Inferno di Dante: cos'è. Riassunto della prima Cantica della Divina Commedia

L'Inferno è la prima delle tre cantiche che compongono la Divina Commedia. Riassunto dell'Inferno di Dante: testo, struttura, gironi e personaggi in 10 punti fondamentali

Inferno di Dante: cos'è. Riassunto della prima Cantica della Divina Commedia
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Inferno di Dante Alighieri: riassunto

La Divina Commedia è sicuramente uno dei testi più studiati a scuola. Divisa in Inferno, Purgatorio e Paradiso, l'opera è un caposaldo della letteratura italiana. 

L'Inferno è con tutta probabilità la cantica più apprezzata anche dagli studenti. Come non emozionarsi del resto mentre si leggono le parole degli amanti-cognati Paolo e Francesca nel V canto?

Riassunto dell'Inferno

Nonostante sia parecchio amato, è abbastanza difficile sintetizzare l'Inferno: Dante al suo interno, coniuga tutta una serie di elementi memori di storia, mitologia, cristianità e tanti altri elementi. Noi di Studenti.it abbiamo selezionato quelle parti dell'Inferno che sicuramente ognuno di voi studia: si tratta dei primi cinque canti, del XXVI e del XXXII.

Ad arricchiere questo, abbiamo aggiunto anche delle annotazioni sulla complessa struttura dell'Inferno dantesco e sulle fonti sulle quali il poeta si è basato per il suo capolavoro. Inferno di Dante: analisi e parafrasi canto I | Analisi e parafrasi canto II

Ecco l'Inferno in 10 punti!

Cos'è l'Inferno

L'Inferno è la prima delle tre cantiche che compongono la Divina Commedia di Dante Alighieri. L'Inferno è l'unica delle tre cantiche dantesche a possedere 34 canti invece di 33. Ogni canto è diviso in terzine composte in tre endecasillabi con rima incatenata.

Struttura dell'Inferno

L'Inferno ha una struttura concentrica che assume la forma di una sorta di cono. Man mano che si scende, questo si rimpicciolisce sempre di più. La distribuzione dei peccati è basata sull'Etica Nicomachea di Aristotele secondo la quale questi sono più o meno gravi a seconda del quantitativo di ragione usato nell'atto peccaminoso stesso.

I e II canto: la selva oscura e Virgilio

Il I canto dell'Inferno rappresenta una sorta di Proemio di tutta la Divina Commedia. Tutto ha inizio nella selva oscura, che si trova nei pressi di Gerusalemme. La selva rappresenta il peccato e Dante vi vaga poiché ha smarrito la retta via.

Nella selva Dante incontra tre belve, ciascuna simbolo di un peccato:

  • la lonza, rappresentante la lussuria;
  • il leone, sinonimo di superbia
  • la lupa, simbolo di avarizia.

Dante è spaventato per quest'incontro, ma in suo aiuto arriva il poeta latino Virgilio (allegoria della ragione). Egli gli mostra il percorso da seguire e soprattutto lo scopo del suo viaggio. Inoltre gli fa presente come Beatrice (allegoria della teologia), donna amata da Dante e morta a soli 24 anni, sia scesa dal Paradiso proprio per esortarlo a guidare il poeta fiorentino.

Virgilio guiderà Dante fino al Paradiso e una volta giuntovi Beatrice prenderà il suo posto come guida: questo perché per arrivare a Dio serve sì la ragione (Virgilio) ma questa è inutile se non vi è la fede (Beatrice).

III Canto: entrata nell'Inferno e Caronte

La vera e propria entrata nell'Inferno si ha nel III canto: qui Dante e Virgilio aprono la porta dell'Inferno nella quale sono incisi i versi Lasciate ogni speranza voi ch'intrate.

Qui le anime non hanno nessuna speranza di salvezza tanto che Dante, appena varcata la soglia dell'Inferno, inizia a sentire il lamento delle anime che aspettano di essere trasportate al di là dell'Acheronte.Tra queste anime Dante individua il gruppo degli ignavi ossia delle anime triste di coloro\che visser sanza 'nfamia e sanza lodo.

La loro punizione è correre in eterno dietro ad un'insegna mentre delle vespe li pungono su tutto il corpo.

Tra gli ignavi Dante nota l'ombra di colui\che fece per viltade il gran rifiuto, la cui identità parrebbe essere quella di Celestino V. Virgilio afferma che di questi  peccatori il mondo non si ricorderà mai poichè non presero mai una posizione;  la loro collocazione inoltre è particolare in quanto si trovano nel vestibolo infernale ma non nell'Inferno vero e proprio. Giunti sulla riva del fiume Acheronte, Dante e Virgilio incontrano il primo personaggio infernale: Caronte, che come nella mitologia greca è il nocchiero delle anime dannate.

Schema dell'Inferno

Le tre tipologie di peccati che appaiono nell'Inferno di Dante sono:

  • peccati di incontinenza: commessi senza usare la ragione;
  • peccati di violenza: uso ben consapevole della ragione, eccetto alcuni casi dove i peccatori sono più guidati dall'istinto;
  • peccati di fraudolenza:commessi usando la ragione

La modalità della punizione segue invece è applicata secondo la legge del contrappasso (contra+patior=soffrire il contrario): questa è applicata secondo un principio in base al quale si stabilisce la pena secondo il contrario della loro colpa commessa o per analogia ad essa.

Tutta la Divina Commedia richiama il simbolismo legato al numero 3 e anche la cantica dell'Inferno non è da meno: i cerchi sono infatti 9, ciascuno dei quali diviso in tre sezioni. Ogni sezione richiama a 3 diverse tipologie di peccato: incontinenza (Cerchi I-V), violenza (Cerchi VI, VII, quest'ultimo suddiviso in tre gironi, VIII, suddiviso in 10 bolge) e fraudolenza (IX Cerchio).

Ogni sezione è caratterizzata dalla presenza di tre fiumi infernali: Acheronte, Stige e Cocito.

Canto IV: I Cerchio, il Limbo dei virtuosi

Dante si risveglia sull'altra riva dell'Acheronte dopo essere stato trasportato da Caronte. Ora egli si trova insieme a Virgilio nel I cerchio dell'Inferno, del quale fanno parte tutti coloro che non vissero nella fede (i virtuosi): i non battezzati, ma anche tutti quelli nati prima dell'avvento della Cristianità. La pena di queste anime è l'eterno sospiro, generato dalla mancanza di Dio. Unica eccezione, come afferma Virgilio, sono i patriarchi ebrei e le loro spose, portati in Paradiso da Gesù Cristo il quale discese negli inferi dopo la sua morte proprio per portare queste anime nell'alto dei cieli.

Tra coloro che sospireranno eternamente, Dante colloca i poeti classici come Omero, Orazio, Ovidio e Luciano con i quali egli intraprenderà anche un discorso.

Finito di parlare con loro, Dante nota un castello caratterizzato dal numero 7, simbolo delle virtù. Qui vi sono gli spiriti di Elettra, Ettore, Enea, Cesare, Camilla, Pentesilea, Latino e Lavinia, il Saladino, Socrate, Platone, Aristotele, i filosofi presocratici, Orfeo, Cicerone, Avicenna, Galeno e Averroè.

Il canto è cosparso di malinconia e ricorda lo stile delle Bucoliche di Virgilio, mentre il castello è memore dei Campi Elisi virgiliani

Canto V: II Cerchio, i lussuriosi

All'inizio del II cerchio Dante incontra Minosse, custode di tutte le anime dannate eccetto che degli ignavi e dei virtuosi. Egli avvisa il poeta dei pericoli dell'Inferno e gli dice anche di diffidare di Virgilio, sottolineando come egli rimanga pur sempre un'anima dannata.

Il poeta latino però zittisce Minosse nel momento in cui ricorda a Dante la volontà divina che fa da sfondo al loro viaggio.

I peccatori situati in questo cerchio sono i lussuriosi ossia tutti coloro che preferirono l'amore carnale rispetto a Dio. La loro pena è stabilita secondo la legge del contrappasso: sono condannati a vivere all'interno di una bufera infernale così come in vita preferirono la bufera della passione.

Tra queste anime vi sono Semiramide, Didone, Cleopatra, Elena, Achille, Paride, Tristano. Dante nota due spiriti con i quali vorrebbe parlare: si tratta degli amanti-cognati Paolo e Francesca.

Dante si sente molto vicino a queste anime: nella Vita Nova infatti è ispirato da un sentimento simile. Il discorso con Paolo e Francesca è infatti governato da un pathos senza iguali

Canto XXVI, VIII cerchio, VIII bolgia, Consiglieri fraudolenti

Dante e Virgilio risalgono un dirupo, dal quale è visibile l'VIII bolgia cosparsa di lingue infiammate ciascuna delle quali custodisce un peccatore di frode, ossia tutti coloro che, per trarne vantaggio loro hanno consigliato di proposito al prossimo di agire in maniera fraudolenta. La pena del contrappasso sta nel fatto che essi utilizzarono facilmente la lingua per tramare inganni e frodi e ora sono avvolti in una lingua di fuoco.

Dante nota però una fiamma veramente singolare che assume una forma biforcuta: essa contiene Ulisse e Diomede, responsabili sia dell'inganno del cavallo che permise ai Greci di espugnare Troia sia del furto della statua di Pallade.

Canto XXXIII, IX Cerchio, traditori della patria , degli amici e degli ospiti

La pena di questi peccatori è l'essere eternamente conficcati nel ghiaccio in varie posizioni a seconda del peccato; questo perché in vita il loro cuore fu freddo proprio come un pezzo di ghiaccio.

Qui Dante incontra il Conte Ugolino della Gherardesca e l'Arcivescovo Ruggieri degli Ubaldini. Del cranio di quest'ultimo il Conte Ugolino si sta cibando; il conte racconta la sua triste storia a Dante: fatto prigioniero ad opera dei Ghibellini, fu lasciato morire di fame e di sete dai suoi figli e dai suoi nipoti. Dopo aver ascoltato il suo racconto, Dante lancia un'invettiva contro Pisa, città responsabile della tragedia del Conte.

Il Conte Ugolino è collocato da Dante tra i peccatori per aver abbandonato il suo partito, ossia quello dei Ghibellini.

Le fonti dell'Inferno

La Divina Commedia si serve di diverse fonti:

  • Mitologia classica
  • Bibbia
  • Teologia della Scolastica
  • Apocalisse di Giovanni
  • Fonti medievali come les chansons de geste

I personaggi principali dell'Inferno

Dante, insieme alla sua guida Virgilio, nella prima delle tre cantiche della Commedia incontra varie creature mostruose. Le principali sono: 

  • Caronte: La creatura infernale che ha il compito di traghettare le anime dei dannati da una riva all'altra del fiume Acheronte. Dante lo descrive come un vecchio nocchiero con la barba e gli occhi infuocati.
  • Minosse: È il giudice dell’Inferno che ha il compito di assegnare alle anime la giusta punizione. Il numero di volte che gira la sua coda intorno a sé stesso, indica e stabilisce il cerchio infernale in cui saranno condannati i dannati.

  • Cerbero: Il cane a tre teste che tormenta le anime dei golosi, graffiando e tormentando con i suoi latrati i dannati, i quali si trovano a sprofondare in una fanghiglia maleodorante.

  • Pluto: La divinità del regno degli Inferi che Dante descrive come un demone deformato dalla rabbia e dall’avidità, compare nell’opera come guardiano e custode dei peccatori avari.

  • Minotauro: La creatura mostruosa con il corpo di un uomo e la testa di un toro, emblema della violenza bestiale e custode dei dannati colpevoli di violenza contro il prossimo.

  • Gerione: Un mostro volante con la testa di un uomo, corpo di serpente, ali di pipistrello, zampe pelose e coda di scorpione. Rappresenta l’allegoria della falsità, della frode, infatti, il volto rassicurante da uomo contrasta con il resto del corpo bestiale e spaventoso.

  • Lucifero: L’angelo caduto che si ribellò a Dio e che sprofondando nel cuore della Terra, ha creato l’Inferno. È il più terribile tra i mostri dell’Inferno di Dante, è una creatura gigantesca imprigionata nel ghiaccio e possiede ali di pipistrello e tre facce demoniache. Ogni bocca dei tre volti mastica per l’eternità un corpo.

L'audiolezione su Dante Alighieri

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