Il fu Mattia Pascal: riassunto libro

Riassunto dettagliato e commento de Il fu Mattia Pascal. Riassunto libro Il fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello (2 pagine formato doc)

Appunto di furlei

IL FU MATTIA PASCAL RIASSUNTO LIBRO

Recensione de “Il fu Mattia Pascal” di Luigi Pirandello novembre 1965 Arnoldo Mondadori Editore, Verona n.

pagine: 256 “Il fu Mattia Pascal”, opera risalente ai primi del Novecento dello scrittore italiano Luigi Pirandello, narra la complessa vicenda di un uomo, appunto Mattia, vissuto probabilmente a fine Ottocento, primi Novecento. La focalizzazione è interna, perché è riportato il punto di vista di Pascal.
Il narratore è interno poiché è al protagonista che appartiene la voce narrante, in quanto espone la sua storia in un libro, nel quale analizza molto accuratamente la sua psiche, le sue sensazioni.
L'opera, come in generale tutti i romanzi che si fanno risalire alla corrente letteraria del romanzo della crisi o antiromanzo, focalizza l'attenzione soprattutto sull'interiorità del protagonista. Mattia Pascal, narra della sua strana storia quando già essa si è conclusa e lui è tornato a vivere una “vita normale” nel paesino di Miragno e a lavorare in una biblioteca insieme a Don Eligio Pellegrinotto, il quale gli dà l'idea del libro. Apparteneva ad una famiglia inizialmente abbastanza ricca, divenuta tale grazie al padre, il quale morì molto giovane, a soli trentotto anni. Lasciò numerosi possedimenti in mano ad una madre incapace di occuparsene perché impegnata coi figli Roberto e Mattia.

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La donna allora affidò tutti i suoi averi a Batta Malagna, che, pessimo amministratore, accumulò ingentissimi debiti e sperperò ogni ricchezza della famiglia Pascal. Mattia ebbe altri problemi, non solo di carattere economico con Malagna, il quale, dopo il primo matrimonio senza figli, si risposò con una giovane donna: Oliva. Neanche questa però ebbe dei figli dal Malagna.. Egli tentò di dimostrare la sua fertilità attraverso il parto di sua nipote Romilda, la quale però era stata messa incinta da Mattia, che da qualche tempo la frequentava per farle la corte da parte dell'amico Pomino e di cui s'innamorò egli stesso. Dopo aver ingravidato anche Oliva, il protagonista sposò Romilda, ma per lui iniziò un periodo terribile. La famiglia divenne quasi come un carcere: la moglie in pratica lo ignorava, la suocera, Marianna Pescatore, lo ossessionava continuamente. Intanto il povero Mattia dovette anche affrontare le morti delle sue due gemelline e della madre. Proprio dopo quest'ultimo lutto la sua vita cambiò radicalmente: Roberto, economicamente con meno problemi, inviò al fratello dei soldi per il funerale della madre, a cui aveva però già provveduto zia Scolastica. Con quel poco denaro, Mattia decise di recarsi a giocare al Casinò di Montecarlo, per allontanarsi da quella famiglia nella quale non era più in grado di vivere. Là riuscì a vincere una considerevole somma dopo circa dodici giorni.

Il fu Mattia Pascal: recensione libro

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Dopo aver visto un ragazzo suicidarsi fuori del Casinò, decise di ritornare al suo paese per cominciare una vita migliore. Non accadde però ciò che aveva previsto: sul treno per il ritorno lesse, su un giornale, la notizia della sua morte. Si era tolto la vita in un canale del mulino della Stia, di sua proprietà, ed era stato riconosciuto. Dopo quella notizia divenne felicissimo: poteva cominciare una nuova vita, lontano dai suoi problemi familiari ed economici. Inizialmente si trasferì a Torino, dove trovò un nuovo nome per la nuova persona che stava diventando: Adriano Meis. Si fece crescere i capelli, si rase la barba, cominciò a portare gli occhiali e a pensare ad una sua vita passata, naturalmente falsa. Si sentiva libero, rinato, ringiovanito dal suo nuovo io. Emerge evidentemente la volontà di Pirandello di dimostrare come in ognuno esistano numerose personalità differenti e spesso in contrasto tra loro.
Per un anno Adriano continuò a vagabondare liberamente e gioiosamente visitando molte città europee.

Il fu Mattia Pascal recensione: analisi e trama del romanzo

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Cominciarono poi i primi dubbi sulla sua condizione: era sì libero da tutto e da tutti, ma era anche molto solo, sempre costretto a mentire, e cominciava a rendersene conto, si sentiva incapace di vivere, fuori dalla società. Decise così di trasferirsi a Roma per rimanervi a vivere. Andò ad abitare presso Anselmo Paleari che divideva la casa con la figlia Adriana, il genero Papiano, in quel momento a Napoli per la morte della moglie, e Silvia Caporale, che era ospitata lì, perché sembrava avesse poteri paranormali a cui era interessato il padrone di casa. Inizialmente il protagonista fu molto chiuso, riservato, poi cominciò ad aprirsi e a parlare con Anselmo, grande studioso e appassionato della morte, e con le due donne.