Canto notturno di un pastore errante dell'Asia: analisi

Analisi del testo della poesia di Leopardi "Canto notturno di un pastore errante dell'Asia" (1 pagine formato doc)

Appunto di valeriacrescini

CANTO NOTTURNO DI UN PASTORE ERRANTE DELL'ASIA: ANALISI

«Canto notturno di un pastore errante dell'Asia», Giacomo Leopardi - Analisi del testo.

Il pastore, uomo primitivo a cui Leopardi affida la narrazione del "Canto notturno di un pastore errante dell'Asia", appare "filosofo" in quanto nel pensiero del poeta di Recanati vi è stato il passaggio da una concezione di «pessimismo storico», in cui l'infelicità sostanziale dell'uomo è alleviata dalla natura, ed essendo gli uomini primitivi più vicini a questa ne soffrono di meno, a una concezione di «pessimismo cosmico», in cui la condizione di infelicità in questo caso è comune a tutti gli uomini e tutti ne hanno la consapevolezza, in quanto non dipende più da un fattore storico di progresso, ma da una condizione universale ed eterna. Questa evoluzione del pensiero leopardiano è la stessa che caratterizza le «Operette morali».

Canto notturno di un pastore errante dell'Asia: significato e spiegazione dell'opera di Leopardi


CANTO NOTTURNO DI UN PASTORE ERRANTE DELL'ASIA: ANALISI STROFE

In questo idillo, composto tra il 1829 e il 1830, sono assenti i motivi della memoria e del «caro immaginar», a differenza di altri scritti dello stesso Leopardi a questo contemporaneo, come «Quiete dopo la tempesta» o «Il sabato del villaggio», che sono costruite proprio attorno a queste due tematiche.
L'interlocutore pone diverse domande alla luna, interrogandosi ad esempio sul senso della vita della stessa e di quella del pastore, domande a cui non riceverà risposta da nessuno; non essendo fornite delle risposte, è come se Leopardi volesse denunciare un'impossibilità di cambiamento della condizione dell'uomo nel corso della storia.
La luna nel canto è presentata come distante, muta e indifferente alle pene umane, proprio come viene presentata la Natura nel «Dialogo della Natura e di un islandese», operetta morale che si conclude con un interrogativo sempre riguardo il senso della vita, al quale non viene dato risposta, e nel «L'ultimo canto di Saffo», fuggente e silenziosa, nonostante venga interrogata più volte.

Pur essendo simili sotto questi aspetti, sono differenti tra loro in quanto la protagonista del «Canto notturno» è una semplice muta compagna di vita, a differenza della Natura, creatrice e distruttrice dell'uomo e di ciò che lo circonda.

Canto notturno di un pastore errante dell'Asia: commento breve


CANTO NOTTURNO DI UN PASTORE ERRANTE DELL'ASIA: ANALISI METRICA

Il paesaggio è desolato, tipico del deserto Indiano, come se si riferisse al deserto della vita umana, a differenza di quello descritto nelle opere precedenti, che era l'espressione di un paesaggio stato d'animo.
In vari momenti del canto ricorre il motivo dello spazio sconfinato e del tempo infinito, tipici della poesia del recanatese, ad esempio con "sempiterni calli" (v.6), "tacito, infinito andar del tempo" (v.72) ed "eterni giri" (v.101). A differenza del "L'infinito", però, questo è un concetto meditato dalla ragione e non creato dall'immaginazione; in questo caso però non si verifica un «dolce naufragio» della conoscenza nell'infinito.
Le scelte linguistiche sono simili a quelle degli idilli dello stesso periodo, caratterizzati quindi da grande libertà della struttura metrica e uso di espressioni indefinite.