Crisi dell'io: tesina di maturità

La cultura dell'Ottocento è saldamente ancorata a una concezione forte dell'io, inteso come sostanza razionale e unitaria: tesina di maturità sulla crisi dell'io, come individuo, nel 900 (11 pagine formato doc)

Appunto di paciocca87rapallo

CRISI DELL'IO: TESINA DI MATURITA'

La crisi dell'io.

La cultura dell'Ottocento è saldamente ancorata a una concezione forte dell'io, inteso come sostanza razionale e unitaria. Tale concezione si era formata gradualmente nel corso dell'epoca moderna, ma, nel XIX secolo, aveva compiuto un salto di qualità; mai come in questo secolo, infatti, il pensiero umano aveva considerato tanto potente la soggettività razionale, attribuendole - almeno in linea di principio - una pressoché assoluta capacità di dominio sulla propria coscienza, sul proprio corpo e sul mondo naturale. Già nel corso dell'Ottocento, tuttavia, non erano mancate autorevoli voci controcorrente, precorritrici della successiva evoluzione culturale, che rimasero non a caso isolate, incomprese 'e a volte perfino misconosciute fino all'ultimo trentennio del secolo.
È infatti solo in questo periodo che I immagine forte dell'io comincia a vacillare sotto i colpi della filosofia di Nietzsche e della psicoanaiisi di Freud. Nella prima metà del Novecento, la crisi dell'io esplode diventando il nuovo leit-motiv della cultura europea
Italiano: Carducci - Pianto Antico - Ungaretti - Gridasti: Soffoco, Latino: Seneca - Lettere a Lucilio: Lettera IV- Lettera IX, Lucrezio - De Rerum Natura, Filosofia: Freud - Nietzsche, Schopenauer, Storia: La Prima Guerra Mondiale, Arte: Post – Impressionismo e  Van Gogh.

La crisi dell'io nel 900: tesina di maturità


TESINA SULLA CRISI DELL'IO, COLLEGAMETNI: EDVARD MUNCH

Camminavo lungo la strada con due amici- quando il sole tramontò- il cielo si tinse all’improvviso di un rosso sangue- mi fermai, mi appoggiai stanco morto ad un recinto- sul fiordo nerazzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco- i miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura- sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura”.
Con queste parole Edvard Munch descrive la sua opera più famosa “IL GRIDO” del 1895 caratterizzato dall’utilizzo di una linea morbida, fluida, simile a quella dell’Art Nouveau, ma che non ha più niente a che fare con il piacere o la decorazione.
Anche se Munch viene considerato un individualista, è posto comunque alle radici dell’espressionismo; questo movimento riflette la situazione sociale nel periodo della prima Guerra Mondiale e gli artisti usano colori e forme per esprimere paure, angoscia,sensazioni dolorose che l’uomo prova durante la sua vita.

Tesina di maturità sulla crisi dell'io


CRISI DELL'INDIVIDUO NEL 900

Munch dipinge utilizzando il linguaggio espressionista: i colori hanno un significato simbolico, sono usati puri, contrapposti tra di loro, hanno tonalità accese anche quando la presenza della morte è incombente; in termini stilistici, l’artista norvegese introduce sorprendenti novità: da una parte un colore acido e violento, dall’altra una sinuosità lineare che conferisce al segno una valenza allucinata, infatti l’artista dipinge non quello che vede ma quello che sente dentro.In primo piano vi è una figura dal viso senza forma simile ad una larva, con gli occhi spalancati e gialli, che si porta le mani alle orecchie quasi come volesse non udire il grido disperato che sale dall’interiorità ancora più disperato di un urlo che proviene dall’esterno: è il grido della nascita, dell’essere gettati nel mondo e pure già condannati, il GRIDO DELLA MORTE.