s’illude che stia pensando a lui. Nelle strofe successive rievoca il mondo e l’ambiente di Felicita: Villa Amarena, vecchia dimora aristocratica, trasformata nell’abitazione di un ricco contadino, dove traspare un senso di abbandono, di decadenza e di morte. Il poeta prova nostalgia per quel mondo, quel paesaggio settembrino di colline, ma è cosciente che è un mondo ormai lontano, una incolmabile distanza lo separa. La sua malinconia è accentuata dal cattivo gusto, piccolo, borghese dell’arredamento della casa.
  • III PARTE. L’attenzione del poeta si concentra sulla figura di Felicita e poi sull’ambiente  che la circonda. Di Felicita fa un ritratto lucido e ironico, la descrive “quasi brutta, priva di lusinga”, faccia buona e casalinga, volto quadro sparso di efelidi. Il suo unico fascino sta nel tentativo di voler sedurre il poeta: “Mi lusingò quel tuo voler piacermi”. Il mondo di Felicita sembra emergere da un album di vecchie fotografie: un mondo semplice, di pace, di tranquillità che affascina il poeta. Ne rimane incantato come in una favola che gli fa dimenticare la sofferenza della sua vita. Nel momento ritrova la speranza, ma sa che è un’illusione.
  • VI PARTE. Il poeta è affascinato dalla semplicità di Felicita, ma dice che è impossibile “unire la mia sorte la tua nella casa centenaria”. Egli non ha l’animo semplice ed ingenuo di Felicita, non ha frequentato solo la seconda classe, non può dimenticare Nietzsche. Egli si vergogna di essere poeta, ma non può non esserlo.
  • VIII PARTE. Si colloca alla fine dell’estate quando giunge il tristissimo giorno degli addii. Anche le rondini partono vedendo “il bel fiore malvagio” che uccide gli altri fiori. Il Poeta segue le rondini dove non so “viaggio per fuggire altro viaggio verso  isole strane e perdute nell’atlantico selvaggio”. Ma il Poeta con Felicita, nel giorno dell’addio, non è sincero: perché non vuole rompere la favola. Le chiede se non sarà di un altro quando tornerà, se è sicuro di ritrovarla, se questo amore salirà all’altare. Solo Lei, è sincera e giura che lo aspetterà. La sua ingenuità lo commuove. Per un momento il poeta finge di essere quello che non è: un giovane buono, sentimentale, romantico.

Preparati a una prova su Guido Gozzano:

Il testo presenta elementi contrastanti dal punto di vista stilistico perché da una parte si tratta di poesia, versi e strofe; dall’altra però si presenta come una favola, un racconto dal tono prosastico, appare come un colloquio tra il poeta e la donna, con uso di parole comuni e basse.

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