Garibaldi e l'Unità d'Italia: riassunto

Unità d'Italia, Garibaldi e i Mille: riassunto (2 pagine formato doc)

Appunto di andrea86na

GARIBALDI E L'UNITA' D'ITALIA: RIASSUNTO

L’Unità d’Italia e Giuseppe Garibaldi.

Dal Congresso di Vienna (1814-1815), l’Italia, fu lo stato che ne uscì peggio.La ripartizione delle terre, ed il ritorno dei vecchi sovrani sui troni, non le aveva creato, per l’appunto, benefici.
Essa, era, infatti, ancora divisa in stati e staterelli, tra i quali, c’erano enormi differenze social-politiche. A dir il vero, l’Italia, non era l’unica nazione interessata all’unità nazionale, anche l’Ungheria, la Germania, la Cecoslovacchia, avevano intenzione di insorgere.
Nel 1948, anno dell’insurrezione italiana, nasce un’epoca: il Risorgimento.
Con questo termine, si definisce quella lunga serie d’avvenimenti culturali, politici e militari, che portarono l’Italia a conquistare l’indipendenza e l’unità nazionale.

Unità d'Italia: riassunto

GARIBALDI E I MILLE: RIASSUNTO

I primi fuochi insurrezionali, si manifestarono sottoforma di moti, ma con scarso esito.
Furono quindi fondate due società segrete: la Carboneria e la Giovine Italia.
La prima, acquisì questo nome perché, per comunicare tra loro, i membri, parlavano il dialetto dei carbonari.La seconda, invece, fu fondata da Mazzini, che voleva, unificare non solo l’Italia ma anche l’Europa, cosa che sta avvenendo, in parte, solo ora.
Vincenzo Gioberti, piemontese esule in Belgio, nel 1843, scrisse il libro: <<Il primato morale e civile degli italiani>>, invitando il popolo a seguire Mazzini.
Secondo lui, però, non esiste un vero e proprio popolo italiano e quindi, bisogna gettare le basi sul cemento del cattolicesimo.
Il suo libro, in Italia ha un enorme successo, lo approvano uomini colti come Manzoni, D’Azeglio e Balbo.
Grazie a questi uomini, nasce il vero Risorgimento italiano: non più inutili insurrezioni, bensì una riforma culturale, politica ed economica.
Ho detto inutili insurrezioni, perché nessuna società segreta giunse ai propri obiettivi, un po’ perché, essendo sconosciute, non trovarono l’appoggio del popolo, un po’ perché non avevano neanche loro un traguardo ben preciso e definito.

LA SPEDIZIONE DEI MILLE E L'UNITA' D'ITALIA: RIASSUNTO

Nel febbraio 1848, si assiste però ad una svolta: il Re di Francia, si ribella e impedisce una riunione d’uomini politici a lui contrari, al popolo, però, bastorono due soli giorni a scacciare Filippo D’Orelans e proclamare la Seconda Repubblica Francese.
In Germania, i patrioti chiedono l’unificazione del paese e, a Berlino, i borghesi, ottengono la costituzione dal Re di Prussia.L’Italia, ispirandosi a questi ed altri paesi, si ribella, almeno per tentare di respingere l’Austria, che aveva preso possesso del nord del nostro paese.
Venezia, è la prima a ribellarsi, e proclama una repubblica indipendente.
E’ poi imitata da Milano, che, in cinque epiche giornate, (18-23 marzo 1848), caccia le truppe del generale Radetzky.

COSA HA FATTO GARIBALDI PER L'UNITA' D'ITALIA

Il 24 marzo, il Re di Sardegna, Carlo Alberto, rompe ogni indugio e varca il Ticino, dando vita alla Prima guerra d’indipendenza.
Tutto sembra procedere per il verso giusto, Napoli e Roma, inviano volontari e truppe regolari per combattere al fianco del Piemonte.
Quando, però, viene proposto al Papa Pio IX d’essere presidente della confederazione di stati italiani, egli, non solo si rifiuta, ma decide anche di non inviare le sue armate contro la cattolica Austria.
Così, poco a poco, tutti i sovrani, ritirano i propri uomini.
Tutto, sembra finito, muore la speranza di avere finalmente un’Italia unificata, anche se il Piemonte, e i volontari, vincono a Curatone, Montanara, Gaito e Peschiero, per essere poi sconfitti definitivamente a Custoza.
Il 20 marzo 1849, Carlo Alberto, riapre le ostilità, ma, sconfitto a Novara, abdica in favore di Vittorio Emanuele II.
In Europa, resiste solo Venezia, ma, stremata dalla fame e dalle malattie, firma la resa col generale Radetzky, che in cambio, non bombarderà più la città.
Nel frattempo, il conte di Cavour, Camillo Benso, fa del regno di Sardegna uno stato moderno, sia sotto il profilo economico, sia sotto quello politico.
Egli nacque nel 1810 da una nobile famiglia piemontese d’antiche origini.