Chiare, fresche et dolci acque di Petrarca: analisi e significato

Chiare, fresche et dolci acque: analisi e significato del componimento di Francesco Petrarca. Metrica e parafrasi

Chiare, fresche et dolci acque di Petrarca: analisi e significato
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Chiare, fresche et dolci acque: analisi e significato

Chiare, fresche et dolci acque di Petrarca: analisi e significato
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Chiare, fresche et dolci acque è la Canzone numero 126 del Canzoniere di Francesco Petrarca e sintetizza in modo perfetto i temi più cari al poeta: l’amore per la sua donna, Laura, e la natura.

Le due tematiche vengono affrontate in maniera parallela: l’amore sconvolge la vita del poeta, accentuando il suo dissidio interiore, ma egli è anche felice per il suo forte sentimento, e la descrizione dei paesaggi che fanno da sfondo alla sua passione corrispondono al suo stato d’animo.

Fin dal primo verso, che riprende il titolo, com’è uso nei poeti del tempo, capiamo che il poeta vuole esaltare la donna amata e ciò avviene non soltanto attraverso la descrizione diretta della sua bellezza, ma anche al luogo che fa da sfondo alla vicenda: è il paese di Valchiusa, dove Petrarca si rifugia per sfuggire alla confusione della vita cittadina.

Per analizzare il testo dobbiamo quindi prendere in considerazione il rapporto che si instaura fra i due elementi appena detti: nella canzone avviene una stilizzazione della figura femminile, che a tratti ricorda le convenzioni stilnoviste.

Anche il paesaggio si accompagna a questa sublimazione, con la descrizione tipicamente medievale del “locus amoenus”: Petrarca ne fa un ritratto astratto, così come la figura di Laura non è definita concretamente.

Il paesaggio non è un dato oggettivo, ma è frutto di una costruzione mentale che recupera il tempo trascorso: questo è un tema caro al poeta, che sente fortissimo il senso della morte e del tempo che passa, e proprio attraverso questa tematica si può analizzare il testo sotto un altro punto di vista.

Chiare, fresche et dolci acque: analisi strofe

Nel componimento si individuano diversi piani temporali corrispondenti alle diverse strofe, che vanno a costruire una tipica struttura a chiasmo (ABBA). Nella prima strofa il poeta ricorda il passato con l’apparizione di Laura e lascia poi spazio al dolore presente.

Nelle strofe centrali si prende quindi in considerazione il futuro, con la speranza del riposo dopo la morte, e il sogno di Laura che, impietosita di fronte alla tomba del poeta, intercede presso Dio.

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Infine, nel commiato, Francesco Petrarca analizza di nuovo il passato attraverso l’estasi per la bellezza sovraumana di Laura.

A - apparizione e dolore presente
B - riposo dopo la morte
B - intercessione di Laura
A - sublimazione di Laura

Nella canzone, Laura viene sublimata e la sua figura ci appare quasi irreale; qui infatti il poeta rievoca con dolcezza l’amata, che assume i tratti di una bellezza fuori dal tempo.

Questa visione è molto diversa da quella di altri componimenti (vedi: “Erano i capei d'oro a l'aura sparsi”), in cui la figura femminile è sì descritta in tutta la sua bellezza, ma con malinconia e tristezza per il tempo che ha sfiorito e sbiadito l’immagine di Laura.

Inoltre, in questo componimento non emerge il rimpianto e il bisogno di giustificarsi per gli errori giovanili (com’è invece chiaro in “Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono”) e la passione non è vista in modo del tutto negativo, poiché il poeta spera ancora nella compassione dell’amata Laura.

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