L'infinito di Leopardi: analisi, parafrasi e figure retoriche

L'infinito di Giacomo Leopardi: testo, analisi, metrica, parafrasi e figure retoriche della poesia (2 pagine formato doc)

Appunto di andreazagagnoni84

L'INFINITO LEOPARDI: TESTO

L’Infinito Giacomo Leopardi
1.

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,

2. e questa siepe, che da tanta parte
3. dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
4. Ma sedendo e mirando, interminati
5. spazi di là da quella, e sovrumani
6. silenzi, e profondissima quïete
7. io nel pensier mi ï¬Ângo 2, ove per poco
8. il cor non si spaura 3.
E come 4 il vento

9. odo stormir tra queste piante, io quello
10. inï¬Ânito silenzio a questa voce
11. vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
12. e le morte stagioni, e la presente
13. e viva, e il suon di lei. Così tra questa
14. immensità s'annega il pensier mio:
15. e il naufragar m'è dolce in questo mare.

L'infinito di Leopardi: analisi

L'INFINITO: ANALISI METRICA E PARAFRASI

ANALISI DEL TESTO “L’infinitoGiacomo Leopardi
METRICA: Quindici endecasillabi sciolti dal vincolo della rima.
PARAFRASI: Sempre cari mi furono questo monte solitario (ermo) e questa siepe che da più parti dell’orizzonte esclude (impedisce) di guardare.
Ma stando seduto e osservando (mirando) immagino al di la di essa (della siepe) spazi sterminati, silenzi sovraumani (cioè che superano la capacità di comprensione dell’uomo) e una pace (quiete) grandissima, in cui (riferito a tutti e tre) per poco il cuore non si smarrisce.
E non appena sento il vento stormire tra questi alberi, io paragono quel silenzio a questo suono: e mi vengono alla mente (mi sovvien) l’eternità e le epoche passate (e le morte stagioni) e l’età presente e il suo rumore (“il suon di lei” v13 può essere interpretato in due modi:
1) come il fruscio del vento che riporta il poeta al presente dopo aver meditato sull’eternità e sul passato;
2) come una sorta di eco degli avvenimenti a lui contemporanei contrapposta al silenzio dell’eternità.)
Così il mio pensiero si perde (s’annega) in questa immensità (riferita a spazio e tempo); e mi è dolce l’abbandonarmi in questo mare (di immensità).