Divina commedia: i Canti del Paradiso

Riassunto di tutti i canti del Paradiso della Divina commedia di Dante Alighieri (26 pagine formato doc)

Appunto di vdavid

CANTI DEL PARADISO DI DANTE: RIASSUNTO CANTO 1

La Divina Commedia – Il Paradiso, Canto I.

Versi da 1 al 36
1-    Paradiso regno della luce, in opposizione con l’inferno, il regno delle tenebre. La luce è segno di beatitudine e felicità.
2-    Paradiso è regno di Dio, ma anche tutto l’universo è regno di “colui che tutto move”;
3-    Gli esseri dell’unvierso non sono tutti uguali ma hanno maggiore o minore perfezione, a seconda del grado e profondità di rapporto che hanno con Dio.

Nella seconda e terza terzina Dante afferma che è stato nell’Empireo, ma non ci può raccontare bene cosa ha visto per due motivi fondamentali:
-    La parola umana è insufficiente: essa è capace di descrivere solo esperienze umane e non l’esperienza dell’incontro con Dio.
Si parla in questo senso di poesia dell’ineffabile, nell’indicibile.
-    La memoria non riesce a mantenere tutto ciò che ha vissuto perché Dio appartiene ad una sfera superiore  a quella umana: le capacità dell’uomo sono insufficienti.
Quando Dante parla di sprofondare, dante far  riferimento all’esperienza mistica: i mistici affermavano “excessus mentis”, per cui di fronte alla vista di Dio l’uomo è sopraffatto  e quindi perde le capacità razionali. Per descrivere questa uscita da sé, per entrare a contatto con dio, l’immagine è quella dello sprofondare, quella del naufragare. La mente sprofonda ed annega in questo abisso che è quello di Dio.
D’altra parte Dante afferma che qualcosa la sua mente ha mantenuto, ha mantenuto ciò che sarà materia del suo canto.

La struttura della Divina commedia

RIASSUNTO CANTI PARADISO

Dal verso 13 al 27, finita la protasi, abbiamo un’invocazione ad Apollo: la principale è quella da 13 a 16 di una terzina; Dante si rivolge ad Apollo, dio del sole, che ci richiama la luce, quindi Dio. Dante chiede ad Apollo di ispirarlo, ma è come se avesse un atteggiamento passivo, consapevole che con le sue sole forze non potrebbe essere capace di darci come un’ombra di ciò che ha visto e vissuto: egli è un recipiente che deve essere riempito di ispirazione divina.
Dante parla di Parnaso, un monte della Grecia con due gioghi: l’uno, l’Elicona, è sede delle muse, l’altro è sede di Apollo, per cui se fin ad ora Dante si era rivolto a solo uno dei due gioghi, quello delle muse, adesso, siccome deve parlare di materia metafisica, del paradiso, l’ispirazione poetica non è più sufficiente, ma serve un’ispirazione divina, quella di Apollo.

CANTI DEL PARADISO RIASSUNTI

Con entrambi questi aiuti, dunque, Dante potrà entrare attivamente in questa impresa che ancora deve compiere: il poeta chiede ispirazione al dio, proprio come quando egli trasse dall’involucro delle sue membra Marsia, un musico che aveva osato sfidare Apollo in una gara poetica, vinta dal dio. Apollo, per punirlo, gli scorticò tutta la pelle. Dante vuole ottenere quella forza di Apollo utilizzata durante la gara, quella forza che lo portò alla vittoria e che gli permise di scorticare Marsia.