Una storia semplice: riassunto e scheda libro

Riassunto e scheda libro del romanzo Una storia semplice di Leonardo Sciascia. Trama, temi, personaggi, tempo del racconto, abientazione

Una storia semplice: riassunto e scheda libro
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Una storia semplice, Leonardo Sciascia

Riassunto e scheda libro di Una storia semplice di Leonardo Sciascia
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Una storia semplice è uno dei romanzi più famosi dello scrittore siciliano Leonardo Sciascia

Il titolo è quello originale ed è l’esatto contrario del contenuto del racconto: la storia che Sciascia racconta è in realtà complicatissima. Si tratta di un giallo ambientato in Sicilia, che, da un ipotesi di suicidio, si rivela un omicidio vero e proprio con vari colpi di scena.

Il romanzo è stato stampato nel novembre del 1989 ed è stato accolto subito dall’editore Adelphi. Ha avuto la sua quattordicesima ristampa nel settembre del 1997.

Trama

Il romanzo inizia con una telefonata di Roccella che informa la polizia di aver trovato una “cosa”.

Il fatto non viene preso sul serio, ma il commissario si incuriosisce lo stesso: non tanto per la “cosa”, ma perché Roccella è tornato a Monterosso dopo così tanti anni. Il giorno successivo il graduato non si fa trovare, come aveva detto il giorno precedente, e, su debole richiesta del commissario, il brigadiere Antonio Lagandara va con due agenti al villino di Roccella.

Pensando di fare una gita al posto di una perlustrazione, i tre restano di sasso quando trovano l’ex diplomatico accasciato sulla sua scrivania con un colpo di pistola in testa. Per non toccare niente, il brigadiere manda subito a chiamare i soccorsi. Durante l’attesa, Lagandara si mette al lavoro per cercare qualche indizio utile, ma tutto ciò che vede è un foglio sulla scrivania, su cui c'è scritto: ”Ho trovato.”.

Quel punto dopo “ho trovato” fa immaginare al brigadiere l'accaduto: Roccella aveva iniziato a scrivere cosa aveva effettivamente trovato, ma, sentendo bussare, era accorso alla porta pensando che sia la Polizia. Si era invece trovato davanti l’assassino che, avendo visto la pistola che Roccella aveva precedentemente tirato fuori, aveva fatto finta di interessarsene, per poi sparare a sangue freddo contro il povero diplomatico.

Successivamente, il brigadiere perlustra il resto della casa, senza però aprire le porte chiuse. Arrivato in cucina nota due cose: cinque bicchieri con ancora fondi di vino, e una scaletta buia.

La risale e arriva ad un’altra stanza, un sottotetto. Qui, dopo aver utilizzato molti fiammiferi per vedere, si accorge che ci sono soltanto busti di santi e altre cianfrusaglie. Resta incuriosito da dei catenacci nuovi che chiudono dei magazzini che sembrano abbandonati; li osserva e capisce che sono nuovi, quindi se ne va. Astutamente si mette in macchina con il suo pari grado dei carabinieri, analizzando con lui tutto quello che ha notato.

Tornato in centrale, il suo commissario lo squadra e lo avverte di non fare romanzi nel rapporto. Nel frattempo in centrale viene interrogato il professor Franzò, che con le sue dichiarazioni alimenta l’ipotesi del brigadiere.

Nel frattempo accade un fatto tragico: alla stazione di Monterosso, capostazione e manovale vengono uccisi. Il primo sospettato è il possessore di una Volvo, che, alla richiesta del capotreno, fermo da mezz’ora con il suo treno al semaforo, di andare a controllare cosa sia successo alla stazione, sale per 500 metri con la macchina, ma non la si vede più scendere.

Richiamato dalle autorità via radio, va subito presso la centrale della Polizia. Qui viene subito interrogato, e spiega di aver visto dei presunti capostazione e manovale mentre arrotolano un tappeto (un quadro rubato a Roccella, in verità), e che era sceso da un’altra stradina secondaria. Il commissario tenta di incastrare il fermato facendogli vedere le due foto di capostazione e manovale, ma non li riconosce e viene arrestato.

Dopo queste nuove rivelazioni, il caso va sempre più complicandosi. Alcune ore dopo arrivano il figlio e l’ex-moglie di Roccella, uno preoccupatissimo di sapere cosa, quando, perché, l’altra di accaparrare tutto quello che può.

L’incontro non è dei più piacevoli, poco dopo vennero interrogati entrambi: la moglie non fornisce alcun tipo d’informazione utile, meno il figlio fa il nome di padre Cricco, che inviava una volta al mese una lettera al suo amico Roccella per informarlo delle condizioni delle sue due case. Chiamato in centrale, il frate dice di non avere le chiavi di quelle abitazioni e spiega come faccia a conoscere Roccella.

Finito l’interrogatorio, si recano tutti presso il villino, dove il brigadiere spera di trovare ancora qualcosa di utile. Padre Cricco rifiuta però l’invito, perché la sua presenza non sarebbe servita a nulla. Sul luogo dell’omicidio, il brigadiere nota che i magazzini sono stati aperti e che all’interno c'è uno strano odore di zucchero bruciato: conclude quindi che sono stati i carabinieri ad aprire, ma venne contraddetto dal suo commissario.

Con ancora il dubbio in testa di chi possa essere stato ad aprire i capannoni, arrivano fino in solaio dove avviene un colpo di scena: il nostro brigadiere, che il giorno prima aveva consumato un’intera scatola di fiammiferi per trovare l’interruttore, impallidisce nel vedere che il commissario lo aveva trovato in un attimo. Capisce immediatamente che il commissario è già entrato in quella casa. Di ritorno dal villino, Antonio si offre di riportare a casa il professore, ma ad un certo punto si ferma e scoppia a piangere. Franzò, capito tutto, balbetta: "L’interruttore".

Leonardo Sciascia
Fonte: ansa

A casa del professore, il brigadiere espone tutti i suoi dubbi sul caso, e torna a casa molto alleggerito. Il giorno successivo, in centrale, il commissario entra felice come al solito, si toglie la giacca, i guanti, la sciarpa, e si siede. Estrae la sua pistola per lucidarla e intavola una discussione con il brigadiere, che, nel frattempo, tira fuori la sua pistola.

Il commissario punta successivamente la pistola ad alcuni oggetti per poi puntarla contro il brigadiere, che, tirata fuori la pistola, spara dritto al cuore del commissario, che muore sul colpo.

Il giorno successivo, su decisione dei magistrati, il caso viene archiviato e venne addossata la colpa dell’omicidio alla mano maldestra del brigadiere. Intanto l’uomo della Volvo viene rilasciato, e, all’uscita dalla centrale, viene fermato da padre Cricco che gli chiede se sia della sua parrocchia: l’uomo nega e scappa via.

Sulla strada del ritorno, però, l’uomo si ricorda del volto del frate. Onde evitare di rimettersi nei guai, però, prosegue per la sua strada.

Personaggi

I personaggi del romanzo sono:

  • Antonio Lagandara
    È il protagonista. Di origini contadine, si è diplomato, ma, non sapendo cosa fare, si è arruolato in Polizia, e cinque anni dopo ne diventa sottoufficiale. Si iscrive alla facoltà di legge, ma la frequenta quando può. Il suo sogno è quello di laurearsi e far carriera come poliziotto: per questo è così diligente nel suo lavoro.
    Nel racconto è l’unico a tenere fede alle proprie idee mettendosi addirittura contro graduati più alti: resta fermo sulla sua ipotesi a proposito dell’omicidio. È anche molto sensibile: nell’occasione della scoperta dell’assassino da parte sua e del professore, si dispera piangendo.
  • Giorgio Roccella
    È l’assassinato. Nato il 14 gennaio 1923 a Monterosso, diplomatico in pensione, torna a Monterosso dopo 15 anni di assenza per un suo sfizio, ma viene ucciso il 18 marzo 1989. Ha qualche proprietà in città e in collina, un figlio ventenne, a lui molto affezionato, e una moglie, da cui è divorziato da dodici anni.
  • Commissario della polizia
    È l’assassino ed è, nell’ambito del romanzo, il meno sospettabile. Fa parte della banda criminale del manovale e del capostazione, e alla notizia del ritorno di Roccella, lo uccide.
  • Professor Carmelo Franzò
    Aiuta il brigadiere nelle sue indagini e, in un momento di crisi di quest’ultimo, lo aiuta ad uscirne. In città è conosciuto da tutti, dal momento che era un’insegnante di lettere, e ha seguito generazioni di alunni in cui ha lasciato un bellissimo ricordo.
  • Uomo della Volvo
    È l’uomo chiave del racconto. Non riconoscendo capostazione e manovale, conferma l’ipotesi del brigadiere. Per la cronaca, è un farmacista.
  • Padre Cricco
    Descritto come un “bell’uomo, alto, solenne nella veste talare” e amico della vittima, informa Roccella delle condizioni della casa di città. Alla fine scopriremo che faceva parte della banda del commissario.
  • Colonnello, questore e magistrato
    Sono semplicemente coloro che si mettono contro il brigadiere della polizia e cercano di sbrigare la faccenda dell’omicidio con la spiegazione fasulla del suicidio.

Commento al testo

Il romanzo è scritto senza alcun tipo di termine tecnico o sconosciuto. La narrazione è veloce, ma molto efficace per comprendere la realtà della Sicilia di quegli anni.

L’autore ha utilizzato momenti di forte suspense: nel “duello” tra il brigadiere e il commissario, crea infatti un’attesa forte mentre il brigadiere tira fuori la pistola dal cassetto e poi con un improvviso balzo spara al commissario.

Il romanzo è una descrizione perfetta della Sicilia dei tempi di Sciascia: mostra sia i lati negativi della giustizia del meridione sia il ruolo chiave dei lavoratori saggi e diligenti, come il brigadiere Antonio Lagandara.

Tempo e luogo del racconto

Il racconto si svolge seguendo la fabula, eccetto qualche digressione sul brigadiere o su Roccella descrivendo la loro storia.

Il tempo reale è di circa cinque giorni.

La storia si svolge in un paesino di campagna nella Sicilia degli inizi anni '90, più precisamente a Monterosso e in contrada Cotugno, dove è situata il villino di Roccella.

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