Saggio breve sul mito di Orfeo ed Euridice

Significato e commento del mito di Orfeo ed Euridice: saggio breve svolto. Fonti: versione di Ovidio, canzone "Euridice" di Vecchioni e altri testi che trattano il tema del limite della vita e della morte (3 pagine formato pdf)

Appunto di giuliatedoldi

SAGGIO BREVE SUL MITO DI ORFEO ED EURIDICE

Destinazione editoriale: sito internet sul mito di Orfeo ed Euridice, nello spazio dedicato ai commenti
Titolo: VITA E MORTE NEL MITO DI ORFEO ED EURIDICE
Il mito classico di Orfeo ed Euridice, con le sue tematiche universali quali l’inesorabilità del destino, il rapporto fra amore e volontà, fra vita e morte, ha da sempre suscitato interesse e mistero, catturando l’attenzione di artisti e lettori di ogni epoca.

Questo mito, che si estende a tutti gli ambiti culturali, dalla letteratura all’arte, dalla poesia alla filosofia e alla musica, è stato soggetto a numerose rielaborazioni nel corso del tempo, tra gli autori più celebri si ricordano: Virgilio, Ovidio e Poliziano con i testi più antichi, i compositori Monteverdi e Gluck, letterati come Pavese e Bufalino, Rilke e Quasimodo con le loro poesie, per poi arrivare a versioni più moderne con i cantanti Pavarotti, Carmen Consoli e Roberto Vecchioni.

Mito di Orfeo e di Euridice: riassunto

MITO ORFEO ED EURIDICE: SIGNIFICATO

Tra i testi analizzati in classe quello che più mi ha colpito è la canzone “Euridice”di Vecchioni tratta dall’album “Blumun”del 1993, prova del successo di questa favola che ben si adatta anche alla forma attuale di un testo musicale.

Il cantautore, immedesimandosi nel personaggio di Orfeo, assume un punto di vista interno e, usando la prima persona, dà voce ai suoi pensieri più profondi sulla vita, la morte, l’amore che coesistono nella figura della moglie, Euridice, da cui il titolo (in modo opposto rispetto alla canzone “Orfeo” di Carmen Consoli, la cui protagonista è proprio Euridice secondo l’esempio di Bufalino). La canzone inizia con la decisione di Orfeo di scendere negli Inferi per riportare in vita la sua defunta sposa; le parole dei primi versi “paura”, “fondo”, “buio”, “freddo” richiamano il topos del “locus amoenus” presente anche in Virgilio e Ovidio. Ade, il signore dell’Oltretomba, viene indicato con la perifrasi “maledetto padrone del tempo che fugge” che introduce il tema del tempo, legato anche al ricordo di Euridice che “aveva vent’anni e faceva l’amore” e i cui occhi sono “incanti d’onde scivolanti ai bordi delle sere”; immagini che, accanto alla grazia e alla vitalità, pongono l’accento sulla fugacità della giovinezza, della bellezza, suscitando nostalgia perché, come dice la Francesca di Dante, non c’è “nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice ne la miseria”.

Orfeo ed Euridice di Virgilio: analisi del testo

ORFEO E EURIDICE: COMMENTO

Questa questione consente al cantautore di aprire una parentesi che trascende la vicenda di Orfeo ed Euridice, per collocarsi su un piano più elevato con considerazioni di carattere generale che vedono come protagonisti gli uomini: la consapevolezza della precarietà della vita genera sofferenza e smarrimento e, proprio per questo, gli uomini soli, “semidimenticati”, tristi (“lacrime nella pioggia”) sono “aggrappati alla vita che se ne va” e ad essa sono tanto più strettamente avvinghiati, quanto più si avvicina il momento della separazione, “dell’ultimo bacio nell’ultimo giorno dell’ultimo amore”. Il desiderio di godere le gioie terrene è limitato dall’inevitabile sopraggiungere della morte, da cui deriva l’impossibilità di rendere questi beni eterni (dissidio petrarchesco); ecco quindi il “furore” che, diversamente dal “furor” di Virgilio inteso come follia irrazionale e incauta (“subita dementia”), responsabile del tragico finale, diventa per Vecchioni l’ardore che spinge Orfeo ad osare tutto pur di riportare indietro la sua amata, la forza che gli consente di vincere Ade; il suo successo è descritto tramite un climax ascendente, la cui efficacia è sottolineata dall’anafora e da un crescendo musicale: “E canterò finché tu piangerai / e canterò finché tu perderai / canterò finché tu scoppierai / e me la ridarai indietro”.