Giovanni Pascoli
Annotazioni molto aanalitiche sulle caratteristiche dell'opera del poeta: il significato del mito del Fanciullino, la sua lingua (sublime dal basso), il simbolismo, la negazione dell'eros, il tema del nido, Myricae e alcune poesie, il rapporto tra Pascoli e il 900 (4 pagine formato doc)
- Spiega
il significato del mito del fanciullino.
Il poeta è il fanciullino e la poesia è il vedere, il sentire, il parlare di lui. Il fanciullino, dunque, è la parte infantile dell'uomo da cui scaturisce la poesia (l'aggettivo infantile non è inteso come in senso letterale, ma allegorico: come metafora della natura intuitiva e originale della poesia). Il poeta fanciullino, infatti, è colui che sa guardare il mondo con meraviglia, come se lo vedesse sempre per la prima volta, colui che si stupisce e si emoziona continuamente e sa mettersi in contatto con l'anima delle cose; come un piccolo Adamo dà il nome agli oggetti della natura, ne capisce e ne sa parlare la lingua segreta.
Ascoltando il fanciullino che è in lui, il poeta è capace di dire ciò che gli uomini provano, ma non sanno esprimere. L'idea di Pascoli è, dunque, quella che per essere veramente poeti occorre recuperare quella condizione di animo che è tipica dei fanciulli. Essa è contraddistinta da verginità spirituale, fatta da assenza di malizia, estrema semplicità, capacità di meraviglia di fronte ad ogni scoperta relativa al mondo che ci circonda. Il fanciullino, per dirla con le parole del poeta stesso, è quello che "ha paura al buio, perché al buio vede o crede di vedere [...] che piange e ride senza perché di cose che sfuggono ai nostri sensi e alla nostra ragione [...]". L'uomo che voglia essere poeta deve, quindi, saper recuperare la dimensione interiore del fanciullo, perché quando noi cresciamo "egli resta piccolo; noi accendiamo negli occhi un nuovo desiderare, ed egli vi tiene fissa la sua antica serena meraviglia".