"La malora"

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Appunto di malmy
Untitled SCHEDA DI LETTURA DI UN LIBRO AUTORE: BEPPE FENOGLIO, TITOLO: La malora, EDITORE: Arnoldo Mondadori Editore, CITTA' E DATA DI EDIZIONE: Milano ottobre 1985, DATA DI COMPOSIZIONE: 1954.
“La malora” di Beppe Fenoglio narra la cruda realtà della vita contadina nelle Langhe anni '50. Il protagonista è il giovane Agostino di San Benedetto che, dopo la tragica morte del povero padre contadino, si ritrova servo al Pavaglione di Tobia Rabino per sette marenghi l'anno e un paio di calzoni per Natale. Il racconto inizia con la descrizione del funerale del padre che “si pigliava la prima acqua sotto terra”; vengono poi presentati i famigliari di Agostino: la madre, ormai sfiancata dalla cattiva salute; il fratello maggiore Stefano che, dopo la leva militare, era tornato a San Benedetto ad assumersi la magrissima eredità del padre, consistente in un piccolo appezzamento di terreno da coltivare; il fratello minore Emilio che a scuola era il più dotato di tutto San Benedetto e che, buono ed innocente, venne mandato ad Alba a studiare in Seminario. Si delineano in seguito i caratteri degli abitanti del Pavaglione, tra cui troviamo Tobia Rabino, il personaggio tipico delle Langhe, disperatamente avaro, desideroso solo di comprare la sua terra e affrancarsi dal proprio padrone, un ricco farmacista di Alba, cui ruba tutto quello che può.
Tobia trattava Agostino pari ai suoi due figli, Baldino e il maggiore Jano, vale a dire dandogli uno sfibrante carico di lavoro e pochissimo di cui nutrirsi. Più umano era il rapporto fra Agostino e la moglie del Rabino, che egli chiama sempre con rispetto “padrona”, e la figlia Ginotta, che però non conoscerà fino a fondo perché andata presto in sposa ad un benestante giovane di Agliano. Ed è da qui in poi che vengono descritte le vicende del protagonista, vicende abbastanza normali ma comunque e sempre delineate dalla grande povertà e miseria che caratterizzano tutto il racconto e il giovane stesso. E' così descritta la prima vacanza per Agostino dopo mesi di duro lavoro quando accompagna Rabino al mercato di Alba, città che rappresentava per lui un mondo sconosciuto e il cui paesaggio gli riempì gli occhi. Questa di Alba è una delle poche visioni luminose del racconto, dominato da colori cupi e immagini drammatiche. Ma anche la luce di Alba viene offuscata dalla visita di Agostino al fratello Emilio in Seminario, il quale gli si presenta stanco ed affamato. In seguito il matrimonio di Ginotta è per tutti una lieta festa in cui bere e mangiare a volontà; anche questa è un'immagine luminosa del racconto che però, come la precedente, viene offuscata dal collasso di Tobia cui, momentaneamente, non ha retto il cuore. Troviamo poi il lungo flash-back del racconto sul matrimonio dei genitori di Agostino: è divertente la scena del padre campagnolo che chiede in sposa la moglie ritenuta strana perché montava a cavallo come un uomo con queste parole:. Ma la vita di Agostino al Pavaglione avev