Uno, nessuno e centomila di Pirandello: scheda libro

Scheda del libro di Uno, nessuno e centomila di Luigi Pirandello: trama, personaggi, giudizio critico e giudizio personale e messaggio del libro (3 pagine formato doc)

Appunto di jjjaaddee

UNO NESSUNO E CENTOMILA SCHEDA LIBRO: TRAMA

Titolo: Uno, nessuno e centomila.

Autore: Luigi Pirandello. Casa Editrice: Gulliver. Anno di pubblicazione: 1995. Trama. Il ventottenne Vitangelo Moscarda ha sempre pensato di essere un uomo senza difetti, fino a quando la moglie Dida, vedendolo indugiare davanti allo specchio, gli domanda se sta controllando da che parte gli pende il naso. E da quel primo difetto gliene fa notare altri.

Moscarda comincia così a pensare che come sua moglie, anche i suoi amici e tutte le persone che gli stanno attorno vedono in lui tutti i quei difetti; parlando con un amico dell’argomento, gli fa notare che ha una fossetta sul mento non simmetrica e innesca così un meccanismo che porta moltissime persone di Richieri a specchiarsi in ogni vetrina per controllare le proprie imperfezioni.
Moscarda realizza che “non è per gli altri quello che fino ad allora si era immaginato di essere” e proprio per questo nasce in lui il desiderio di essere solo, senza la moglie, ma soprattutto senza se stesso, per poter conoscere quel Vitangelo che solo gli altri possono veder vivere e che per lui è come un estraneo, mettendosi così nella sua stanza, davanti allo specchio, egli vuole scoprire l’estraneo, non forzando le espressioni, ma rimanendo naturale ed è proprio davanti a quello specchio che egli vede per la prima voltra un estraneo. Intanto in lui comincia a farsi strada l’idea che non vuole più accettare le maschere che gli altri gli attribuiscono, perché non proprie.

UNO NESSUNO E CENTOMILA: TRAMA

Egli infatti non si riconosce nella maschera di Gengè, creata da Dida, che lo considera ingenuo e mansueto e tantomeno non tollera quella di usuraio che gli ha lasciato in eredità il padre insieme alla banca, da cui trae i mezzi per la sua vita da benestante. Egli decide allora di iniziare a distruggere proprio il Moscarda usuraio compiendo atti di mal amministrazione che gli procurano un attestato di pazzia da parte della moglie,dei soci d’affari e anche delle stesse persone da lui beneficiate, come per esempio sfratta una famiglia con la scusa che non aveva mai pagato l’affitto, per poi regalarle un appartamento dei tanti di cui disponeva. Gli amici decidono così che è pazzo e cercano di interdirlo e levargli così la gestione della banca, a cui talaltro non si era mai interessato e che era stata affidata a Firbo e Quantorzo. Egli a questo comportamento reagisce in modo molto brusco, soprattutto verso la moglie, inducendola così ad andarsene. Venuta a sapere del piano, Annarosa , un’amica di Dida decide di aiutare Vitangelo  avvisandolo delle trame che si svolgono alle sue spalle,ovvero delle pratiche in corso per farlo chiudere in manicomio.
Annarosa invita Vitangelo ad un convento di suore dove si trova sua zia,perché in quel giorno ci dovrebbe andare il vescovo che lo può aiutare a redimersi.
Accade però un incidente:mentre lei parla con Vitangelo le cade la pistola dalla borsetta e si ferisce un piede:così,l’incontro con il vescovo non avviene,ma avverrà più tardi nel vescovado,dove il vescovo Monsignor Partanna si avvale dell’aiuto del canonico Sclepis,un uomo senza scrupoli,che gli propone un accordo: Vitangelo si impegna a versare soldi alla chiesa ed inoltre deve costruire un ospizio per i poveri.
In seguito Vitangelo va a trovare Annarosa all’ospedale e quest’ ultima presa da un raptus di follia gli spara. A causa di questo fatto avviene un processo  durante il quale la donna confessa di aver sparato volontariamente, Vitangelo però vuole scagionarla, tant’è che per farlo si presenta al processo con la divisa dell’ospizio, da lui stesso costruito e che sarà la sua nuova dimora; in quest’ultima ora  Moscarda è felice,paradossalmente più di prima,poiché ha tentato di liberarsi di quell’uno e di quei centomila,allo scopo di diventare per tutti e per se stesso nessuno.

Uno, nessuno e centomila: trama

UNO NESSUNO E CENTOMILA: PERSONAGGI

Personaggi: Vitangelo Moscarda: è difficile parlare di Gengè,proprio perché la sua aspirazione è non essere rinchiudibile in schemi. Possiamo dire che è padrone della più importante banca di Richieri, di cui però non si occupa. Dal punto di vista psicologico è un personaggio interessante poiché sembra essere l’unico in grado di pensare in una società che rifiuta la personalità. Entra in crisi per una piccolezza. E’ stanco delle convenzioni, è stanco di vedere uomini appagati dalla falsità. E’ interessato all’assurdità delle cose e cerca di penetrare nei suoi centomila aspetti diversi. Quando, alla fine, si accorge che è impossibile essere la stessa persona per tutti e che è impossibile capirsi e perfino conoscersi cerca una soluzione e la trova nel divenire Nessuno.
Dida: moglie di Vitangelo; è colei che dà inizio alla storia facendo notare a suo marito i suoi difetti. A parte questo, non è un personaggio di rilevante importanza nel racconto.
Marco Didio: capofamiglia che Vitangelo decide di sfrattare da una catapecchia di sua proprietà per poi donargli una nuova casa, per togliersi così la maschera di usuraio. Annarosa: amica della moglie di Vitangelo; è una donna semplice e buona che aiuta Vitangelo, il quale le confida tutte le conclusioni della sua vita, poiché sente bisogno di autenticità. E’ un personaggio che emerge in una seconda parte del libro.
Vescovo Monsignor Partanna e il Canonico Sclepis: clericali che consigliano a Vitangelo di donare tutti i suoi beni ai poveri. Sono dei personaggi secondari in quanto compaiono solo alla fine del racconto per chiudere il romanzo.
Amici di Moscarda: uomini che gestiscono la banca che quest’ultimo ha ereditato dal padre; sono dei personaggi secondari.

UNO NESSUNO E CENTOMILA: COMMENTO CRITICO

Giudizio critico: Il tempo dell’ambientazione non è definito, proprio per dare l’impressione di un evento possibile in qualsiasi momento della storia. La città che viene presentata, Richieri, fa immaginare che si tratti di un piccolo paese della Sicilia, ma non siamo in grado di testimoniare la sua esistenza.