La Repubblica di Platone: commento e spiegazione

La Repubblica: commento e spiegazione dell'opera filosofica di Platone (2 pagine formato doc)

Appunto di beep1495

REPUBBLICA PLATONE: COMMENTO

La Repubblica. Lo scopo di tutto il pensiero platonico è l'educazione dell'uomo.

Teoria delle idee, dell'anima e dell'uomo sono le premesse teoriche su cui Platone edifica la sua filosofia politica. Il legame tra teoria delle idee e politica emerge nella Repubblica, nella quale è rappresentata l'"idea di stato giusto" secondo il filosofo, ovvero una totale utopia politica. Secondo Platone, la necessità di dare risposta ai bisogni di ciascun uomo richiede la cooperazione di tutti i cittadini: ogni cittadino deve contribuire al benessere collettivo, ricevendo in cambio ciò che gli manca.
E poiché ogni uomo ottiene i migliori risultati nelle attività in cui è dotato, è giusto che ogni cittadino faccia qualsiasi cosa di utile alla società secondo la propria indole.

Repubblica di Platone: commento e analisi

UTOPIA PLATONE REPUBBLICA

Anima e società. La società riproduce la stessa tripartizione dell'anima (Platone dice addirittura di considerare la città "un uomo scritto in grande"). Alla parte concupiscibile e irrazionale corrisponde la classe dei lavoratori comuni, che spesso si lasciano trasportare dalle passioni. Alla parte volitiva corrisponde la classe guerriera, mentre alla parte razionale è associata la classe al governo. Devono cioè governare coloro che, attraverso un lungo e difficile tirocinio, sono riusciti a far prevalere la parte razionale sulla concupiscibile: i filosofi. La dialettica, infatti, porta attraverso la teoria delle idee alla conoscenza del bene, e quindi, secondo la teoria dell'intellettualismo etico, i filosofi sono coloro che più s'intendono di giustizia ideale, e di conseguenza i più adatti, loro malgrado, a governare la città.

La Repubblica di Platone: riassunto

LA REPUBBLICA PLATONE: SPIEGAZIONE

Le idee e l'uomo. L'anima. Ad ogni essere umano associamo automaticamente il concetto di "vivo". Platone chiama la "parte" dell'uomo associata all'idea di vita anima (psiche, originariamente "soffio vitale"), riprendendo le teorie pitagoriche e orfiche. Il discorso sull'anima era accennato nella Repubblica nell'allegoria della caverna: l'anima del filosofo, dopo essersi liberata dai legami del corpo, riesce a giungere attraverso la seconda navigazione nel mondo delle idee. Nel Fedro Platone adduce tre prove dell'immortalità dell'anima, già postulata nel Menone:
1. Se l'anima partecipa all'idea di vita, in essa non può essere contemporaneamente presente l'idea di morte. Pertanto, non può morire. Ma se noi vediamo morire un corpo, soggetto alle leggi del divenire, quella povera anima da qualche parte dovrà pure andare. Ecco spiegata anche la teoria della metempsicosi.
2. L'anima è l'unica parte del corpo che può, attraverso i logoi, giungere al mondo iperuranio. Dunque anch'essa ha la stessa consistenza ontologica delle idee. Dato che l'idea, ente parmenideo, è immortale, anche l'anima dovrà essere tale.