I Promessi Sposi. Critica dell'opera manzoniana

I Promessi Sposi: critica del romanzo a partire dall'Ottocento fino ad arrivare alla seconda metà del Novecento. Da Carducci a Calvino

I Promessi Sposi. Critica dell'opera manzoniana
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La critica dell’Ottocento: Carducci e De Sanctis

Moltissimi autori e critici nel corso del tempo si sono occupati dell’analisi e dello studio di uno dei più importanti romanzi italiani di sempre: I Promessi Sposi di Manzoni.

Durante il Risorgimento l’opera di Manzoni venne criticata negativamente da alcuni esponenti della sinistra democratica e laica per la visione della realtà cattolica e moderata presente nel romanzo. Tra i più famosi c’è Giosuè Carducci, che, in uno scritto del 1873 limita l’apporto di Manzoni dato alla rivoluzione nazionale. Nel complesso, però, la cultura postunitaria esalta Manzoni come guida spirituale della nazione e maestro d’arte, tanto da diventare fondamentale all’interno dei percorsi scolastici.

È Francesco De Sanctis, invece, a occuparsi della prima vera sistemazione critica dell’opera manzoniana. Nel romanzo, il critico vede una fusione degli ideali religiosi e morali perfetti con una realtà imperfetta, quindi, l’ideale non è astratto, ma fa i conti della realtà. De Sanctis, inoltre, considera Manzoni l’iniziatore di una nuova epoca letteraria, ovvero quella del realismo.

La critica del primo Novecento: Croce, i critici crociani e Gramsci

Nella prima metà del Novecento, la critica, di orientamento idealistico, ispirandosi a Benedetto Croce, discute sulla distinzione tra “poesia” e “non poesia”. Lo stesso Croce, arriva a dare un giudizio abbastanza limitativo de I Promessi Sposi, descrivendola come un’opera di oratoria e non di poesia perché il raggiungimento di determinati fini, tra cui l’esaltazione della religione, l’educazione e la diffusione dei principi morali, avrebbero frenato il libero moto della fantasia e dei sentimenti dello scrittore. I più famosi critici crociani, come Luigi Russo e Attilio Momigliano, cercheranno di correggere l’impostazione troppo rigida di Croce, dimostrando l’importanza de I Promessi Sposi, opera di sublime poesia.

Sempre in quegli anni, Gramsci, in una prospettiva totalmente opposta, si occupa dell’opera manzoniana, occupandosi di definire la sua posizione all’interno della cultura italiana. Per Gramsci, Manzoni è l’autore che meglio incarna la nuova coscienza borghese, ma allo stesso tempo pensa che lo scrittore non abbia attuato fino in fondo una rottura con la cultura del passato, mantenendo l’atteggiamento aristocratico nei confronti dei ceti subalterni.

La critica della seconda metà del Novecento: Moravia e Calvino

Alberto Moravia in un saggio dedicato a Manzoni, descrive I Promessi Sposi come una letteratura di propaganda che mira a rendere il cattolicesimo l’ideologia dominante, parla infatti di “realismo cattolico”.

Italo Calvino, nel saggio I Promessi Sposi: il romanzo dei rapporti di forza, contenuto nel libro “Una pietra sopra. Discorsi di letteratura e società”, discute del romanzo manzoniano. Calvino individua uno schema geometrico all’interno del romanzo, ovvero attorno ai due protagonisti, le forze in gioco si dispongono in una figura triangolare che si presenta nel romanzo due volte in maniera identica ma con diversi personaggi. I vertici del triangolo sono costituiti da:

  • il potere sociale
  • il falso potere spirituale o “cattiva chiesa”
  • il vero potere spirituale o “buona Chiesa”

Questa figura triangolare nella prima parte del romanzo si manifesta con Don Rodrigo, Don Abbondio e Fra Cristoforo, poi con l’Innominato, la Monaca di Monza e il Cardinale Federigo Borromeo.


Inoltre, per Calvino il sistema delle forze del piano umano rientra in quello più grande delle forze universali, e infatti, le vere forze in gioco nel romanzo si rivelano essere cataclismi naturali e storici, come carestie, peste, guerre e sommosse, che sconvolgono il gioco dei rapporti di potere.

 

La questione della lingua

Sicuramente un aspetto importantissimo dell’opera che mette d’accordo tutta la critica riguarda il campo linguistico: Manzoni con la sua opera fornisce un nuovo modello di lingua letteraria, scegliendo il fiorentino vivo e parlato del suo tempo. Con l’utilizzo di una lingua agile e non irrigidita dal peso retorico, l’autore offre una nuova via alla letteratura italiana.

Tutti i riassunti per capitolo de I promessi sposi

I riassunti de I promessi sposi:

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