il principio di isostasia e la deriva dei continenti

Appunti ben fatti sulle due teorie della terra (2 pagine formato doc)

Appunto di silviofio
IL PRINCIPIO DI ISOSTASIA IL PRINCIPIO DI ISOSTASIA Il principio di isostasia venne formulato a metà ottocento in seguito all'approfondimento di alcuni studi riguardo il campo gravitazionale : si notò infatti che il campo gravitazionale terrestre non era costante bensì erano presenti alcune anomalie gravimetriche che risultavano negative nella crosta continentale e positive nella crosta oceanica (fondali oceanici) .
Un primo contributo importante, nello spiegare queste anomalie, fu dato dal geofisico PRATT il quale osservò che la deviazione reale del filo di piombo sui rilievi era minore rispetto a quella ipotizzata a causa dell'altitudine: infatti ipotizzò che tale deviazione si venisse a creare in relazione al deficit di massa dovuto alla minore densità della crosta continentale rispetto a quella oceanica. Pratt stava eseguendo dei rilievi topografici in India misurando la distanza tra due punti, Kaliana e Kalianpur, attraverso l'altezza delle stelle relative ai due luoghi e verificò che l'altezza ipotizzata in relazione alle stelle in realtà non corrispondeva a quella misurata a terra attraverso il filo a piombo.
Si ipotizzò che la presenza della catena dell'Himalaya influenzasse tale misurazione attraendo a sé il filo a piombo pertanto esso non tendeva più alla verticale ma subiva una deviazione, Pratt calcolò la deviazione del filo che risultava di circa 450 m anche se tale deviazione non rispondeva a quella rilevata che era pari a 150 m (quella reale risultava dunque minore): dunque la deviazione calcolata del filo era pari a 15 ° mentre quella reale risultava pari a 5°. In base a questi dati fu osservato che lo spessore della crosta continentale , di densità minore, diminuiva ulteriormente in presenza di rilievi ed era influenzato dall'altitudine dei rilievi: più aumentava l'altitudine più diminuiva lo spessore della crosta. Nel 1855 intervenne l'astronomo Airy ipotizzando che le anomalie gravimetriche positive degli oceani compensassero il volume minore della crosta oceanica, mentre quelle negative della crosta continentale si spiegassero con la presenza di radici di densità minore (infatti la crosta ha densità minore rispetto al mantello): in poche parole la crosta doveva galleggiare sul mantello sottostante in base alla sua minore densità, i diversi blocchi crostali galleggiano sul mantello in relazione alla loro densità e volume ricevendo una spinta verso l'alto che ne compensa il peso (PRINCIPIO DI ARCHIMEDE = un corpo solido immerso in un fluido riceve una spinta idrostatica verso l'alto pari al volume del fluido spostato). Per questo motivo i blocchi della crosta continentale meno densi ma più elevati affondano maggiormente nel mantello (cioè hanno delle radici più profonde) mentre i blocchi oceanici di densità maggiore ma altezza minore affondano poco. Queste ipotesi furono ratificate dal principio di ISOSTASIA secondo il quale la crosta , che galleggia sul mantello, ha la tendenza al raggiungimento di un equilibrio isostatico in