Decadentismo: riassunto sui concetti e tematiche principali

Decadentismo: riassunto sul suo sviluppo, le tematiche principali, la visione del mondo decadente, la poetica del Decadentismo e il Simbolismo

Decadentismo: riassunto sui concetti e tematiche principali
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Decadentismo: riassunto

Decadentismo: riassunto
Fonte: ansa

Il Decadentismo si sviluppa in Francia nella seconda metà dell’800 in contrapposizione al Naturalismo e al Verismo, ed è una corrente culturale che influenzerà tutta la letteratura del ‘900. Il termine “decadente” fu inizialmente usato in senso dispregiativo da parte della critica tardo-ottocentesca per identificare una nuova generazione di poeti considerati al di fuori della norma, sia nella produzione artistica sia nella pratica della vita, i cosiddetti “poeti maledetti”, che apparivano alla gente comune dei decadenti, cioè corrotti e dissoluti. 

Ma loro non si offesero e usarono questo appellativo come simbolo per indicare la propria diversità ed estraneità nei confronti della società nella loro rivista “Le Décadent” uscita nel 1886. Teorico del Decadentismo fu il poeta francese Paul Verlaine.

Visione del mondo decadente

Alla base di questa corrente letteraria vi è l’irrazionalismo: i decadenti rifiutavano le tendenze positivistiche e materialistiche della società borghese. Essi vi si contrappongono attraverso atteggiamenti anticonformisti (autonomi, indipendenti) e anticonvenzionali; e pur consapevoli di essere rifiutati dalla società borghese ne fanno motivo di orgoglio e distinzione rivendicando la loro superiorità. Il decadente ritiene che la ragione e la scienza non possano dare la conoscenza della realtà, perché l’essenza di essa è al di là delle cose, misteriosa ed enigmatica. L’anima decadente è sempre protesa verso il mistero e l’inconoscibile.

La visione decadente propone una somiglianza tra io e mondo, tra soggetto e oggetto. Una corrente profonda li unisce al di là della realtà, in una zona in cui l’individualità scompare e si fonde con il tutto. La scoperta dell’inconscio è il dato fondamentale della cultura decadente, senza di essa non sarebbe possibile capire niente della concezione del decadentismo.

Se il mistero non può essere colto attraverso la ragione e la scienza, altri sono i mezzi mediante cui il decadente cerca di attingere ad esso.

Come strumenti privilegiati del conoscere vengono indicati gli stati anomali e insensati dell’esistere: la malattia, la follia, la nevrosi, il delirio, il sogno e l’incubo, l’allucinazione. Gli stati d’alterazione possono essere provocati artificialmente, attraverso l’uso dell’alcol, dell’assenzio o delle droghe, l’hashish, l’oppio o la morfina. Infatti, si ritiene che l’uso di stupefacenti potenzi all’infinito le facoltà umane, sottraendole al meccanismo delle abitudini quotidiane e ai limiti della ragione, che accresca le facoltà conoscitive e fantastiche, che provochi stati di estasi e che quindi permetta di entrare in contatto con l’Assoluto.

Vi sono poi altre forme di estasi: il panismo, ovvero l’annullamento dell’io individuale nella vita del gran Tutto, che porta al potenziamento all’infinito della vita e l’Epifania (rivelazione), che consiste nell’analisi di un qualsiasi particolare delle realtà, il quale si carica di un misterioso significato, che affascina come un messaggio proveniente da un'altra dimensione.

Poetica del Decadentismo

Tra i momenti privilegiati della conoscenza per i decadenti, vi è l’arte. Il pittore, il poeta e il musicista sono considerati dei "veggenti", capaci di spingere lo sguardo dove l'uomo non vede più nulla, di rivelare l'assoluto. Quindi l’arte appare il valore più alto collocato al di sopra di tutti, anzi, deve assorbire tutti quanti in sé. Questo culto dell'arte ha dato origine al fenomeno dell'estetismo. L'esteta è colui che assume come principio della sua vita non i valori morali, bensì il bello ed in base ad esso agisce e giudica la realtà. Va alla ricerca di rare sensazioni e di oggetti preziosi, non gli piace la volgarità e la banalità della gente. Arte e vita per lui si mescolano: la vita è un’opera d’arte. L’arte e la poesia diventano pure, senza ideali morali e civili (l’arte fugge dalla realtà storica). Si determina una rivoluzione del linguaggio poetico: alle immagini nitide e distinte si sostituisce il vago, l’indefinito, che solo è capace di evocare sensi misteriosi e di rivelare l’ignoto. La poesia diventa oscura, al limite dell’incomprensibilità. Il poeta comunica con forme cifrate, allusive, enigmatiche, rivolte a pochi iniziati, perché solo gli iniziati sono in grado di accedere al mistero e di comprenderlo. Il poeta non parla ad altri che a se stesso; si rifiuta di rivolgersi al pubblico borghese, ritenuto mediocre e volgare. L’artista sente cosi il bisogno di difendersi, di differenziarsi, e si rifugia nel linguaggio cifrato ed ermetico per salvare l’arte “vera”(la sintassi si fa vaga e indefinita).

Tecniche espressive: Nella visione decadente la musica è la suprema fra le arti, proprio perché è la più indefinita, perché svincolata da ogni significato logico. Nell’animo decadente la musica provoca vere e proprie estasi. Strumento linguistico:

  • metafora: è una visione simbolica del mondo, dove ogni cosa rimanda ad altro. La metafora decadente, non è regolata da un semplice rapporto di somiglianza tra due oggetti, ma istituisce legami tra realtà fra loro distanti.
  • simbolo: oscuro e misterioso, carico di sensi (vedi simbolismo).
  • sinestesia: affine alla funzione della metafora, è una fusione di sensazioni, nel senso che impressioni che colpiscono un senso evocano altre impressioni relative a sensi diversi: per esempio un colore (sensazione visiva) suscita sensazioni uditive, tattili o olfattive.

Temi e miti della letteratura decadente

I decadenti sono affascinati dalla lussuria (abbandono al piacere sessuale), complicata da pervesione e crudeltà. La nevrosi, e quindi la malattia, è un altro tema decadente: è il simbolo della società corrotta, ormai prossima alla fine. La malattia decadente diventa però anche una condizione privilegiata, un segno di nobiltà. Alla malattia umana viene poi associata la malattia delle cose, amano tutto ciò che è corrotto e impuro. La malattia e la corruzione affascinano i decadenti anche perché sono immagini della morte, tema ossessivo di questo periodo.

Al fascino esercitato dalla malattia, dalla decadenza e dalla morte, si contrappongono però tendenze opposte: il vitalismo, cioè l’esaltazione della pienezza vitale senza limiti e senza freni, la ricerca del godimento “dionisiaco”. Teorico del vitalismo fu Nietzsche e dell’applicazione letteraria D’Annunzio. Il vitalismo è tipico infatti del superuomo d’annunziano che si caratterizza subito come una maschera per allontanare l’attrazione della morte. L’artista decadente si isola dalla realtà contemporanea, orgoglioso della propria diversità.

Poeta dandy: colui che riesce a tirar fuori quello che ha dentro e si distacca dalla società, si sente superiore, ha una vita senza regole (poeta veggente come Baudelaire).

Poeta vate: il poeta impegnato nella vita politica.

Nascono alcune figure ricorrenti nella letteratura decadente:

  • Innanzitutto il “poeta maledetto”, che viola tutti i valori e gli schemi della società, che sceglie il male e si accontenta di una vita misera, vagabonda, sregolata, condotta sino all’estremo limite dell’autoannientamento attraverso il vizio della carne, l’uso dell’alcool e delle droghe. L’artista è affascinato dal proibito ed è sensibile.
  • L’altra figura è quella dell’esteta, come il Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde. E’ l’uomo che vuol trasformare la sua vita in un’opera d’arte, sostituendo alle leggi morali le leggi del bello e andando alla ricerca di belle sensazioni e piaceri raffinati. L’esteta ha l’orrore della vita comune, della volgarità borghese, di una società dominata dall’interesse materiale e dal profitto e si isola in solitudine, circondato dalla bellezza e dall’arte.
  • Terza figura è quella dell’inetto a vivere. L’inetto è escluso dalla vita a cui non sa partecipare per mancanza di energie vitali; egli può solo rifugiarsi nelle sue fantasie, vorrebbe provare forti passioni, ma è ormai impotente: più che vivere, si osserva vivere. Ed è proprio la sua qualità di intellettuale che fa raggelare i suoi sentimenti così da isolarlo dalla vita. L’inetto a vivere conosce una variante originale col “fanciullino” pascoliano: il rifiuto della condizione adulta, della vita di relazione al di fuori del “nido” familiare: il fanciullino è portatore di una visione fresca e ingenua, che scopre le cose nella loro pura essenza. Tutti gli uomini hanno un’anima nascosta dentro di sé.
  • Altra figura mistica è quella del superuomo dannunziano, un individuo superiore alla massa, forte e dominatore, che si muove alle conquiste di mete eroiche ed ha il compito di riportare l’Italia alla grandezza del passato e ai suoi destini imperiali (i due miti, del fanciullino e del superuomo, sono legati e nascono dalle stesse basi).

Simbolismo

Tendenza letteraria interna al Decadentismo, secondo la quale la realtà è soltanto apparente e va interpretata. Privilegia gli aspetti indefiniti e vaghi.

Il punto di partenza di questa poetica è costituito, nei “Fiori del Male” di Baudelaire: in esso la natura è rappresentata come un tempio di “viventi pilastri”, da cui, tra “foreste di simboli”, escono “confuse parole”. Quindi gli aspetti della natura sono simboli di una realtà che si colloca al di là delle cose. Il poeta è colui che ha la facoltà di decifrare questi simboli e il linguaggio deve essere allusivo ed evocativo. Il simbolismo infatti tende ad una descrizione soggettiva piuttosto che ad una oggettiva. Gli esponenti più importanti di questa corrente furono: Charles Baudelaire, Paul Verlaine, Arthur Rimbaud e Stéphane Mallarmé e, per quanto riguarda l'Italia, Giovanni Pascoli, il simbolista per eccellenza.

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