Lo stoicismo

Descrizione completa del pensiero stoico (2 pagine formato doc)

Appunto di superbicio
Il fondatore della scuola stoica fu Zenone di Cipro.
Venuto in Atene si entusiasmò attraverso la lettura di scritti socratici della figura di Socrate e credette di averlo ritrovato nel cinico Cratere, di cui si fece scolaro. Fondò la sua scuola nel Portico dipinto, dal cui nome greco deriva il titolo di stoici. Lo stoicismo si presenta come la continuazione e il completamento della dottrina cinica, e per questo gli stoici cercano non già la scienza, ma la felicità per mezzo della virtù e ritengono che per raggiungerla sia necessaria la scienza. Zenone infatti riteneva la scienza indispensabile per la condotta della vita e la includeva tra le condizioni fondamentali della virtù. Anzi, la scienza stessa gli appariva come virtù.
La virtù fu indubbiamente la dottrina fondamentale dello stoicismo, che viene a coincidere, secondo la dottrina, con la stessa filosofia, il cui fine è il raggiungimento della sapienza, che è la scienza delle cose umane e divine. Le virtù più generali sono tre: quella naturale, quella morale e quella razionale: Rispettivamente anche la filosofia si divide così in tre brache: fisica, etica e logica. LA LOGICA: Con il termine logica gli stoici intendono la dottrina che ha come oggetti i discorsi. La logica si divide poi in due campi: come scienza dei discorsi continui, ossia le orazioni, la logica è retorica; come scienza dei discorsi divisi per domanda e risposta, i dialoghi, la logica è dialettica. A sua volta la dialettica si divide in due parti: quella che tratta le parole è la grammatica, quella che tratta le nozioni significate è la logica in senso proprio. La logica degli stoici si divide sostanzialmente in due sezioni: una che si occupa del problema della conoscenza e dei concetti; l'altra dei meccanismi e delle forme del ragionamento. Gli stoici si preoccupano in primo luogo di trovare il criterio della verità. Essi riconoscono tale criterio nella rappresentazione concettuale, e intesero questa rappresentazione o come l'atto dell'intelletto che “afferra” (comprende) l'oggetto, o come l'azione dell'oggetto che imprime la rappresentazione sull'intelletto. L'atto con cui si assente ad una rappresentazione, oppure se ne dissente, oppure si rinunzia ad assentire, è il giudizio: la virtù che porta l'uomo ad affermare, negare o a rinunciare ad affermare o negare. Gli stoici ritengono che tutta la conoscenza umana derivasse dai sensi e paragonarono l'anima ad una carta bianca sulla quale vengono a registrarsi le rappresentazioni sensibili, che, seppur sia ritenute in modo diverso da filosofo a filosofo, vengono generalmente ritenute passivamente prodotte dall'esterno. Per l'accumularsi delle rappresentazioni sensibili si forma, con un procedimento naturale, l'anticipazione, ossia il concetto, inteso come una conoscenza universale ramificata in una serie di nozioni comuni. Altre conoscenze universali si formano artificialmente in virtù dell'istruzione e del ragionamento e costituiscono la scienza. I concetti più g