Che cos'è il classicismo

Riassunto breve di letteratura sul classicismo. Che cos'è il classicismo e qual è il suo periodo storico (0 pagine formato doc)

Appunto di alessia15

CHE COS'E' IL CLASSICISMO

La nozione di classicismo. Il termine “classicismo” appare nel XIX secolo, in occasione della polemica dei romantici contro la letteratura tradizionale.Esso è l’astratto dell’aggettivo “classico”, il quale ha invece una storia plurisecolare e la cui etimologia risale al latino “classicus”, che si incontra per la prima volta in Aulo Gellio, scrittore latino nato probabilmente a Roma fra il 125 e il 130 d.c.

e morto dopo il 180: “Vel oratorum aliquis vel poetarum classicus adsiduusque aliquis scriptor, non proletarius” (NOCTES ACTICAE, XIX, 8,15).
Aulo Gallio trasferisce alla classificazione degli scrittori la divisione della popolazione in varie “classi” a seconda del censo, stabilita dalla Costituzione di Servio Tullio.

Classicismo in letteratura: riassunto

CLASSICISMO: PERIODO STORICO

I cittadini della prima classe erano chiamati classici senz’altro, i cittadini delle altre quattro classi erano detti “infra classem”, dunque proletari.
Quindi scrittore classico viene a significare per traslato “scrittore della prima classe”, cioè “eccellente”, “superiore”, distinto dalla folla degli altri, degno di essere imitato.
Saint-Beuve, in un celebre saggio, “Che cos’è un classico” (1850), scrive che, secondo la definizione comune, un classico è un “autore antico” e aggiunge “un autore già consacrato nell’ammirazione, e che detta legge nel suo genere; per i moderni, in origine, i veri, i soli classici furono naturalmente gli antichi.
I Greci che, per una singolare fortuna, non ebbero altri classici all’infuori di loro stessi, rappresentarono da principio i soli classici dei Latini che si adoperarono ad imitarli.
Dunque “classico” serve anche ad identificare il mondo greco-latino; i classici per antonomasia sono gli scrittori greco-latini; la dizione “cultura classica potrebbe utilmente essere sostituita con l’espressione “cultura greco-romana” che ha rappresentato un’esperienza storicamente valida, un presupposto per la nostra cultura; poiché in essa affondano le radici della nostra civiltà, essa ha, per noi, un valore preminente.
Non possiamo capire il presente, se prescindiamo dal passato; non possiamo capire noi stessi, se recidiamo i fili che ci legano al passato.

Differenze tra classicismo e neoclassicismo

CLASSICISMO: LETTERATURA

Conoscere gli antichi, dunque, per capire il presente.La funzione della cultura greco-latina è oggi vitale per l’uomo “europeo” -non da un punto di vista geografico- ma come il tipo di uomo che apprezza e vive una visione del mondo nella quale la posizione preminente è riconosciuta ai valori dello spirito.
Dopo il costituirsi delle letterature nazionali europee e l’apparire in esse di autori di grande prestigio, si cominciò anche a stabilire il canone dei “classici moderni”.

Per esempio la Francia da un certo momento considerò come suoi “classici” più celebri scrittori del XVI secolo: Corbeille, Racine, Boileau, Molière.In Italia il Bembo, nel 500, formò un primo canone, stabilendo il valore esemplare del Petrarca per la poesia e del Boccaccio per la prosa.
In seguito il canone si è via via allargato comprendendo (oltre Dante) l’Ariosto, il Tasso, il Macchiavelli, il Goldoni, il Parini, l’Alfieri, il Foscolo, il Manzoni, il Leopardi, e si è parlato non solo di classici moderni, ma di classici contemporanei.
Saint-Beuve, nel saggio citato, dichiara di considerare un vero classico “un autore che ha arricchito lo spirito umano, che ne ha realmente aumentato il tesoro, che lo ha fatto procedere un passo più avanti, che ha scoperto qualche indubbia verità morale o ha colto qualche passione eterna in questo cuore ove tutto sembrava esplorato e conosciuto; che cha ha espresso il suo pensiero, la sua osservazione e invenzione in una forma qualsiasi, ma la larga e grande, fine e sensata, sana e bella in se stessa”.