Preludio di Emilio Praga: analisi

Analisi del testo della lirica di Emilio Praga, Preludio, considerata il manifesto della scapigliatura milanese. Figure retoriche e commento

Preludio di Emilio Praga: analisi
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EMILIO PRAGA, PRELUDIO

Preludio è un componimento di Emilio Praga
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Preludio è una lirica del famoso letterato Emilio Praga, nato nel 1839 e parte del movimento letterario della Scapigliatura.

Questa lirica si intitola Preludio e prende il titolo dal fatto che venne pubblicata all’inizio della raccolta come introduzione alle liriche successive. Può essere considerata una sorta di manifesto della Scapigliatura per l’acceso tono polemico e il riferimento alla perdita dei valori tradizionali, soprattutto quelli legati alla religione.

Dapprima Praga presenta se stesso come parte di un gruppo, quella della Scapigliatura, ma anche come rappresentante di un’intera generazione che si trova a vivere in una società in via di mutamento.

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EMILIO PRAGA, PRELUDIO: ANALISI DEL TESTO

In questo testo sono presenti anche molte contrapposizioni, rappresentate da antitesi, come il tuo re e il tuo pontefice, il tuo cielo e il tuo loto!, Canto litanie di martire e d’empio (scrivo le preghiere di martiri e peccatori), gli amori dei sette peccati (i sette peccati capitali).

Sono presenti anche alcune metafore, tra le quali:

  • v.2 - Aquile al tempo di mutar le piume (aquile = scapigliati)
  • v.4 - Sull’agonia di nume (nume = metafora incerta di Dio o Manzoni)
  • v.5 - Nebbia remota è lo spendor dell’arca (arca = salvezza)
  • v.6 - Idolo d’or (rappresentava il vitello d’oro che nella bibbia corrisponde alla ricchezza.

Il v. 14 si riferisce ad Alessandro Manzoni e significa che pur essendo vecchio e assorto nelle visioni di Dio, viene ancora amato, perciò è arrivata l’ora degli antecristi, ossia degli scapigliati, poeti ribelli.

Non a caso viene anche definito nemico lettor al v. 17 perché lo considera contrario alla sua poesia e degli altri scapigliati.

I contrasti esasperati e le contrapposizioni, il tono ironico, quasi beffardo con il quale Manzoni è condannato a morte vengono interpretati da alcuni critici come un’esigenza confessata, ma profondamente avvertita, di nuovi valori e di quella fede che è stata patrimonio spirituale proprio di Manzoni e di tanta letteratura ottocentesca.

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