callimaco e teocrito

analisi della vita e delle opere (5 pagine formato doc)

Appunto di marzolina86
CALLIMACO - (300-240 ca CALLIMACO - (300-240 ca.) Vita e opere perdute Il maggiore dei poeti alessandrini, Callimaco è considerato sia il principale teorico sia il migliore esponente della poesia ellenistica.
Nato intorno al 300 a. C. a Cirene, in gioventù visse in ristrettezze economiche e si guadagnò da vivere insegnando in una scuola di provincia; poi, non sappiamo come, entrò a far parte della corte, ottenendo il favore di Tolomeo II. Lavorò alla Biblioteca come poeta ed erudito, ma sappiamo con certezza che non ne divenne mai il direttore. Le sue opere gli procurarono fama e gloria, ma scatenarono aspri dibattiti con invidiosi contemporanei. Morì intorno al 240.La produzione di Callimaco come erudito e come poeta fu immensa: la tradizione gli attribuiva ben 800 volumi, oggi quasi tutti perduti, tutti di argomento erudito: lessici, etnografia, geografia, curiosità, toponomastica.
Delle sue opere di prosa la più importante furono i Pinakes, catalogo ragionato di tutti gli autori e di tutte le opere raccolte nell'immensa Biblioteca di Alessandria. Oltre a classificare le opere per genere e gli autori per ordine alfabetico, Callimaco affrontava anche numerose questioni biografiche e di autenticità. I Pinakes possono essere considerati la prima opera di storiografia letteraria. Inni Gli Inni di Callimaco sono sei, ciascuno indirizzato ad una divinità. Probabilmente furono composti in momenti differenti e riuniti insieme solo in un secondo tempo. Sono tutti in esametri, tranne Per il bagno di Pallade che è in distici elegiaci. Il contenuto degli Inni è di tipo arcaico e ripreso dagli inni agli dei dello pseudo-Omero, ma affrontandolo con sensibilità totalmente nuova. Gli dei sono messi sullo stesso piano degli uomini e compiono le loro stesse azioni. La somiglianza arriva ad un punto tale che sono descritte la nascita e la fanciullezza del dio. Callimaco scrive non semplicemente per esporre il mito ma per fare sfoggio d'erudizione; la sua opera è scritta innanzi tutto per il piacere di scrivere, e solo in secondo piano c'è l'intenzione di erudire il lettore (siamo in un'epoca in cui si diffonde il libro, e con lui si allarga la diffusione della cultura).Nell'inno Ad Artemide troviamo un'Artemide bambina che tira la barba di Zeus per farsi ascoltare: una scena tipicamente umana, che potrebbe avvenire tra qualsiasi figlia e padre e che testimonia la misura di Callimaco nel ridurre il mondo olimpico all'umano.In Per il bagno di Pallade è ripreso il mito della dea che si bagna nelle acque del fiume e viene vista per caso da Tiresia, il quale per punizione viene accecato, ma riceve la capacità di predire il futuro. La madre di Tiresia, la ninfa Cariclo, supplica la dea di perdonare il figlio, ma senza risultato; c'è dunque un distacco tra mondo divino e mondo umano. Il contenuto è tipicamente aulico, ma non c'è la passionalità tipica di una situazione del genere; troviamo delicatezza e malinconia, con la tendenza a sfumare tutti i toni e a renderli il