Il cavaliere inesistente: riassunto capitoli

Riassunto dei capitoli del romanzo fantastico di Italo Calvino, Il cavaliere inesistente, dalla raccolta "I nostri antenati" (3 pagine formato doc)

Appunto di nrg85

IL CAVALIERE INESISTENTE: RIASSUNTO CAPITOLI.
CAPITOLO 1

Il cavaliere inesistente (riassunto dalla raccolta “I nostri antenati“ di Italo Calvino). Capitolo 1°. Nella città di Parigi era schierato l’esercito di Francia. Erano schierati perché stavano aspettando l’ispezione del re Carlomagno. Avendo caldo con l’armatura addosso alcuni dei soldati svenivano. Dopo un po’ arrivò Carlomagno su di un cavallo, egli doveva controllare tutti i paladini.

Ad ogni paladino lui si fermava, gli chiedeva il nome e lo guardava. Continuando l’ispezione arrivò ad un paladino tutto vestito di bianco con uno scudo bellissimo e con l’elmo che gli copriva il volto. Carlomagno gli chiese il nome. Questo paladino si chiamava Agilulfo. Carlomagno gli chiese perché lui non aveva alzato l’elmo e Agilulfo gli rispose che dietro a quell’elmo non c’era nessuno, il re lo obbligò ad alzarlo e vide che dentro a quella armatura non c’era niente. Finita l’ispezione tutti i soldati e i paladini scesero da cavallo e andarono a ristorarsi. Agilulfo provò a cercare di conversare con gli altri paladini ma non ci riuscì e se ne andò in un prato. Più tardi Agilulfo andò nelle stalle a vedere se c’era qualcuno che sorvegliava i cavalli e vide che non c’era nessuno. Sgridò tutti gli stallieri e rifece i turni di sorveglianza. Agilulfo non era ben veduto dagli altri soldati perché lui voleva sempre avere ragione.

IL CAVALIERE INESISTENTE: RIASSUNTO BREVE DEL CAPITOLO 2

Capitolo 2°. Le sentinelle e i soldati non vedevano mai l’ora che arrivasse la sera, così potevano andare a dormire. Durante la notte tutti dormivano apprte le sentinelle che erano di guardia e Agilulfo. Agilulfo non poteva mai dormire perché se si addormentava lui spariva. Lui passava la notte a lucidarsi l’armatura (che non si toglieva mai) e la spada, dopodiché usciva dalla sua tenda e andava a vedere che cosa facevano gli altri soldati. A volte li sorprendeva a rubare del vino che era avanzato la sera prima, ma lui non sapeva mai se intervenire o no perché siccome agli altri soldati non piaceva il suo comportamento da impiccione allora lui cercava di trattenersi e girava a largo. Ad un tratto sguainò la spada e la agitò nell’aria. Un giovane che passava da quelle parti gli chiese se poteva esercitarsi con lui con la spada, perché lui voleva ammazzare Isoarre l’argalif che aveva ucciso suo padre in battaglia. Agilulfo gli disse che per uccidere questo uomo si doveva andare a chiedere alla sovrintendenza dei duelli. I due si lasciarono alle prime luci dell’alba, mentre già qualche soldato si stava svegliando. Questo ragazzo di nome Rambaldo seguì due grandi capi che andavano a un tavolo dove c’era una mappa. Il giovane gli raccontò tutta la storia che lui voleva uccidere quell’uomo perché aveva ucciso suo padre. I due capi gli dissero che era difficile uccidere quell’uomo e che al massimo poteva ammazzare delle altre persone che erano sempre arruolate con Isoarre. Rambaldo non ne volle sapere e andò a parlare con la sovrintendenza dei duelli, ma anche li gli dissero che non poteva ucciderlo lui perché era troppo forte Isoarre. A quel punto si gettò a terra e iniziò a piangere si senti una mano che lo accarezzava in testa, era Agilulfo. Rambaldo gli raccontò tutto e chiese a Agilulfo se era vero che non dormiva perché lui non esisteva, e se lui si appisolasse solo un poco non si ritroverebbe più. Così Agilulfo continuò a raccontare a Rambaldo come trascorreva lui il giorno e la notte senza mai che si addormentasse per un istante.

Il cavaliere inesistente: riassunto breve di ogni capitolo

IL CAVALIERE INESISTENTE: RIASSUNTO DEL CAPITOLO 3

Capitolo 3°. L’esercito quella mattina si era messo in viaggio. Il re stava all’inizio della fila con affianco tutti i paladini. La gente che si trovava in strada o nei campi, al passare del re tutti s’inchinavano. Strada facendo incontrò un vagabondo che era pazzo lui credeva di essere un’oca, un albero, una pera ecc. In ogni paese che incontravano tutti lo conoscevano e gli davano nomi diversi (Gurdulù, Omobò, Martinzul).