Razzismo

Tema svolto sull'origine e la storia del razzismo (2 pagine formato doc)

Appunto di alicemacchia
Il razzismo in generale è ogni tendenza, psicologica o politica, volta a valorizzare differenze reali o immaginarie a vantaggio dell'accusatore e a danno della vittima, allo scopo di giustificare un privilegio o l'aggressione.
Esso è basato sulla paura immotivata e irrazionale dell'altro, una paura che appunto può arrivare all'aggressione del presunto "diverso".
In altre parole si tratta della volontà di dominio di un gruppo sociale su un altro, che spesso prevede la creazione di un "capro espiatorio" su cui scaricare le tensioni sociali proprie di un particolare momento storico.
Il razzismo in senso stretto è basato sull'esaltazione delle differenze biologiche, in primo luogo il colore della pelle, per cui il razzista si considera sempre un soggetto positivo appartenente al mondo del bene, mentre la vittima è detestabile e incarna il mondo del male.

Le prime teorie razziste e lo schiavismo

Le prime teorie razziste, basate sulla superiorità biologica e culturale di una razza sull'altra, comparvero nel Cinquecento col sorgere degli imperi coloniali degli Spagnoli e dei Portoghesi. Nei secoli successivi vi fu chi - come Montesquieu - attaccò lo schiavismo affermando che la teoria dell'inferiorità razziale dei neri e degli indios era stata creata per giustificare il loro sfruttamento da parte dei bianchi.
Nel corso dell'Ottocento la schiavitù venne abolita (in Inghilterra nel 1808, in Francia nel 1848, in Olanda nel 1863 e negli Stati Uniti nel 1861), tuttavia la razza continua ad essere uno dei miti più duri a morire e all'uomo bianco, in virtù della propria superiorità naturale e culturale, è attribuito il compito di esportare il proprio modello di civiltà presso i popoli ritenuti "immaturi" e "selvaggi" e pertanto da "educare"..