Concetto di limite in filosofia

Analisi del concetto di limite nelle correnti empirico–sensista e razionalista; Kant e la presenza del limite nella sua filosofia (3 pagine formato doc)

Appunto di pinkprincessgraphic
Nel XVIII secolo tutta la filosofia è incentrata sull'indagine riguardo i limiti della conoscenza e sulla verifica delle capacità cognitive.
Troviamo quindi due linee di pensiero che si sviluppano: il razionalismo, del quale il maggiore esponente è Cartesio, e l'empirismo.

Per gli empiristi la conoscenza sensibile ha un carattere rivelatorio, ovvero di verità: attraverso i sensi possiamo cogliere la struttura della realtà. Vediamo però che in questo modo la conoscenza è costretta dal limite, in quanto tutta la nostra conoscenza è circoscritta alla sola percezione sensibile e ciò che va oltre e non può essere conosciuto tramite l'esperienza sensibile non è oggetto di conoscenza certa e affidabile. Troviamo su questa linea Locke, che esclude la possibilità della mente umana di cogliere la sostanza.
Così, egli afferma l'impossibilità di conoscere l'essenza profonda delle cose, e in questo modo segna i limiti del sapere umano. Ma mentre Locke semplicemente sospende il suo giudizio sull'esistenza o meno di un substrato universale, affermando l'impossibilità di formulare il vero o il falso su di esso, ancora più radicale è la posizione di Hume.

Egli infatti elimina drasticamente non solo la sostanza, definendo l'io come un semplice fascio di percezioni in continuo cambiamento, ma nega anche il rapporto di causa effetto. Egli giustifica questo con il fatto che la percezione sensibile non è sufficiente a determinare una causa, ma bensì per far sì che ciò accada necessita anche dell'abitudine. Questa esce dalla sfera sensoriale, rendendo così questo principio non più attendibile secondo il suo criterio di adesione alla sola capacità sensibile. Ma ovviamente, togliendo valore al rapporto causa - effetto, Hume priva di ogni fondamento la realtà in toto, facendo così divenire la critica alla causalità distruttiva per l'intera conoscenza. Hume ovvierà poi in seguito a questo problema affermando che, seppure a livello teorico il suo ragionamento sia corretto e logico, va riconosciuta l'utilità per la concreta vita quotidiana delle credenze umane.