Il Settecento tra Arcadia e Illuminismo: riassunto e spiegazione

Riassunto sulla letteratura italiana del settecento tra Arcadia e Illuminismo: la situazione della penisola e riferimenti alla letteratura europea

Il Settecento tra Arcadia e Illuminismo: riassunto e spiegazione
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Il settecento in Italia

Il Settecento è stato un secolo importante per la letteratura italiana
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Il Settecento in Italia è caratterizzato da due correnti letterarie: nella prima metà del secolo si sviluppa la corrente dell’Arcadia, mentre nella seconda metà il più famoso movimento dell’Illuminismo.

Ma in cosa consistono e come si differenziano? Vediamolo.

Arcadia e altre correnti italiane

Nei primi anni del Settecento l’Italia si trova a vivere un assetto politico frammentato, con il dominio Austriaco che regna su Milano e indirettamente sul Regno di Napoli, Parma e la Toscana, il Piemonte governato da Vittorio Amedeo II, la Repubblica di Venezia e lo Stato della Chiesa.

Ovunque si sente la necessità di rinnovamento e modernizzazione, data anche dall’influenza di Stati europei più all’avanguardia come la Francia. Gli intellettuali di tutt’Italia abbracciano questi ideali, iniziando a ricercare i modi per portare allo Stato un maggiore sviluppo in tutti i campi. Il loro impegno è notevole sia a causa della grande situazione di arretratezza del Paese, sia perché risentono del dichiarato disprezzo da parte dei francesi per la cultura italiana e di conseguenza in esso trovano una motivazione ancor più forte per cercare di riscattarsi e dimostrare come il letterato italiano possa studiare in modo critico e razionale i grandi problemi del secolo.

Caratteristiche dell'Arcadia

Ha origine nel centro Italia, per poi svilupparsi nel resto della penisola, la scuola dell’Arcadia, il cui nome deriva dal nome di una regione dell’antica Grecia dove veniva esaltata la semplice vita dei pastori. Essa viene fondata il 5 ottobre 1690, quando la regina Cristina di Svevia si converte al cattolicesimo e si trasferisce nei pressi di Roma facendo diventare la propria casa un centro accademico-letterario.

Nasce, così, un nuovo salotto di letterati che si occupa di creare un nuovo stile poetico che rifiuta gli artifici del secentismo e ricerca nuove tradizioni finanche dal punto di vista dell’abbigliamento.

Il maggior esponente è Gian Vincenzo Gravina, il quale stila, come le dieci tavole dei comandamenti, un regolamento che gli autori devono seguire nella scuola dell’Arcadia:

  • Il poeta deve liberare il verso dell’artificiosità e avere uno stile lineare e semplice;
  • I temi sono pastorali e gli scrittori vengono definiti “pastori”.

Arcadia: intellettuali e protagonisti

Nel resto d’Italia ci sono altre esperienze, prima dell’Illuminismo.

Figura importante è Ludovico Antonio Muratori, il quale scrive il Rerum Italicarum Scriptores, una raccolta degli eventi che avevano visto partecipe l’Italia negli anni tra il 500 e il 1500. Muratori chiama a raccolta tutti gli intellettuali progressisti sparsi nella penisola attraverso la costituzione di un’accademia nazionale, la Repubblica dei letterati d’Italia. Questa accademia si pone come obiettivo quello di assicurare nuovamente al Paese condizioni civili di convivenza e avviare un’efficace modernizzazione del costume e delle istituzioni. Questa unione di intellettuali precede la nascita di gruppi posteriori come quello che darà vita al Caffè a Milano o all’Enciclopedia francese.

Ancor più importante di Muratori è Giovan Battista Vico, che scrive La Scienza della Storia. Egli parte dalla distinzione tra filosofia e filologia, stabilisce che per essere dei veri storici bisogna essere prima filologi e dunque accertare ogni fatto, mentre dichiara che la filosofia, per poter dare la propria interpretazione, deve essere preceduta dallo studio della filologia. Nel suo libro, Vico afferma di non volere che la storia sia ritenuta solo una materia umanistica.

Vico divide la vita umana in tre fasi (o età):

  • Infanzia --> barbarie (o uomo primitivo) --> l’individuo è tutto stupore e meraviglia;
  • Adolescenza --> guerrieri (o cavalieri erranti, come Don Chisciotte o Orlando) --> tutti quelli che affrontano la vita “di petto”, senza preoccuparsi delle conseguenze o ragionare prima di agire;
  • Uomini maturi --> uomini civili --> coloro che si danno le regole nella società.

La vita degli uomini per Vico non è una piramide, ma una circonferenza che subisce il ciclo e riciclo della storia. Ciononostante, non sempre l’uomo segue le fasi ciclicamente, ma lo fa casualmente. Per avvalorare la sua tesi prende come esempio la storia, analizzando i vari periodi e constatando che non sempre la successione è barbarie – guerrieri – uomini civili.

Questo autore è fondamentale perché fa nascere la storia come scienza. Fino ad allora la storia era sempre stata raccontata soggettivamente. Per Vico, la storia per essere scienza deve essere continuamente accertata dalla filologia e dalla storiografia.

Guicciardini aveva un po’ anticipato questo concetto di storico oggettivo. Vico afferma che l’uomo diventa civile quando inizia a scrivere i documenti e a lasciar tracce di sé.

L'Illuminismo

La corrente dell’Illuminismo si sviluppa in tutta Europa, soprattutto in Francia, Inghilterra e Italia.

La Francia costituisce la culla di questo movimento, vedendo protagonisti già dalla fine del 1600 alcuni studiosi letterati, come Denis Diderot, Montesquieu, Rousseau e Voltaire, che si riuniscono nel gruppo definito Enciclopedia. Questi intellettuali si pongono diversi obiettivi: primo fra tutti, la stesura di un inventario simile a un dizionario che contenga la globalità delle conoscenze del tempo, dando così vita, appunto, all’Enciclopedia.

Inoltre, si propongono di rivedere le teorie filosofiche avanzate dai vari filosofi fino ad allora e di studiare anche una soluzione che modifichi l’assetto politico del tempo. Tutto ciò perché, a loro avviso, l’Ancien Régime non si sposa con l’idea di uomo libero. Gli illuministi infatti predicano lo stato di natura dell’uomo, per cui l’uomo non si lascia legare dalle regole della società e di conseguenza uomo libero viene definito colui che vive perfettamente lo stato di natura.

Voltarire
Fonte: ansa

Importante, a proposito di questa teoria, è il lavoro svolto da Rousseau nelle proprie opere, in particolare nell’Émile. In questo trattato pedagogico, l’autore studia lo stato di natura dei bambini. Per Rousseau anche i genitori costituiscono un legame, dunque il bambino sin da neonato, per vivere il proprio stato di natura, non deve avere regole.

Ipotizza che il bambino stia solo nella foresta per imparare a vivere, e quindi impari tramite esperienze dirette. Per garantire la sopravvivenza del bambino, Rousseau descrive la figura di un educatore, che NON può essere il genitore, che ha il compito di stare attento al bambino stando però attento a non farlo accorgere della propria presenza. Cresciuto Émile, Rousseau gli accosta Eloise, una ragazza cresciuta allo stesso modo, nella speranza che insieme diano vita a una nuova stirpe di uomini che vivono lo stato di natura. Creando una coppia, però, Rousseau giunge a un paradosso: così facendo, infatti, egli crea un legame andando contro alle regole dello stato di natura, e inoltre non si rende conto che dei genitori non permetteranno mai ai propri figli di imparare tramite esperienze.

Se noi abolissimo tutto ciò che è ragione, secondo Rousseau, il presente sarebbe migliore e il futuro ancora migliore perché frutto di un presente razionale. Egli però non considera che con tali teorie si va solo contro il progresso poiché, se ognuno venisse allevato come Émile, sarebbe come ricominciare ogni volta da zero.

In Inghilterra, ideali di rinnovamento nascono in seguito alle prime fasi della Rivoluzione Industriale, che permette al clima di movimento di influenzare anche l’arte e la letteratura. Gli intellettuali iniziano ad avere un diverso rapporto con il proprio pubblico, a voler trasmettere le proprie idee a una categoria di lettori più ampia, non comprendente soltanto un’élite di studiosi.

Nascono così nuovi metodi di diffusione di elaborati, grazie anche alla nuova situazione sociale del letterato che non è più sottomesso alla corte, ma un libero professionista. Primo fra tutti si sviluppa il cosiddetto “foglio periodico”, simile al pamphlet francese, che propone annunci economici, notizie e saggi sull’attualità e costituisce l’antenato del giornale, che nascerà poco più tardi sempre in questo periodo.

Un’ altra forma di scrittura che si diffonde è quella del romanzo realistico moderno, con il quale gli scrittori soddisfano le esigenze di evasione del pubblico – descrivendo viaggi, come a esempio quelli di Robinson Crusoe – senza però rinunciare a diffondere l’esigenza dell’impegno sociale, civile e politico.

In Italia, a modello dell’ Enciclopedia, nascono svariati gruppi di letterati, come l’Accademia dei Pugni e l’Accademia dei Trasformati, entrambe a Milano. Il primo scrittore a presentare rudimenti di ideali illuministi è Vico, che non dimentica però la propria cultura napoletana. Questi però, insieme a Muratori, scrive per un pubblico limitato di eruditi, mentre ciò che differenzia gli illuministi della seconda metà del Settecento è proprio il rivolgersi a un pubblico potenzialmente molto più ampio, non necessariamente abituato al latino e all’uso della lingua letteraria.

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Altri autori importanti dell’illuminismo italiano sono Cesare Beccaria e i fratelli Verri, Pietro e Alessandro.

Cesare Beccaria nacque a Milano, studiò prima a Parma e poi a Pavia e subito si interessò agli scritti illuministici francesi.

La sua opera più famosa è il saggio Dei delitti e delle pene, nel quale egli tratta i temi del sistema giudiziario e carcerario del tempo, avanzando questioni sul fine della pena e sostenendo l’inammissibilità della tortura e della pena di morte. Lo scritto suscitò subito un grande successo, divenendo modello per il nuovo sistema giudiziario promosso da Caterina II di Russia e fornendo all’autore un invito a Parigi grazie al quale egli poté partecipare all’illuminismo francese.

I fratelli Verri diventano famosi nel panorama illuminista italiano per la fondazione dell’Accademia dei Pugni e alla conseguente nascita del “Caffè”. Il più grande, Pietro, nelle proprie opere si occupa del piacere, definendo l’azione umana come continua tensione nella ricerca del piacere, il quale è frutto della cessazione del dolore. Alessandro, invece, nei suoi scritti, tenta di dimostrare, sulle orme di Beccaria, l’inadeguatezza del sistema giuridico e i difetti del costume letterario. Spostatosi a Parigi, rimane negativamente colpito dagli ambienti intellettuali, iniziando così ad allontanarsi dall’Illuminismo fino ad arrivare ad abbracciare i primi atteggiamenti pessimistici, tipici del romanticismo che inizia a porre le proprie basi proprio nell’ultimo periodo di vita del letterato.

I tre illuministi italiani più importanti sono, però, altri: Goldoni, Parini e Alfieri, letterati completamente diversi l’uno dall’altro, data soprattutto la distanza delle nascite, e la conseguente vita in vari periodi dell’Illuminismo.

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