L'intellettuale e il potere

Relazione sul rapporto tra intellettuale e potere nell'età arcaica, in quella di cesare e in quella di Augusto. ( 6 pag - formato word) . ( 3 pag formato word) (0 pagine formato doc)

LE ORIGINI LE ORIGINI La prima figura di intellettuale la ritroviamo nella Roma delle Origini, con un personaggio di cui la storia ricorda non solo l'attività politica, ma anche quella culturale: Appio Claudio Cieco.
Egli appare il precursore di quei tanti aristocratici illuminati che, a partire dal II secolo a.C., sapevano intrecciare otium e negotium, attività politica e riflessione intellettuale. Il suo nome fu legato alle guerre contro Sanniti, Etruschi e Sabini, ma soprattutto all'impegno civile dimostrato nel costruire opere pubbliche e nell'operare riforme democratiche. Censore nel 312, opera l'immissione nelle tribù di cittadini non proprietari fondiari e dispone l'inserimento nel Senato di uomini che non avevano mai ricoperto cariche pubbliche e dei figli dei liberti arricchiti con le nuove professioni.
Era questo il riconoscimento dei nuovi ceti di artigiani e commercianti, nel quadro dei mutamenti indotti dalle conquiste. La valenza di Appio sta anche nel conflitto politico con Pirro: l'esito vittorioso della guerra preparava il successivo balzo dell'imperialismo Romano e l'egemonia conseguita sulle città greche dell'Italia meridionale, poichè teneva in stretto contatto Roma con la civiltà greca, apriva la strada per una rapida diffusione dell'Ellenismo a Roma. Attività politica e cultura facevano di Appio il precorritore dell'ellenismo scipionico. ETA' ARCAICA Catone L'assimilazione della civiltà greca riguardò tutti gli aspetti della vita associata, non solo la letteratura e la filosofia, ma i costumi, l'educazione dei giovani e persino il modo di vestire. Il Filellenismo provocava irritazione e sdegno nei tradizionalisti e nei conservatori che, nella cultura greca temevano una forza corrosiva dell'antica gravità dei costumi. Lo stesso Scipione Emiliano criticava aspramente il fatto che l'educazione dei giovinetti romani includesse ormai anche il canto e la danza alla maniera dei greci. Capofila degli oppositori più tenaci fu Marco Porcio Catone (234-149 a.C.), detto il Censore, che nella sua lunga vita fu contrario al filellenismo degli Scipioni e si mostrò rigido e ostinato sostenitore delle tradizioni dei padri. Catone nella sua polemica antigreca aveva molteplici motivazioni: l'origine contadina, l'attaccamento proprio del contadino alle usanze tradizionali e l'avversione tipica dei ceti popolari nei confronti dei greci e orientali venuti a cercare fortuna a Roma, che, per la superiore cultura, erano considerati concorrenti pericolosi nell'ottenere favori e doni dalle ricche famiglie patrizie e impieghi nell'amministrazione statale. Ma l'Impero Romano, a causa della sua politica espansionistica, subiva necessariamente una trasformazione culturale. Il moralismo fanatico e la religiosità arcaica non potevano reggere il confronto con i valori umanistici dell'ellenismo nè con la suggestione che la mitologia greca emanava, dai poemi omerici e dai grandi tragici greci, nè tanto meno con il pensiero critico delle scuole filosofiche. De