Il Protagora di Platone: spiegazione e commento

Il Protagora di Platone: spiegazione e commento del dialogo in cui Platone mette in discussione le idee di Protagora sulla conoscenza e la verità

Il Protagora di Platone: spiegazione e commento
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PROTAGORA DI PLATONE

Il Protagora di Platone: riassunto
Fonte: istock

Il Protagora è un dialogo di Platone che ha come protagonista il filosofo sofista Protagora. Nel dialogo, Platone mette in discussione le idee di Protagora sulla conoscenza e la verità, sostenendo che la verità è oggettiva e indipendente dalla percezione individuale. Il Protagora è considerato uno dei più importanti dialoghi di Platone, poiché affronta alcune delle domande fondamentali della filosofia, come il significato della verità e il modo in cui gli esseri umani possono conoscere le cose.

RIASSUNTO

Il dialogo si apre con Ippocrate che sveglia Socrate nel cuore della notte per dirgli che il famoso sofista Protagora è in città e che Ippocrate vorrebbe diventare il suo discepolo. Socrate cerca di mettere alla prova la determinazione di Ippocrate e lo invita ad aspettare insieme a lui fino a quando non farà giorno. Intanto, chiede a Ippocrate se sa veramente chi è Protagora e cosa pensa di poter imparare da questo maestro, ma Ippocrate si rende conto di non avere risposte a queste domande. Nel corso del dialogo, prendono parte anche altri personaggi come Prodico di Ceo, Callia, Alcibiade e Protagora stesso. Protagora inizia la discussione affermando che la sofistica è alla base del progresso umano e l'unica scienza in grado di insegnare la virtù politica (l'arte di vivere in società), ma Socrate non è d'accordo.

Per dimostrare la sua tesi, Protagora introduce un mito: Giove avrebbe dato agli uomini la giustizia e il pudore, che sono i fondamenti della virtù politica. Secondo Protagora, questa è una virtù innata che deve essere armonizzata con la virtù in senso generale. Socrate chiede se le singole virtù fanno parte della virtù in generale o se ognuna di esse è indipendente, e Protagora sostiene l'indipendenza delle varie virtù. Socrate mette in dubbio questa affermazione, cercando di confutarla in due modi: in primo luogo, mostra la connessione tra giustizia e santità, concludendo che entrambe hanno come fine la rettitudine e quindi sono equivalenti. Inoltre, esamina il rapporto tra sapienza e rettitudine, affermando che poiché entrambe sono contrarie alla stoltezza, e Protagora stesso aveva precedentemente affermato che un concetto ammette un solo contrario, anche queste due virtù sono equivalenti e riconducibili alla virtù in generale. Durante la discussione, c'è un breve intermezzo causato dal rifiuto di Socrate di accettare la magniloquenza di Protagora, che sembra nascondere le numerose contraddizioni in cui cade dietro a fiumi di parole. Alla fine, Protagora accetta a malincuore di continuare la disquisizione secondo le condizioni imposte da Socrate. Gli altri presenti, Callia e Alcibiade, si schierano rispettivamente con Protagora e Socrate. Successivamente, Protagora inizia un lungo excursus sulla differenza tra la "difficoltà di diventare buoni" e la "difficoltà di essere buoni", basato sull'analisi di un carme di Simonide.

Socrate, usando le stesse arti di Protagora, imitandone ironicamente lo stile, gli rivolta il discorso e gli dimostra che "nessuno fa il male volontariamente"; quindi riprende le sue domande e chiede a Protagora se rimane del parere di prima.

 Protagora ammette che le varie virtù sono simili fra loro, ma che da esse si differenzia il coraggio. Socrate incalza osservando che anche il coraggio, se non è folle temerarietà, si riconduce alla saggezza con cui l'uomo coraggioso disciplina le sue forze.
Quindi la virtù è una e come tale si deve e si può insegnare.
Nel dialogo si ha una descrizione dettagliata, e in certi casi anche una forte ironizzazione, dei sofisti. Nonostante ciò, Socrate considera l’interlocutore una persona del tutto degna di rispetto e ne ammira l’erudizione; ugualmente Protagora stima Socrate “degno di eccellere tra i suoi coetanei”.
È interessante come tocchi proprio a Socrate dimostrare la tesi iniziale di Protagora, che il sofista, il quale ha mutato più volte opinione nel corso del dibattito, non era stato in grado di sostenere, e quindi appare inferiore a Socrate anche sul piano della scaltrezza argomentativa. Tra l’altro, a sostenere la tesi del sofista riesce solo la dialettica, che pur ne aveva rivelato i punti deboli.

COMMENTO

Socrate non si pone mai come antagonista, ma come promotore di una ricerca che distingua il bene dal male, il vero dal falso, ed è sempre pronto a mettersi in discussione e a modificare la sua tesi se viene convinto che non è valida.

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