'L'essenza della verità', di Heidegger

Tesina sull'essenza della verità di Heidegger, corso che il filosofo tenne a Friburgo nel 1932 (30 pagine formato doc)

Appunto di eleonorabigando

"L'essenza della verità" (Das Wesen der Wahreit) 1931-1932


E' un corso che Heidegger tenne nell'inverno del 1931-1932, a Friburgo.

Qui si ha un passaggio da una filosofia che ha un'impronta prevalentemente esistenzialistica (Essere e tempo), ad una filosofia che pone più l'accento sull'essere e sulla storia dell'essere. E'un corso che però riprende tutta un'altra serie di cose che lui aveva fatto nel periodo come per esempio una conferenza che porta lo stesso titolo e che venne pubblicata. Scrisse poi "Dottrina platonica della verità" 1947.

Questo corso tratta dell'essenza della verità e della non verità e vengono presi in considerazione il mito della caverna e parte del Teeteto.
Bisogna prendere in considerazione il titolo e capirne i concetti molto importanti. Lui inizio a con l'illustrare la concezione ovvia del concetto di verità e ripropone il percorso fatto in Essere e tempo con il concetto di essere come il più generale di tutti e quindi indefinibile poiché manca di differenza specifica; qui fa un discorso analogo per i due concetti di essenza e di verità.

La verità è qualcosa che noi comprendiamo normalmente, noi di tante cose noi possiamo dire che sono vere e quindi noi applichiamo sempre questo concetto, ci sono tanti veri e quindi la verità sembra essere quella quiddità che è comune a tutte la proposizioni vere. Dall'altra parte noi applichiamo questo aggettivo anche alle cose (ES. oro vero) per intendere per esempio autentico, qui sorge già una difficoltà: da una parte applichiamo il concetto vi vero a degli enunciati, dall'altra a degli oggetti e enti. La tradizione ci insegna che prevalentemente la verità si applica agli enunciati e di qui deriva la definizione di verità come corrispondenza tra la mente e la cosa ovvero adaeguatio intellectus et rei, oppure tra un enunciato e la cosa: il concetto ovvio di verità che ci ha dato la tradizione è una sorta di concordanza tra enunciati e cose, ma usiamo la parola vero anche per enti e questo crea un primo problema.