Speciale Giacomo Leopardi

L'infinito di Leopardi

L'infinito di Leopardi: analisi, parafrasi, commento, testo annotato e figure retoriche del componimento più celebre del poeta di Recanati
L'infinito di Leopardi
istock

1L’infinito di Leopardi: parafrasi e testo

Testo

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,            1
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.

Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani            5
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo;
ove per poco
il cor non si spaura.
E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce                10
vo comparando:
e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei.
Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:

e il naufragar m'è dolce in questo mare.        15

Parafrasi

Questo colle solitario mi è sempre stato caro, e cara mi è sempre stata questa siepe che impedisce la vista di una larga parte della linea dell'orizzonte. Ma sostando e guardando davanti a me, mi figuro con l'immaginazione spazi sconfinati oltre quella siepe e silenzi sconosciuti all'umanità e una immensa quiete; e davanti a questi pensieri il mio cuore è sul punto di smarrirsi. E non appena sento il vento frusciare tra le foglie delle piante, io confronto quell'infinito silenzio alla voce del vento: e mi vengono in mente l'eternità, il tempo passato e la stagione presente e viva e la sua voce. Così il mio pensiero sprofonda in questa immensità e in essa si annega: e il sentirmi naufragare provoca in me una sensazione di dolcezza.

2L’infinito di Leopardi: analisi

L'infinito, composto a Recanati nel 1819, fu pubblicato una prima volta sulla rivista milanese «Il Nuovo Ricoglitore» alla fine del 1825 e poi nell'opuscolo Versi del 1826 come primo di sei Idilli.    

2.1La forma

Il colle dell'Infinito a Recanati
Fonte: ansa

L'infinito di Leopardi è composto da una sola strofa di 15 endecasillabi. I versi non sono collegati dalle rime e, a prima vista, non sono individuabili suddivisioni interne.   

A vederlo più da vicino, però, il blocco compatto dei 15 endecasillabi dell'Infinito di Leopardi appare scomponibile in due o forse tre unità ritmico-sintattiche minori e non proporzionate: in effetti, a un primo terzetto di versi, isolato da un punto fermo, fa seguito un unico movimento di 10 versi; alla metà del decimo prende avvio un altro terzetto di chiusura. Il «Così» che lo apre si ricollega al «Ma» a inizio del corpo di versi centrale.  

Dopo il punto fermo del v. 3, l'unico a fine di verso di tutta la poesia, e dopo l'avversativa che apre il successivo («Ma sedendo e mirando»), il testo presenta un andamento più mosso e frastagliato, ma tuttavia scorrevole. L'effetto di continuità discorsiva deriva soprattutto dal fatto che la struttura sintattica non coincide con quella metrica

Ritratto di Giacomo Leopardi
Fonte: ansa

L'isolamento dei primi tre versi non è dovuto, però, solo alla sintassi. Il loro andamento piano, caratterizzato anche dalla cadenza uniforme degli accenti («érmo còlle», «tànta» «pàrte», «guàrdo esclùde»), suggerisce infatti quasi l'idea di un inizio di canzone, cioè di una forma metrica chiusa e regolare e di un discorso altrettanto piano e regolare. 

In particolare, un numero altissimo di enjambement tende ad annullare le pause di fine verso. E sono enjambement molto rilevati, dal momento che disgiungono elementi lessicali collegati in modo stretto dal punto di vista logico e grammaticale (aggettivo e nome: «interminati / spazi, sovrumani /silenzi; dimostrativo e nome: «quello / infinito silenzio, questa / immensità»). 

Il momentaneo disordine è ricomposto nel verso finale, quasi isolato e riconnesso al primo da un forte parallelismo («quest'ermo colle», «questo mare»). Il richiamo inizio-fine produce una sensazione di circolarità e di chiusura.

2.2Le parole e i suoni nell'Infinito di Leopardi

Il testo autografo dell'Infinito di Leopardi
Fonte: ansa

Dopo l'avversativa «Ma» anche il lessico conosce una profonda trasformazione.

Mentre nei primi tre versi compaiono parole («caro», «ermo», «colle», «siepe», «parte», «guardo», «orizzonte») molto usate nella produzione poetica italiana dei secoli precedenti, e per di più di misura breve (tutte bisillabiche, tranne «orizzonte»), dopo l'avversativa c'è un improvviso affollarsi di parole («interminati», «sovrumani», «profondissima») che spiccano sia per la loro lunghezza (quadrisillabi e pentasillabi) sia per la loro estraneità alla tradizione lirica. Queste parole inusitate (alle quali si può aggiungere "immensità", di particolare valenza tematica) sono forse i fattori formali più innovativi dell'Infinito di Leopardi

Esse sono connesse al tema dell'infinito non solo da un punto di vista semantico («interminati spazi», «immensità» lo suggeriscono) ma anche dalla ricorrenza della vocale tonica à, che le collega fra loro e finisce per ricondurre a quel tema anche parole che a prima vista sembrerebbero estranee al motivo dell'infinito: per esempio, «interminàti», «sovrumàni», «màre», a fine di verso; «miràndo», «comparàndo», «immensità», «naufragàr», a fine di emistichio; «tànta pàrte» e«interminàti / spàzi», in posizione ravvicinata. 

Il paesaggio di Recanati
Fonte: istock

A rinforzare l'idea di infinito concorrono anche i plurali («interminati spazi», «sovrumani silenzi», «morte stagioni») e le serie di coordinazioni in e e sovrumani / silenzi, e profondissima quiete»; «e mi sovvien l'eterno, / e le morte stagioni, e la presente / e via, e il suon di lei»). 

Insieme agli enjambement, i plurali e le coordinate in e producono una sensazione di molteplicità e di dilatazione spazio-temporale.

2.3L'Infinito di Leopardi: il racconto di un processo interiore

I versi iniziali sembrerebbero dare l'impressione che il tema della poesia sia quello tradizionale del piacere della solitudine ricercata in luogo ameno e riparato. L'avvio sembra narrativo, perché il «sempre caro mi fu» suggerisce l'idea di un legame antico, che rimanda al passato. Ma subito dopo subentra e domina in assoluto il presente. L'esperienza descritta è dunque attuale o, piuttosto, si ripete ogni volta con la stessa forza della prima.

Dopo l'avversativa, infatti, nel testo dell'Infinito, Leopardi si mette a raccontare una esperienza unica ed eccezionale vissuta nel momento stesso in cui viene raccontata. L'idea stessa che sia una siepe a suscitare l'immaginazione di spazi infiniti e lo faccia proprio perché impedisce la vista, è di per sé sorprendente. Ci aspetteremmo che a farlo siano piuttosto gli spazi aperti dai quali sia possibile spingere lo sguardo a grande lontananza.  

Per Leopardi l'infinito è connesso con l'immaginazione. Nel luglio del 1820 (quindi dopo la composizione di questo idillio) scrive sullo Zibaldone che a volte «l'anima» desidera «una veduta ristretta […] perché allora in luogo della vista lavora l'immaginazione, e il fantastico sottentra al reale.".   

L'anima s'immagina quello che non vede, che quell'albero, quella siepe, quella torre gli nasconde, e va errando in uno spazio immaginario, e si figura cose che non potrebbe, se la sua vista s'estendesse per tutto, perché il reale escluderebbe l'immaginario. [Lo Zibaldone, 1820]

Ebbene, l'Infinito di Leopardi racconta un processo interiore: di come gradualmente, partendo dalle concrete esperienze sensoriali, il soggetto giunga a immaginare ciò che non ha limiti di spazio e di tempo, fino a uscire da se stesso e a sprofondare («naufragar») in quella sensazione assoluta. Potremmo anche dire che esso racconta una esperienza di perdita della coscienza, di annullamento di sé.  

Anche se l'intelaiatura di pensiero è del tutto razionale, il racconto non si struttura su nessi logici. A farlo procedere è la registrazione dei diversi stimoli sensoriali che, in maniera casuale, colpiscono la sensibilità del soggetto. La «siepe», oggetto immobile che chiude, fa nascere per contrasto il pensiero degli spazi infiniti. Un pensiero, o immaginazione, con il quale fa corpo una percezione del tutto mentale di assoluto silenzio. Come sopraffatto da questa scoperta, l'io avverte una sensazione di sconforto e di paura: «ove per poco / il cor non si spaura». 

Statua di Giacomo Leopardi a Recanati
Fonte: ansa

Nella prima parte, dunque, il silenzio, inteso più come idea che come evento fisico, è una componente dell'infinito spaziale. Ma ecco che il rumore del vento tra le fronde, stimolo acustico inatteso, mette in moto un processo interiore dal quale affiora l'intuizione di un diverso infinito, quello temporale. Il rumore del vento è il rumore della vita, riporta al presente, ma nello stesso tempo, imponendo quasi il confronto tra l'evento contingente e il sovrumano silenzio appena immaginato negli spazi infiniti, suscita un altro paragone, quello tra l'ora, il momento presente, e il passato, o meglio i passati, anche quelli dilatabili all'infinito, fino a confondersi con l'eternità. 

Catturato da queste due sensazioni di infinito, il soggetto perde la sua identità, e la perdita consiste, letteralmente, nel venir meno delle coordinate spazio-temporali: «naufraga» nell'«immensità», sprofonda. Ma questa volta non avverte paura e si abbandona totalmente a una sorta di «dolce» regressione prenatale.

La felicità, così rara per un teorico del piacere mancato come Leopardi, viene a coincidere con l'annullamento di sé.  

3Perchè la poesia l'Infinito è attuale ancora oggi

L’ Infinito di Giacomo Leopardi è considerato un componimento attuale per le tematiche profonde e universali che affronta, per la sua capacità di esplorare temi filosofici, spirituali ed esistenziali che sono ancora di interesse nella società contemporanea. La sua universalità e la sua capacità di catturare l'essenza della condizione umana fanno sì che la poesia continui a ispirare e a stimolare la riflessione anche dopo così tanti anni.

  • Riflessione sulla Natura Umana: La poesia affronta la condizione umana e la nostra tendenza a cercare oltre i limiti della conoscenza e dell'esistenza. Questa riflessione sulla natura umana, la nostra curiosità e la nostra sete di conoscenza, è sempre attuale, poiché continua a influenzare la nostra ricerca di significato e scopo nella vita.
  • Rapporto tra Uomo e Natura: La poesia esplora il rapporto tra l'uomo e la natura, mettendo in evidenza la piccolezza dell'individuo rispetto all'immensità dell'universo. Questo concetto è ancora rilevante quando si considera il nostro ruolo all'interno dell'ecosistema e le riflessioni sull'interconnessione tra l'umanità e il mondo naturale.
  • Esperienza dell'Infinito: La poesia cerca di catturare l'esperienza di contemplare l'infinito e l'immensità dell'universo. Questo tema può ancora ispirare la riflessione filosofica e spirituale, incoraggiando le persone a considerare la loro posizione nell'universo e le questioni legate all'infinito e all'eternità.
  • Sensazione di Limitazione: La sensazione di limitazione e la frustrazione di non poter comprendere appieno l'infinito sono emozioni con cui molte persone si identificano ancora oggi. La poesia esprime questa lotta interiore, che può essere applicata alle sfide attuali nel tentativo di comprendere l'ignoto e l'incommensurabile.
  • Linguaggio e Stile Universali: Il linguaggio e lo stile poetico di Leopardi nella poesia sono universali, e ciò consente alla poesia di essere accessibile e comprensibile anche ai lettori moderni. Questo contribuisce alla sua attualità e alla sua capacità di comunicare idee profonde in modo coinvolgente.
  • Riflessioni sulla Finitudine e l'Infinitezza: La poesia affronta il contrasto tra i limiti umani e l'infinità dell'universo, invitando a considerare la nostra posizione nel contesto dell'eterno. Questa riflessione filosofica può ancora stimolare il pensiero critico sulle questioni esistenziali.

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