Vita, opere e religione di Manzoni

Riassunto della vita, descrizione delle principali opere, la religione di Manzoni e come avvenne la sua conversione religiosa

Vita, opere e religione di Manzoni
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VITA E CONTESTO STORICO DI MANZONI

Religione di Manzoni
Fonte: ansa

Alessandro Manzoni nasce a Milano da una relazione extraconiugale tra Giulia Beccaria, figlia di Cesare Beccaria e Giovanni Verri. Nasce in un periodo storico abbastanza tumultuoso: era appena trascorsa l'era degli illuministi. Negli anni precedenti si era "imposta" una nuova classe sociale, la borghesia. La figura del borghese si afferma sempre di più perché la sua ricchezza e la sua potenza economica crescono anche se, all'inizio, questa classe doveva rappresentare la classe più umile. Gli illuministi sono per la maggior parte borghesi e iniziano a mettere in atto una violenta critica al passato per affermarsi anche sul piano politico. Si deve perciò eliminare tutte quelle strutture, quelle istituzioni giuridiche, quelle tradizioni e consuetudini che ne bloccano lo sviluppo. Questo processo di "svecchiamento" viene realizzato principalmente in due modi: il primo attraverso una serie di riforme pacifiche, messe in atto da alcuni sovrani europei, particolarmente sensibili alle proposte illuministe e il secondo per mezzo di uno sconvolgimento violento (la Rivoluzione francese, 1789). Manzoni viene molto influenzato dalla scena politica francese perché, dopo aver frequentato dal 1791 al 1801 diversi collegi e conosciuto poeti come Monti e Foscolo, nel 1805 raggiunge la madre a Parigi per approfondirne anche la letteratura. Tutti queste "contaminazioni" culturali spiccheranno molto nelle sue future opere.

RELIGIONE DI MANZONI E LA SUA CONVERSIONE

Nel 1808 sposa a Milano la calvinista Enrichetta Blondel che fu anche una delle cause della conversione di Manzoni al cattolicesimo perché voleva anche lei avvicinarsi a questa religione. Ci sono due modi di spiegare la sua conversione religiosa: c'è chi la spiega con una evento, della cui origine Manzoni non parlò mai, chiamato "miracolo di San Rocco" e chi dice che questa conversione avvenne dopo lunghi e meditati ragionamenti. Secondo la tradizione, nel corso dei festeggiamenti popolari per le nozze di Napoleone con Maria Luisa d'Austria, lo scrittore perse di vista la moglie e, preso dal timore della folla (elemento in futuro ricorrente nelle sue opere come fonte di molti mali), si rifugiò nella chiesa di San Rocco, dove chiese a Dio la grazia del ritrovamento di Enrichetta, come prova della sua esistenza: questa è una delle ipotesi.

Questa conversione in fondo non fu un cambiamento radicale della sua fede perché già lui credeva nei valori morali della fratellanza e dell'uguaglianza spirituale. In tutte le sue opere è presente una profonda religiosità perché vede dovunque la presenza della Provvidenza divina e considera la vita come una missione in quanto ognuno di noi dovrebbe pensare a fare del bene. La sua religiosità si dimostra con l'amore verso gli umili, verso i deboli e verso gli infelici. Il Manzoni, ed in questo si ritrova la sua appartenenza al romanticismo, vede nel dolore la necessità che serve all'uomo per essere migliore. Egli si può considerare romantico sia perché lui stesso scrive a favore del Romanticismo e sia per la sua religiosità. Però abbiamo anche altri aspetti come quello classico e illuminista che si vedono nella chiarezza della lingua ed anche nelle idee sulla rivoluzione francese che lo rieducano allo spirito di fratellanza e all'amore verso gli umili.

Oltre alla religiosità abbiamo in lui una grande moralità, cioè l'amore verso una letteratura che, utile, serve ad educare.

GIANSENISMO E MANZONI

Dopo questa conversione Manzoni volle ricelebrare il suo matrimonio secondo la religione cattolica e volle come guida spirituale il monsignor Luigi Tosi, di orientamento giansenista: movimento religioso che si ispira alle teorie di Giansenio, pensatore olandese, secondo il quale l'uomo peccatore è indotto al peccato dalla sua stessa natura.

OPERE DI MANZONI

Nel 1825 viene pubblicata la prima edizione de "I Promessi Sposi", detta "ventisettana", rifacimento del "Fermo e Lucia" del 1821-1823. Manzoni e la famiglia si trasferiscono per alcuni mesi in Toscana dove lo scrittore si dedica alla revisione linguistica del romanzo. Nel 1833 muore la moglie nel giorno di Natale e nello stesso anno perde anche quattro figli. Nel 1837 sposa la vedova del conte Stampa, Teresa Borri, e nel 1841 muore la madre, Giulia Beccaria. Nel 1842 esce la seconda edizione de I Promessi Sposi, detta "quarantana". Nel periodo che va dal 1843 al 1873 perde altri tre figli, nel 1860-61 viene nominato senatore del Regno d'Italia e nel '72 riceve la cittadinanza onoraria di Roma. Il 22 maggio 1873 Alessandro Manzoni muore a Milano.

Inni sacri: composti da la Resurrezione, Il Nome di Maria, Il natale, La Passione e La Pentecoste.

Il cinque maggio: in quest'opera il Manzoni loda soprattutto la grandezza e la misericordia divina.

Marzo 1821: in quest'ode il poeta parla dei piemontesi e delle loro speranze di vedere l'Italia unita ma è solo una speranza perché i movimenti del 1821 falliscono. Questa è un'ode patriottica.

Le tragedie: le principali tragedie di Manzoni sono: Il conte di Carmagnola e l'Adelchi. Nel Conte di Carmagnola vi è il sentimento della Patria e dell'unità del popolo italiano ed anche il sentimento religioso perché per Manzoni è un delitto che italiani uccidano altri italiani, perché tutti gli uomini sono fratelli, perché figli di Dio. Adelchi ed Ermengarda sono i personaggi che meglio ci fanno capire il pessimismo di Manzoni e sono anche personaggi romantici. Essi sono puri nel cuore e pur essendo degli infelici sulla terra, credono in un mondo migliore oltre la terra. Adelchi è un eroe romantico perché è pieno di ansia tra il desiderio di ubbidire al padre e l'odio verso la guerra.

I Promessi Sposi: in quest'opera Manzoni intende parlare delle imprese di persone del popolo. La storia per Manzoni non è fatta solo dai grandi personaggi ma anche dal popolo, dal bene e dal male, del peccato e della salvezza. Egli vede sempre la provvidenza di Dio e parla dell'umanità in modo serio e morale. Il romanzo si chiamò "Fermo e Lucia" e presenta un maggior pessimismo; poi con il titolo "I promessi Sposi" il romanzo diventa più sereno ed equilibrato. Il carattere principale del romanzo è che le persone buone vengono sempre perseguitate ma alla fine il bene vincerà. Nei Promessi Sposi ha grande importanza la folla che viene considerata la vera protagonista del romanzo insieme alla provvidenza. Secondo Manzoni Dio non toglie mai una gioia se non per dare agli uomini una gioia più grande.

Il romanzo Promessi sposi è ambientato nel 600: Manzoni fa questa scelta perché è un periodo in cui si ha soprattutto il contrasto fra la ricchezza e la miseria, tra la schiavitù e la libertà, tra il bene e il male; infatti come nel '600 gli italiani erano oppressi dagli spagnoli, nell'800 (periodo del Manzoni) gli italiani sono oppressi dagli austriaci. Una grande importanza nel romanzo è l'umorismo che serve a Manzoni per dare un carattere medio giusto al suo racconto; cioè quando un fatto sta per diventare troppo tragico, Manzoni con l'ironia e l'umorismo lo riporta a una certa normalità, facendo perdere a quel fatto l'eccessiva tragicità. Mentre si preparava a scrivere, cercava una lingua popolare e nello stesso tempo letteraria; decide di usare la lingua fiorentina parlata dalle persone colte, poiché in Italia solo Firenze, dice Manzoni, ha una lingua nazionale, perché vi sono poche parole straniere ed è già usata dai grandi trecentisti (Dante, Petrarca e Boccaccio). Il romanzo è romantico anche per la lingua che è popolare anche se in modo moderato: tutti i personaggi parlano allo stesso modo di come parlerebbe Manzoni, cioè lui non fa parlare i personaggi come parlerebbero veramente nella realtà, non si abbassa lui ai personaggi come farà Verga e i veristi, ma li innalza a lui.

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