Giovanni Pascoli: poesie e poetica

Aspetti della poetica di Giovanni Pascoli e riassunto di alcune sue poesie: "Lavandare", "Novembre", "X Agosto", "L'assiuolo", "Arano", "Il lampo" e "Il tuono"; "Il gelsomino notturno" e "La mia sera" (3 pagine formato doc)

Appunto di astridmalighetti

GIOVANNI PASCOLI: POESIE E POETICA

Giovanni Pascoli.

Giovanni Pascoli è un importante poeta romagnolo vissuto a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento che divenne il poeta del popolo. In lui arde la sofferenza dovuta alla consapevolezza della perdita dei veri valori, come quello della famiglia, negli uomini causata dal progresso. Pascoli subisce l’influenza del Simbolismo francese, riscontrabile nelle sue opere poetiche, infatti utilizza immagini simboliche per descrivere la realtà che lo circonda, ovvero la natura della campagna romagnola e toscana.
Opera anche come professore universitario traducendo testi latini che lo aiutano a comprendere al meglio la realtà linguistica italiana. Volendo fare un paragone tra la produzione artistica di Pascoli e quella del suo contemporaneo D’Annunzio, la prima supera in qualità la seconda.

Giovanni Pascoli: riassunto

GIOVANNI PASCOLI: POETICA

I temi ricorrenti delle poetica di Pascoli sono legati per lo più alla sua vita, in particolare all’assassinio del padre dal quale Pascoli non si è più ripreso. Dopo il lutto, nel poeta si consolida la concezione del “nido”, ovvero l’importanza dell’appartenenza alla famiglia dove si creano gli autentici sentimenti di affetto, che però viene distrutto dagli eventi storici. Pascoli non riuscirà mai a intraprendere una relazione d’amore con una donna perché considera l’istinto sessuale, un tradimento nei confronti del nido famigliare. La paura e l’inquietudine di vivere la propria vita al di fuori della cerchia ristretta di affetti famigliari (nido) traspaiono in numerosi simboli utilizzati dal poeta. Secondo Pascoli il vero poeta è colui che sa percepire in modo istintivo e con stupore tutto ciò che lo circonda cercando di descriverlo con: parole semplici, esclamazioni, onomatopee, immagini, sinestesie (parole accostate appartenenti a sfere sensoriali diverse), analogie; come fa un fanciullo. Inoltre ritiene che in ogni uomo il fanciullo che è stato permane e in determinate situazioni riaffiora.

GIOVANNI PASCOLI, IL FANCIULLINO

Questa concezione è espressa nel saggio “Il fanciullino” in cui il poeta raffigura Omero come un vecchio cieco condotto per mano da un fanciullo il quale, come Adamo, attribuisce il nome a tutto ciò che vede e sente. Inoltre sostiene che la poesia serva a dare un senso nobile al poeta, il quale è capace di esprimere sentimenti che altri non percepiscono o che non sanno comunicare; dunque non deve essere utile alla società ma semplicemente bella.

PASCOLI POESIE: MYRICAE

Poesie facenti parte della raccolta “Myriacae” ambienta nella campagna romagnola:
•    In “Lavandare”, Pascoli raffigura il lavoro delle lavandaie: nella prima strofa viene descritto un aratro abbandonato in un campo avvolto dalla nebbia; nella seconda l’attenzione viene focalizzata sul rumore prodotto dallo sbattere di panni delle lavandaie che si riuniscono al ruscello; infine nelle terza strofa viene riportato un canto di una donna che è stata abbandonata dal proprio amante proprio come l’aratro nel campo. E’ pertanto chiaro che Pascoli ha utilizzato in questa poesia l’immagine dell’aratro abbandonato come simbolo della solitudine.
•    In “Novembre”, Pascoli unisce il giorno di San Martino (che cade l’11 novembre) con quello dei morti: nella prima strofa viene descritta una giornata limpida e luminosa che pare coincida con l’inizio della Primavera; nella seconda, altri segnali come il cielo senza uccelli e il terreno indurito dal freddo rilevano trattarsi, anziché della Primavera, dell’Autunno; infine, nella terza strofa, una ventata d’aria gelida annuncia l’inizio dell’inverno (“E’ l’estate fredda dei morti”).

GIOVANNI PASCOLI: CANTI DI CASTELVECCHIO

Poesie facenti parte della raccolta “Canti di Castelvecchio” ambientata nella campagna toscana che tratta, oltre ai temi della vita di campagna, anche quelli dei ricordi dell’infanzia e dei famigliari defunti
•    In “Il gelsomino notturno”, Pascoli crea una similitudine tra le nozze di un amico e la fecondazione del fiore: nella prima e nella seconda strofa, il poeta descrive l’atmosfera della sera, momento in cui ricorda i suoi cari: i gelsomini di Spagna sbocciano e cala il silenzio tranne che in una casa lontana, dove gli sposi si apprestano a trascorrere la prima notte di nozze; dalla terza alla quinta strofa, il poeta descrive la notte sopraggiunta con diverse immagini: le corolle dischiuse dei fiori che emanano un odore simile a quello delle fragole mature (rosse), l’erba cresciuta sopra le tombe e il luccichio della costellazione della Chioccetta, nel frattempo nella casa il lume si è spento; nell’ultima strofa, all’alba il gelsomino, come la donna, è stato fecondato: i suoi petali sono un po’appassiti e l’utero della donna cova una nuova vita.