L'anello di Re Salomone: riassunto

L'anello di Re Salomone: riassunto del libro in cui Konrad Lorenz espone i suoi studi sul comportamento degli animali

L'anello di Re Salomone: riassunto
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L'ANELLO DI RE SALOMONE DI KONRAD LORENZ

L'anello di re Salomone: riassunto del libro di Konrad Lorenz
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L'anello di re Salomone è un libro di Konrad Lorenz, scrittore e zoologo austriaco, pubblicato per la prima volta nel 1949. Il libro descrive la relazione tra il comportamento animale e quello umano, utilizzando la metafora dell'anello di re Salomone. Lorenz sostiene che i comportamenti dettati dall'istinto degli animali sono simili a quelli umani e che la chiave per comprendere la natura umana risiede nella comprensione della natura animale. Il libro ha contribuito alla ricerca nel campo della biologia evolutiva e della psicologia comparata.

RIASSUNTO

Lorenz sostiene che è possibile comunicare con le bestie se si conosce il loro linguaggio. Secondo lui le bestie comunicano non solo attraverso segnali vocali, ma anche attraverso gesti innati codificati. Questo vale anche per la loro comprensione e comunicazione con l'uomo. Lorenz dà l'esempio del suo cane che sa riconoscere il significato del suo alzarsi dalla sedia. Lorenz sostiene anche che alcuni animali possono "contare" interpretando la conoscenza che l'uomo ha già. Lorenz afferma inoltre che i pappagalli parlanti interpretano solo e non comunicano per uno scopo specifico. La loro capacità di apprendere nuovi vocaboli è limitata e avviene solo durante momenti di agitazione.

L'autore ha cresciuto dieci ochette per studiare il loro linguaggio. Ha cercato di farle adottare da un'oca bianca, ma la prima ochetta si è attaccata a lui. Lorenz ha imparato i segnali delle oche per comprenderne i desideri e ha fornito istruzioni su come scegliere un animale da compagnia. Ha avvertito che non bisogna accettare animali che necessitano di cure costanti o che sono difficili da vivere per l'uomo.

Lorenz consiglia di acquistare animali come cani o stordi, ma considera la loro vita breve che causa una separazione precoce e dolorosa. Si dovrebbe sempre comprare la specie scelta e non cercare di curare un animale selvatico ferito senza le competenze adeguate. Quando si visita un giardino zoologico, le bestie che suscitano compassione sono il fringuello, il leone e l'aquila, che sono tra quelli che soffrono meno la cattività. Il fringuello non ha bisogno di grandi spazi, il leone è pigro e l'aquila è intelligente come una gallina e il suo problema più grande non consiste nelle dimensioni della gabbia, ma negli ospiti con cui la deve condividere.

Alcuni animali soffrono di più in cattività rispetto ad altri. Cani, uccelli evoluti e scimmie sono i più colpiti, mentre fringuelli, leoni ed aquile soffrono meno. La concezione errata che si ha di carnivori come assassini e di erbivori come vittime viene criticata dall'autore. Anche l'interpretazione del comportamento animale in cattività viene messa in discussione, come ad esempio la mortalità tra due tortore rinchiuse in una gabbia.

Il fatto è semplicemente spiegabile: la tortora se è in pericolo fugge rapidamente, ma in una gabbia non lo può fare, così le placide beccate di una si rivelano fatali per l’altra. I lupi, invece, seguono da sempre un codice cavalleresco simile, ma spesso più pietoso, a quello degli eroi epici. Se, ogni volta che queste bestie s’incontrassero, una avesse il sopravvento sull’altra da molto tempo la specie non esisterebbe più.

Secondo Lorenz la maggior parte dei cani attuali non proviene dal lupo, ma dallo sciacallo. Ci sono differenze significative nella personalità tra i discendenti dello sciacallo e quelli del lupo.

Lo scrittore non nasconde che varie volte è stato lui a far ridere i suoi concittadini perché, da bravo etologo, cerca di studiare il comportamento delle bestie. Una volta un gruppo di turisti lo osserva meravigliato vedendo un uomo barbuto girare accovacciato e continuando a ripetere qua-qua. Nessuno di loro può immaginare che in realtà è seguito da una nidiata di germani reali di cui si stava occupando. Un’altra volta, per mettere l’anello alle zampe delle taccole, si traveste da diavolo, con tanto di coda e forcone, e va sui tetti seguito dall’incessante gracchiare delle taccole infastidite.

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