Genius loci

Analisi del rapporto luogo-architettura tramite l'interpretazione di Christian Norberg-Schultz nel suo saggio "Genius Loci" (2 pagine formato doc)

Appunto di fededegio
IL MONDO COME LUOGO
L’idea di fondo che ha ispirato questa mia riflessione deriva dalla lettura del saggio di Schultz circa il rapporto architettura-luogo, e in particolare dall’attualità del suo pensiero su quelle che lui afferma essere solo “possibili conseguenze” dello scollamento dell’architettura dall’ambiente in cui si colloca.
Nel parlato quotidiano, nonché nella mentalità comune, l’espressione “luogo” assume un posto rilevante, essendo usata per indicare, a seconda dei casi, una porzione di spazio idealmente o materialmente delimitata, una regione della superficie terrestre, una costruzione o una parte di essa.
Ciò che accomuna tutte queste definizioni è il fatto di considerare in ogni caso il “luogo” come una pura e semplice spazialità, un dato che immancabilmente viene ad accompagnare la nostra esistenza, ma sul quale non si è soliti soffermarsi più del dovuto, dando inconsciamente per scontata la sua presenza.


In realtà, un luogo propriamente detto supera la pura spazialità ed estensione materiale, avendo un proprio e ben definito carattere, il cosiddetto “Genius Loci”.
Con questo termine i romani si riferivano ad un’antica credenza per cui ogni essere è provvisto di un proprio “genius”, uno spirito guardiano che accompagna popoli e luoghi sino alla morte, determinando la loro essenza o anima, tanto che ritenevano alla base della sopravvivenza in un determinato luogo una buona relazione con esso. Scrive infatti Servio nel suo “Commento all’Eneide”: “nullus locus sine genio”, ossia “non v’è luogo senza spirito”. 


Come dire che, a saper bene indagare, ogni luogo reca in sé i segni di ciò che esso vuole essere o divenire. Pertanto, fra le categorie usate per descrivere un luogo, accanto al primato dello “spazio” è necessario porre il meno considerato e conosciuto “carattere”.