L'incontro di Teano e l'Unità d'Italia

Incontro di Teano: riassunto sullo storico incontro tra Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele II, il quale segna la conclusione della spedizione dei Mille (3 pagine formato doc)

Appunto di petiteroxanne

INCONTRO DI TEANO E L'UNITA' D'ITALIA

Teano. La prima misura presa da Giuseppe Garibaldi fu l’ordine alla flotta napoletana d’integrarsi con quella piemontese comandata da Persano, e fu da questa fusione che nacque la Marina italiana.


Dopodichè formò un governo, composto in maggioranza di moderati già guadagnati alla causa piemontese e ne affidò la Segreteria a Bertani. E infine spedì a Vittorio Emanuele due lettere.
In una gli chiedeva di mandargli come profittatore Pallavicino e nell’altra di allontanare Cavour, Farini, ecc. per il bene del Paese.
Tre giorni prima dell’arrivo della lettera il Primo Ministro era andato dal Re a dirgli che se voleva cambiare Ministero per compiacere Giuseppe Garibaldi, lo facesse pure, ma prima che il contrasto fosse reso di pubblica ragione; e il Re, messo con le spalle al muro, aveva dovuto rispondere che non ci pensava nemmeno anche se non era vero.

INCONTRO DI TEANO SIGNIFICATO

Dopo lo sbarco di Garibaldi in Calabria, Cavour aveva rinunciato all’idea di prevenire la sua conquista provocando un colpo di Stato a Napoli che conducesse al potere dei moderati in grado di decretare l’annessione prima del suo arrivo. E aveva pensato a un altro piano: battere Garibaldi sul tempo, mandando l’esercito piemontese in suo “soccorso”, in realtà a fermarlo, prima che potesse intraprendere la marcia sugli Stati pontifici.
In seguito Cavour si presentò dal Re mettendolo alla scelta fra lui e Garibaldi, cioè togliendoli la possibilità di scegliere. Quando la lettera del Generale arrivò, il Re rispose che il progetto del Ministero è impossibile e contrario al bene della causa comune e mandò una copia della missiva anche a Cavour.
In quel momento Fanti e Cialdini erano già penetrati negli Stati pontifici e Cavour aveva fatto precedere l’invasione da un ultimatum ad Antonelli che portava la data del 7 Settembre, ma in realtà era stato spedito l’11. La campagna durò in tutto diciotto giorni e fu risolta in una sola battaglia a Castelfidardo, dove le truppe di Cialdini batterono quelle di Lamoricière, vecchio arnese del reazionarismo. Così l’iniziativa tornava nelle mani dei piemontesi e dei moderati.

Storia dell'Unità d'Italia

INCONTRO DI TEANO GARIBALDI

Infastidito dalla risposta del Re, Garibaldi fece pubblicare sui giornali una sua lettera a un amico di Genova, ma fu una mossa malaccorta che gli attirò le critiche di tutta la stampa moderata.
Il Generale si trovava nell’occhio di un ciclone che metteva a dura prova le sue scarse qualità politiche. A Palermo, Depretis stava lavorando per affettare l’annessione, e Garibaldi gli aveva dato il suo consenso. Ma Bertani lo persuase che, rinunciando alla Dittatura in Sicilia, avrebbe dovuto rinunciarvi anche a Napoli. E questo portò a un conflitto fra Depretis e Crispi, che si concluse con le dimissioni di Depretis. Il Generale nominò al suo posto Mordini, corse a Palermo, riaffermò in un pubblico discorso la sua intenzione di marciare su Roma, e rientrò a Napoli dove si profilava lo stesso problema.
Cavour, quando lo seppe, disse subito al Re che lo aveva chiamato Garibaldi per fare la Repubblica. In realtà i due non ebbero che un paio di colloqui nei quali Garibaldi cercava di convincere il Re di sbarazzarsi di Cavour.
Il Generale scrisse un’altra lettera a Vittorio Emanuele che sembrava contenesse la sua rinuncia alla spedizione su Roma purchè il Primo Ministro venisse licenziato. Il Re se la mise in tasca senza leggerla e rispose al messaggero: “Faccia subito l’annessione, o si ritiri”.
Garibaldi era dunque alla scelta: o l’annessione, che lo avrebbe privato di tutti i poteri, o l’insubordinazione per il proseguimento di una guerra di popolo fino a Roma contro la Francia e a Venezia contro l’Austria, così come suggeriva Mazzini. Pur non avendo grandi capacità politiche egli capì che la seconda possibilità, democratica e rivoluzionaria, aveva pochissime probabilità di successo, anche perché la situazione militare non era delle migliori dato che i garibaldini erano stati attaccati dai borbonici.