Ogni cosa è illuminata, Liev Schreiber: trama

riassunto della trama e recensione del film di Liev Schreiber "Ogni cosa è illuminata" (2 pagine formato doc)

Appunto di punchdrunk

OGNI COSA E' ILLUMINATA TRAMA

Ogni cosa è illuminata di Liev Schreiber.

Un giovane ebreo americano, Jonathan, decide di andare alla ricerca della donna che durante la Seconda Guerra Mondiale in un villaggio in Ucraina aveva salvato la vita a suo nonno, nascondendolo durante un raid dei Nazisti. Il ragazzo viene aiutato nella sua ricerca da un giovane ucraino, Alex, con il nonno e la sua cagnetta guida un po’ psicopatica, emissari di uno strano ufficio specializzato nella ricerca dei parenti ebrei di ricchi americani, scomparsi durante l’Olocausto. Tratto dal romanzo del 2001 “Everything is illuminated” di Jonathan Safran Foer, Schreiber l’ha scelto per la vicinanza alla sua storia familiare e ne ha curato l’adattamento per il cinema.
Recensione del film Everything is illuminated è la storia di un viaggio in Ucraina alla ricerca del passato, un viaggio nella memoria. Il punto di partenza è costituito da una vecchia fotografia del nonno di Jonathan, raffigurante il nonno appunto ed una giovane donna di nome Augustine, e da un nome misterioso: Trachimbrod.

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Una parola per molti priva di senso, ma che richiama uno dei tanti luoghi dell'Europa orientale che oggi, geograficamente, non esistono più, ovvero uno dei numerosi shtetl, villaggi abitati soltanto da ebrei che sono stati letteralmente spazzati via dalla furia nazista, sopravvivendo soltanto nell'anima di coloro che ne hanno pazientemente raccolto e conservato, fino a collezionarle, le tracce. Ad accompagnare Jonathan nella sua “rigida ricerca” sarà uno strano gruppo specializzato in tour commemorativi di ebrei americani alla ricerca delle loro origini composto da Alex, voce narrante del film, un giovane ucraino che parla un divertente inglese un po’ sgangherato (intuibile anche dall’adattamento italiano) insieme al nonno, un anziano uomo di Odessa, che è alla guida dell’auto del tour, pur essendo ufficialmente cieco e pretendendo infatti di poter portare con sé la sua psicopatica ma tanto amata cagnetta-guida. La sua cecità, marcata da scuri occhiali da sole è finta e simulata quanto la vita che disperatamente ha cercato di vivere lontano da Trachimbord. Tecnicamente, i suoi occhi vedono: vedono la strada, vedono il paesaggio, vedono le persone. Ma l’occhio di un uomo non è solo ciò gli consente di vedere il presente: è anche la sua memoria.

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OGNI COSA E' ILLUMINATA TRAMA FILM

E lui, invece, ha scelto di nascondersi, di scappare da un ricordo agghiacciante, di cancellare l’incancellabile. Tutto ciò è in netto contrasto con i grandi occhiali da vista dalle lenti spessissime che porta invece Jonathan, che simboleggiano invece la sua voglia di sapere, di ricordare e la sua ossessione per gli oggetti che colleziona. Il giovane americano è infatti un collezionista di oggetti di famiglia e il suo incubo consiste invece proprio nella paura di dimenticare.
Sono infatti Jonathan e il nonno di Alex i due poli attorno a cui viene costruita la narrazione. Ed è proprio mentre accompagna il giovane americano sulle tracce di Trachimbrod che i ricordi del nonno riaffiorano, sempre più nitidi e dolorosi.

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OGNI COSA E' ILLUMINATA: TRAMA DEL FILM

Il culmine della ricerca di Jonathan (e anche dei ricordi del nonno di Alex) sarà l’incontro con l’anziana sorella di Augustine, la ragazza della foto, miracolosamente sopravvissuta alla follia nazista che ha spazzato via il villaggio ebreo di Trachimbrod. Vive in una casetta di legno, in mezzo ad un incantevole e sterminato campo di girasoli, fuori dal mondo, senza nemmeno sapere che la guerra è finita da anni. Vive, o meglio, sopravvive nei ricordi. Come il giovane Jonathan, anche lei è una collezionista. In centinaia di scatole catalogate e incastrate meticolosamente conserva gli oggetti che gli abitanti dello shtetl avevano lasciato prima di morire. E in una bellissima scena Jonathan e l’anziana signora si scambieranno due oggetti dall’enorme valore affettivo (la cicala e l’anello) appartenuti ai propri cari, ben sapendo che essendo entrambi collezionisti ne avrebbero avuta molta cura.