Neoclassicismo e preromanticismo in Foscolo

Tema sul neoclassicismo e preromanticismo in Ugo Foscolo: elementi neoclassici e preromantici nelle opere dello scrittore

Neoclassicismo e preromanticismo in Foscolo
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Neoclassicismo e preromanticismo

Ugo Foscolo
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Il movimento neoclassico, sorto in ambito figurativo, nasce per riproporre la compostezza formale, l’armonia, l’equilibrio, la sobrietà dell’arte classica, attraverso la sublimazione delle passioni. 

la Grecia classica viene vista come un modello insuperabile di libertà, moralità, giustizia. In Foscolo il neoclassicismo trova espressione attraverso l’esaltazione della Grecia come terra del mito proprio come Andrè Cheniet che propone opere nelle quali trovino spazio l’attualità dei contenuti trasferiti in forme classiche ed il vagheggiamento della Grecia come un mondo remoto fatto di armonia e bellezza.

Goethe sostiene che vi sia una distanza incolmabile tra antichi e moderni ed è l’altro autore cui si rifa Foscolo inzieme a Schiller, che parla di evocazione nostalgica del mondo antico.

Foscolo accetta la tendenza al recupero della sacralità di alcuni valori laici e la concezione del poeta come sacerdote della bellezza, delle virtù e delle arti che ingentiliscono l’esistenza. Tutta la produzione foscoliana ruota principalmente intorno al ruolo del poeta (missione civile del poeta à vedi Parini). Foscolo sostiene inoltre la relazione inscindibile tra poesia e mitologia e la superiorità della mitologia ellenica su quella germanica.

Caratteristiche del movimento preromantico

Caratteristiche generali del movimento preromantico:

  • Una sensibilità in conflitto con gli indirizzi dominati dalla cultura illuministica
  • Propensione verso gli stati d’animo contemplativi
  • Attrazione per gli aspetti misteriosi (paesaggi notturni, cimiteri, rovine)
  • Importanza attribuita alla fantasia ed al sentimento, considerati strumenti fondamentali per la comprensione del reale
  • Concezione storicistica
  • Esaltazione della poesia spontanea (esaltazione di Omero)

Nel preromanticismo al vertice dei valori umano c’è il genio irrazionale e soggettivo, mentre la creazione artistica è considerata un processo misterioso ed imperscrutabile. In Foscolo ritroviamo lo stretto legame tra vita e letteratura e la concezione del poeta-vate, custode della memoria della nazione, evocatore di eroi.

C'è poi la dicotomia tra ragione e sentimento, l’insoddisfazione nei confronti della realtà moderna, la tensione ad un ideale ordine. L’irrequietezza e l’insoddisfazione foscoliana trovano una conferma nei personaggi delle opere di Goethe (Il Faust) ed in quelle di Alfieri.

La visione meccanicistica

Per Foscolo la natura e l’universo sono regolati da leggi che l’uomo non può comprendere: la natura è matrigna in quanto forza distruttrice. L’umanità vive in una perenne guerra di tutto contro tutti.

In Foscolo dunque troviamo una concezione materialistica e pessimistica dell’universo, una visione dolorosa della storia, la negazione dell’esistenza di una realtà ultraterrena. Per Foscolo esiste solo un’illusione: quella della sopravvivenza dell’individuo virtuoso nella memoria dei posteri e dei propri cari.

Ugo Foscolo, opere

Ecco le principali opere di Ugo Foscolo in cui si esprime la tendenza neoclassica e preromantica dell'autore.

A zacinto

Foscolo contempla il paesaggio della sua isola natia ed evoca un luogo e un tempo mitici: dal mare emerge Venere, le isole sono allietate dal primo sorriso della dea e celebrati da Omero che contò le peregrinazioni sul mare ed il ritorno in patrie da Ulisse.

Zacinto è simbolo di un mondo sereno e caro agli dei, retto da un ordine giusto: qui gli eroi hanno fama immortale. Da questo mondo però l’autore è irrimediabilmente lontano: mentre Ulisse dopo tanti affanni può tornare nella sua petrosa Itaca, Foscolo vivrà un esilio senza fine e la sua tomba non sarà pianta.

Il tema della tomba come nido di affetti e di memorie sarà poi ampliato nei Sepolcri. La lirica non esprime solo un sentimento di sconfitta e la nostalgia di un Eden perduto, ma evocando la patria natia, lo scrittore può affermare la propria ideale appartenenza ad un mondo più armonioso di quello attuale. Foscolo, rispecchiandosi in Ulisse, può attribuire una dignità eroica al proprio esilio e sentirsi confrontato dall’accettazione del proprio destino. Collegandola ad Omero, Foscolo esalta la propria poesia che sarà eternatrice.

Alla sera

L’accostamento sera-morte è già presente nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis, ma il pensiero della fine accompagna un senso di invivibilità. Alla radice di questo sonetto c'è la capacità di contemplare la vita con una certa serenità anche se, si sa, l’inquietudine potrà cessare in modo definitivo solo con la morte.

La Sera è simbolo del nulla eterno dove sono destinati ad estinguersi per sempre gli individui, la storia, il tempo e l’animo riposa nel pensiero di questa quiete cosmica.

Nel De Rerum Natura Lucrezio si riallaccia alla dottrina di Epicuro e sostiene che l’uomo non deve temere la morte, uno stato simile al sonno, che è come il nulla che precede la nostra nascita. Foscolo ha sicuramente presente questo pensiero Lucreziano. Il tempo che fugge è reso diversamente dal modello virgiliano e petrarchesco, infatti per Foscolo il tempo che fugge non è più motivo di rimpianto, ma, semmai, di aquietamento delle tensioni interne.

In morte del fratello Giovanni

Il centro de In morte del fratello Giovanni è la pietra sepolcrale: attraverso il pensiero del sepolcro lontano si stabilisce una corrispondenza di amorosi sensi fra i due fratelli e fra loro e la madre. Il compianto per il fratello Giovanni è però solamente il momento di avvia di una più ampia meditazione: Foscolo ricorda la famiglia dispersa, la madre lontana e contempla il perenne esilio che è la propria vita.

Nel suo animo si ravvivano le certezze di un destino oscuro ed avverso, di un'angoscia interiore del desiderio della quiete fatale. In questi sentimenti Foscolo riconosce il legame segreto e profondo che lo unisce al fratello scomparso. Il sonetto ruota attorno a due temi tipicamente foscoliani: esilio e sepolcro.

Le grazie

Le Grazie contrariamente ai Sepolcri, composti quasi di getto nell’estate del 1806, conobbero tempi lunghi, furono interrotte e riprese più volte.

Il nucleo più consistente fu composto durante il soggiorno di Foscolo a Firenze presso la villa dello Sguardo. In una dissertazione su un antico inno alle Grazie Foscolo diceva di avere l'intento di celebrare nell’opera la bellezza intesa come una specie di provvidenza laica che solleva l’uomo dall’originario stato selvaggio alle forme più alte di civiltà.

Foscolo incarna questa forza nelle Grazie: Agloia, lo splendore, Eufrosine la saggezza, Talia la floridezza. Questa potenza trasfiguratrice della bellezza ricorda l’intuizione stilnovistica sulla funzione della bellezza con una differenza: che la bellezza contemplata dagli stilnovisti era un mezzo di ascesa verso Dio, mentre per Foscolo è un mezzo di ascesa verso la civiltà perché ispiratrice di sentimenti gentili.

Foscolo dedicò il carme a Canova, lo scultore neoclassico autore del gruppo delle Grazie.

Il carme Dei Sepolcri

Il Carme dei Sepolcri consta di 295 endecasillabi sciolti. Fu composto nel 1806 a Milano e pubblicato nel 1807, ed è indirizzato ad Ippolito Pindemonte, con cui Foscolo aveva avuto a Venezia una discussione sul valore delle tombe.

Il carme si divide in quattro parti.

  • La prima parte va dal verso 1 al 90 e parla di come la legge accomuni le sepolture dei tristi e dei buoni, degli illustri e degli infami.
  • La seconda parte va dal verso 90 al 150. Qui Foscolo afferma che le tombe e la pietà per i defunti sono uno dei fondamentali segni distintivi della civiltà, insieme con l’istituto della famiglia, della giustizia e della religione.
  • La terza parte va dal verso 151 al 212 e qui si trova la considerazione del valore civile delle tombe. La tomba viene vista non solo come centro di valori di un dato momento della civiltà, ma come messaggio che travalica la successione del tempo.
  • La quarta parte va dal verso 213 al 295 e propone un tema nuovo: alla funzione delle tombe, si affianca quella della poesia. Se le tombe hanno il compito di vincere l’opera distruttrice della natura e del tempo, la poesia può sfidare i secoli, vincere il silenzio a cui sono destinate le opere umane, conservando in eterno il ricordo.

Ascolta la lezione su A Zacinto

Ascolta la lezione del nostro podcast dedicata ad A Zacinto di Ugo Foscolo

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