L’Innominato de I promessi sposi: analisi e caratteristiche psicologiche

I Promessi Sposi: analisi e caratteristiche psicologiche dell'Innominato, personaggio del romanzo di Alessandro Manzoni

L’Innominato de I promessi sposi: analisi e caratteristiche psicologiche
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L'innominato: la dimora rispecchia la sua natura

La dimora dell'Innominato
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Il capitolo ventesimo dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni inizia con la descrizione della dimora dell’Innominato, che rispecchia lo stato d’animo del personaggio. Il castello si trova “a cavaliere di una valle angusta e uggiosa”, sul confine tra il Ducato di Milano e la Repubblica di San Marco: il paesaggio è aspro e isolato e mette in evidenza la solitudine e il potere del signore di quei luoghi. Nella descrizione di Manzoni sono presenti molte negazioni per rafforzare l’atmosfera negativa del luogo e di chi è solito frequentarlo.

L’unica strada possibile per raggiungere il castello è un lungo sentiero che parte da fondovalle; in questo modo l’Innominato può vedere con largo anticipo chiunque si avvicini alla sua dimora, e può mandare i suoi bravi ad attaccare gli ospiti scomodi. Alla base della collina si trova un’osteria frequentata dai collaboratori e dai bravi dell’Innominato, per questo motivo, nonostante abbia un sole raggiante disegnato sull’insegna, viene chiamata taverna della “Malanotte”. Il luogo dove vive l’innominato rispecchia la natura del signore: violento, potente diffidente

L'innominato: un uomo potente

L'Innominato è un uomo sui sessant’anni, grande, bruno e calvo. La sua faccia rugosa è tipica di un uomo molto più vecchio, ma i suoi occhi vivaci indicano la forza d’animo di un giovane. L’innominato può essere considerato la fusione fra tre personaggi diversi: ha un aspetto sciupato come la Monaca di Monza, è un tiranno come Don Rodrigo e ha gli occhi irrequieti come Fra Cristoforo. Don Rodrigo si rivolge a lui perché sa bene che è un uomo di parola ed è un uomo potente, per questo ogni missione è possibile. L’Innominato accetta d’impulso di rapire Lucia quando sente il nome di Fra Cristoforo, nemico di tutti i tiranni; sa anche di poter contare su Egidio, uno dei suoi collaboratori più scellerati che è l’unico a poter indurre Gertrude a lasciare uscire Lucia dal convento presso il quale è ospitata.

L'Innominato: la battaglia interiore

Subito dopo aver dato la sua parola a Don Rodrigo, il personaggio prova un certo fastidio. Infatti, da qualche tempo, è come diviso in due: da una parte, continua a essere il temibile tiranno sanguinario di sempre, dall’altra, inizia a pensare sempre più frequentemente alla morte. Il pensiero della morte, che si fa ogni giorno più vicina, lo rende improvvisamente depresso e solo, perché è un uomo senza Dio, ma sente anche la voce della sua coscienza che inizia a portarlo verso la via del bene.

Nella mente dell’Innominato si insinua il dubbio sull’esistenza di una vita dopo la morte e una paura del giudizio individuale. Certamente non pensava a tutto questo da giovane, quando aveva una vita davanti a sé e gli bastava continuare a uccidere per reprimere l’orrore iniziale, ma ci pensa da vecchio, e le sue malefatte gli sembrano troppe e brutali.

Anche il trovarsi accanto a gente tanto malvagia gli provoca un forte senso di repulsione e fastidio.

Nell’animo dell’Innominato vi è una battaglia fra l’uomo vecchio e il nuovo: inizialmente prevale il vecchio, ma dopo l’incontro con Lucia questo sarà eclissato dal nuovo, che cercherà di emergere e consolidarsi. Dopo l’incontro con don Rodrigo, per scacciare i pensieri sulla morte che rischiano di sopraffarlo, manda il Nibbio, il suo braccio destro, a Monza per contattare Egidio. Ottenuta una risposta affermativa e dopo aver mandato i suoi bravi a rapire Lucia, attende con impazienza il ritorno dalla spedizione, marciando avanti e indietro alla finestra della sua camera. Ma quando vede la carrozza arrivare manda un’anziana serva a consolare Lucia, che non fa altro che piangere e pregare. L’insolita richiesta del suo signore sbalordisce la vecchia, poiché l’Innominato non ha mai dimostrato delicatezza per una vittima.

L'incontro con Lucia

Renzo e Lucia de I Promessi Sposi
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Quando l’Innominato ascolta il rapporto del Nibbio sulla missione appena svolta, rimane stupito quando questo gli dice di aver provato compassione per Lucia; questa notizia inaspettata gli provoca una reazione contrastante: vorrebbe mandar via subito la fanciulla, ma si trattiene e decide di incontrarla.
L’Innominato rimane stupito dalla purezza di Lucia, e non riesce a trattarla male, ma usa un tono di voce delicato così inusuale da far meravigliare la vecchia ancora di più. Lucia comprende l’esitazione del suo aggressore e insiste affinché sia liberata, promettendogli di pregare per lui per tutta la sua vita; l’innominato decide di rimandare la decisione al giorno dopo e si premura che a Lucia non manchi nulla.
L’incontro con Lucia ha messo in agitazione l'Innominato che, dopo essersi rinchiuso nella sua stanza, inizia a porsi delle domande. Inizia qui lo scontro fra l’uomo vecchio e l’uomo nuovo, che durerà per tutta la notte.

L'Innominato: la crisi spirituale

La crisi spirituale dell’Innominato attraversa delle fasi progressive: inizialmente pensa alle ragioni che l’hanno spinto, in passato, a provocare sofferenza a persone che non gli avevano dato alcun fastidio, successivamente fa un esame di coscienza pensando a tutte le scelleratezze che ha compito nel corso della sua vita. L’orrore di tutti questi ricordi lo porta alla disperazione e decide di porre fine alla sua vita; poi però s’insinua nella sua mente l’immagine del suo cadavere e della gioia dei suoi nemici, per questo non si uccide, inoltre pensa a Dio.

Quando l’Innominato inizia a porsi delle domande sulla possibile esistenza di Dio, gli tornano in mente le parole di Lucia, le sole che siano riuscite a consolarlo, e decide di tornare da lei e di liberarla. Quella mattina, però, la gente del paese è in festa; l’Innominato, incuriosito, manda qualcuno a chiedere informazioni e viene a sapere che il cardinale Federigo Borromeo è giunto al paese.


La sua curiosità è un ulteriore passo verso il bene, e sente un desiderio irrefrenabile di parlare al cardinale. Prima di andare fa visita a Lucia, che dorme ancora, lasciando le armi fuori dalla camera come gesto di cortesia nei suoi confronti. Poi da solo si avvia al paese, dove tutti rimangono meravigliati di vederlo senza la scorta.

L'incontro con il cardinale Borromeo e la conversione

Cardinale Federigo Borromeo
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L’Innominato chiede di vedere il cardinale Borromeo, quindi viene fatto entrare nel suo studio dove Federigo lo accoglie a braccia aperte, come se fosse un vecchio amico e per qualche minuto i due uomini rimangono in silenzio l’uno di fronte all’altro, studiandosi a vicenda. L’innominato non sa cosa dire, del resto ha deciso di incontrare il cardinale per impulso e non per uno scopo preciso.
Tuttavia, Federigo rompe il ghiaccio per primo e intuisce la battaglia che avviene nell’animo dell’Innominato, e gli fa compiere l’ultimo passo per la conversione a Dio.
Il signore si sente consolato dalle parole del cardinale e inizia a piangere a dirotto, come non faceva da quando era bambino. Dopo essersi calmato, abbraccia Federigo e decide di aggiustare tutti i torti che aveva fatto in vita sua, a partire dalla decisione di liberare Lucia.

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