Novembre di Pascoli: analisi e commento

Novembre: analisi e commento della poesia di Giovanni Pascoli (2 pagine formato docx)

Appunto di donnolina

NOVEMBRE PASCOLI: ANALISI

Novembre di Giovanni Pascoli
Domanda n°1: Riassumi la poesia in massimo 10 righe.
Nella prima strofa della poesia di Giovanni Pascoli intitolata “Novembre”, viene descritto un sereno quadro naturalistico: la natura intorno al poeta, che egli stesso vuole farci percepire mediante l’utilizzo di un “tu” generico, vive la fresca stagione primaverile durante la quale il sole splende in un limpido cielo, il “prunalbo” e gli “albicocchi” sono in fiore regalando al lettore i relativi odori e sensazioni gioiose.

Questa prima terzina che si interrompe con consapevoli punti di sospensione lascia spazio alla seconda dove troviamo lo stesso paesaggio in clima autunnale: gli alberi che si stagliano nel cielo formano delle nere trame nell’azzurro, il terreno è secco e inaridito, le foglie cadono e mostrano tutta la loro fragilità con le figure retoriche contenute nell’espressione “cader fragile”.
Intorno al poeta regna il silenzio e tutto ciò che lo circonda richiama la morte. Gli ultimi versi ci rivelano infine il vero periodo dell’anno, che giustifica l’illusione, poiché si tratta dell’estate di San Martino, dell’11 novembre.
Domanda n°2: Descrivi il carattere illusorio del quadretto naturalistico iniziale.
Come spesso accade nei componimenti della raccolta Myricae, l’apertura di “Novembre” è caratterizzata da un quadretto naturalistico e impressionistico, in cui l’immaginazione ricompre un ruolo fondamentale perché è proprio grazie alla fusione di sensazioni uditive, visive e olfattive che Pascoli riesce a ricreare nella stagione autunnale una perfetta illusione primaverile, di cui anche il lettore ne rimane ingannato. È solo grazie all’immaginazione che può venirsi a creare questo sereno clima di primavera che ci fa percepire perfino l’”odorino amaro” del “prunalbo”, il biancospino, in una visione dove le emozioni e le impressioni del poeta prevalgono sulla descrizione oggettiva della natura per come appare in realtà. L’espediente utilizzato da Pascoli per rendere più intensamente l’illusione primaverile è l’utilizzo di una accurata nomenclatura botanica, che è propria del fanciullino pascoliano, cioè di quel poeta che si comporta come “l’Adamo che mette il nome a tutto ciò che vede e che sente”. Il nome preciso di ogni oggetto diviene come una formula magica per scoprire la vera essenza di esso e il mistero che ne è alla base.

Novembre di Pascoli: analisi

PASCOLI COMMENTO

Domanda n°3: Individua le immagini di morte che compaiono nella seconda e terza strofa e spiega a cosa alludono.
All’illusoria primavera che Pascoli crea nella prima strofa del componimento si sostituisce una visione capovolta della realtà nelle due successive che sono introdotte da consapevoli punti di sospensione al verso 4 a cui segue la forte avversativa “ma” ad inizio della seconda strofa. Le immagini che la caratterizzano sono opposte a quelle iniziali, ma l’ambiente rimane lo stesso: il pruno ormai rinsecchito si perde tra tutte le altre piante, ormai rese indistinguibili per la caduta della chioma, e dunque rende impossibile al poeta una corretta nomenclatura; l’azzurro del cielo si macchia del nero dei rami frastagliati che prendono il posto dei voli di uccelli; il terreno è sterile e intorno al poeta regna un silenzio assoluto che si alterna talvolta con il flebile suono dovuto al cadere inesorabile delle ultime foglie rimaste. Il richiamo alla morte diviene esplicito negli ultimi versi: “è l’estate fredda dei morti”, che svelano anche la ragione dell’illusione.

Novembre di Pascoli: analisi del testo