Seconda rivoluzione industriale: riassunto, invenzioni e scoperte

Seconda rivoluzione industriale: riassunto delle invenzioni e delle scoperte che hanno cambiato il modo di produrre e vivere nell'epoca moderna

Seconda rivoluzione industriale: riassunto, invenzioni e scoperte
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Seconda rivoluzione industriale

Il mondo nel 1880
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La Seconda Rivoluzione industriale, un po' come successo con la prima, ha dato avvio a trasformazioni e stravolgimenti tali da essere stata uno dei momenti più rilevanti per la storia dell'uomo. Questo nuovo tipo di rivoluzione, in particolare, ha cambiato alcuni processi tipici del Novecento, introducendo importanti e significativi cambiamenti nella vita e nelle abitudini quotidiane delle persone grazie alle invenzioni.

Qualche esempio delle innovazioni della seconda  rivoluzione industriale:

  • La lampadina di Edison;
  • Il motore a scoppio;
  • Le automobili;
  • I tram elettrici per il trasporto pubblico;
  • Gli ascensori;
  • La bicicletta.

Sotto certi aspetti la vita delle persone migliorò grazie ai progressi della tecnologia, nella scienza, nella medicina... ma per le classi più povere - usate come bassissima manovalanza nelle fabbriche - non fu così. Anche i bambini venivano impiegati e sfruttati molte ore al giorno nelle industrie, cosa che non consentiva loro di andare a scuola e studiare. Il proletariato - gran parte del quale arrivava dalle campagne in cerca di lavoro senza possedere nulla, in condizioni di estrema povertà - nel breve periodo non migliorò di certo la propria condizione. È famosa la frase di Alessandro Manzoni: "Non sempre ciò che viene dopo è progresso". Per alcuni aspetti, e per alcune categorie di persone, fu così ancora per i primi decenni del Novecento,
quando iniziarono le prime lotte sociali, le rivendicazioni e la questione del proletariato fu posta al centro del dibattito sociale e politico.

Seconda rivoluzione industriale: riassunto

Guglielmo Marconi
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Negli anni fra il 1870 e il 1900 fecero la loro prima apparizione una seria di strumenti: la lampadina e l’ascensore elettrico, il motore a scoppio e i pneumatici, il telefono e il grammofono, la macchina per scrivere e la bicicletta, il tram elettrico e l’automobile…

Tutti questi prodotti sarebbero presto entrati a far parte del nostro uso quotidiano. Ma non solo: nel 1873 apparve il frigorifero, un anno dopo fecero la loro comparsa il ferro da stiro elettrico, la penna stilografica, la gomma per cancellare e la carta assorbente.

Nel 1876 lo scozzese Alexander Graham Bell costruì il telefono (già ideato dall’italiano Antonio Meucci); nel 1877 Edison brevettò il fonografo, che qualche anno più tardi fu trasformato in grammofono da Hans Berliner.

Nel 1895 l’italiano Guglielmo Marconi effettuò il primo esperimento di telegrafo senza fili e i fratelli francesi Lumière inventarono il cinema.

Nel 1888 lo scozzese John Boyd Dunlop, utilizzando il processo di vulcanizzazione del caucciù inventato dall’americano Charles Goodyear, costruì il pneumatico. Questa invenzione, accanto a quella dei cuscinetti a sfere e all’uso dell’acciaio, consentì la costruzione delle moderne biciclette, per le quali nel 1880 arrivò anche la catena.

La fabbricazione della cellulosa permise di iniziare la produzione di materie plastiche. La dinamite, inventata dallo svedese Nobel, fu usata principalmente a scopo bellico.

Nel 1903 due americani, i fratelli Orville e Wilbur Wright, fecero sollevare da terra un mezzo più pesante dell’aria diverso dall'aerostato: si aspetterà il 1911 per vedere costruito il primo aereo, uno dei simboli del Novecento.

Modelli di biciclette di fine '800
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La vera novità della Seconda rivoluzione industriale si rivelò soprattutto nell’applicazione su sempre più larga scala delle scoperte ai vari rami dell’industria. Il legame che si veniva a creare tra scienza e tecnologia e tra tecnologia e mondo della produzione diventava sempre più stretto: scienziati di grande prestigio misero i loro studi a disposizione dell’industria, ingegneri, biologi, chimici e fisici divennero titolari o contitolari di imprese.

Nessun settore produttivo rimase estraneo a questa nuova ondata tecnologica. Gli sviluppi più interessanti si concentrarono in industrie “giovani”, come quella chimica o nella produzione dell’acciaio. L’impiego su vasta scala dell’acciaio,in particolare, fu uno dei tratti distintivi della nuova epoca. Con l’impiego di nuove tecniche di fabbricazione, si ebbe finalmente ciò che mancava fino a quel momento: una vasta produzione di acciaio a prezzi contenuti.

L’acciaio venne usato per le rotaie delle ferrovie, per le corazze delle navi da guerra, per gli utensili domestici e per le macchine industriali, oltre che per la costruzione di edifici e ponti, come il Tower Building di New York, e la Torre Eiffel, realizzata nel 1889 in occasione dell’Esposizione universale di Parigi.

L’industria chimica era un’industria multiforme, che abbracciava una grande varietà di produzioni: dalla carta al vetro, dai medicinali ai concimi, dai saponi ai coloranti, dagli esplosivi alla ceramica.

La stessa metallurgia poteva essere considerata una branca della chimica applicata: nel 1886 si scoprì come ricavare l’alluminio dalla bauxite. La crescita delle nuove industrie fece aumentare la domanda di prodotti “intermedi”, destinati cioè a essere impiegati come reagenti chimici in altre lavorazioni. I più diffusi erano l’acido solforico e la soda, usata come detergente e sbiancante e nella fabbricazione del vetro e nella siderurgia. Produzioni come quella della soda e dell’acido solforico costituirono la base per lo sviluppo dell’industria chimica, che allargò e diversificò l’area delle sue specializzazioni. Intorno al 1870 fecero il loro ingresso i coloranti artificiali e fra il 1889 e il 1892 furono realizzate in Francia e in Inghilterra le prime fibre tessili artificiali, derivate dalla cellulosa.

Legato ai processi chimici fu lo sviluppo del settore alimentare: si ebbero nuovi metodi per la sterilizzazione, la conservazione e l’inscatolamento dei cibi, nonché lo sviluppo delle tecniche di refrigerazione.

Thomas Edison e Ford
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Seconda rivoluzione industriale semplificata

Nella prima rivoluzione industriale era stata inventata la macchina a vapore, che stava per essere inglobata dalla macchina con il motore a scoppio, inventato dai tedeschi Gottlieb Daimler e Carl Benz

Nel 1897 Rudolf Diesel inventò il motore a nafta che porta ancora il suo nome. L’automobile si diffuse a poco a poco e il petrolio divenne sempre più importante per l’uomo. Col passare del tempo quest'ultimo venne sostituito dalla dinamo e da generatori.

L’invenzione decisiva per lo sviluppo dell’industria elettrica fu la lampadina, ideata da Thomas Edison nel 1879.

Nacquero così, agli inizi degli anni ’80 le prime centrali termiche, capaci di fornire energia elettrica a interi quartieri urbani e destinate soprattutto all’illuminazione privata. A partire dalla fine del secolo, l’energia elettrica venne usata anche per i mezzi di trasporto e per gli usi industriali. Di fronte alla richiesta sempre crescente di energia elettrica, si faceva strada l’idea di ricorrere per la produzione di corrente, anziché alle macchine a vapore, all’energia idraulica.

Tra il 1850 e il 1870 si costruirono in Europa circa 75000 Km di strade ferrate, parallelamente si potenziarono anche le comunicazioni via mare, dove i vecchi bastimenti di legno furono sostituiti da giganteschi scafi d’acciaio.

Lo sviluppo delle ferrovie permise di raggiungere nuovi mercati per la vendita dei prodotti industriali e agricoli, alimentò una continua domanda di ferro e carbone, materie prime necessarie per costruire binari, locomotive e vagoni e far funzionare le macchine a vapore.

Seconda rivoluzione industriale: schema

Con il prezzo calante dei prodotti e il conseguente aumento del reddito pro-capite, si allargò il mercato e si ebbe sempre più bisogno di prodotti. Per venire incontro ai cittadini James Taylor inventò la catena di montaggio per la produzione di massa.

La prima catena di montaggio fu introdotta nel 1913 nella Ford di Detroit. Vennero ridotti i tempi di lavoro, ma frammentando il processo produttivo in una serie di piccole operazioni, ciascuna affidata a un singolo operaio, il lavoro divenne ripetitivo e spersonalizzato. Le tecniche del Taylorismo permisero alta produttività e alti salari, ma i lavoratori si lamentarono di essere privati di autonomia dalle macchine e quindi del proprio orgoglio professionale.

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